“Cerca’ Maria pe’ Roma” è un modo dire del dialetto romano usato quando si vuole esprimere l’enorme difficoltà di trovare qualcosa o qualcuno, ed è l’ispirazione per il titolo di Maria per Roma, opera prima della regista e attrice Karen Di Porto presentata all’undicesima Festa del Cinema di Roma e ora in sala dall’8 giugno.
Trovare una donna con un nome tanto comune in una metropoli così grande è un’impresa alquanto complessa e per questo la pellicola si costruisce come un vero e proprio pedinamento della protagonista in corse frenetiche in giro per la città. Maria, interpretata dalla stessa regista, è un’aspirante attrice che per vivere fa la key holder, ovvero, trascorre le sue giornate consegnando chiavi di appartamenti lussuosi a turisti provenienti da tutto il mondo.
Karen Di Porto confeziona un film onesto in cui infonde tutto il suo amore per la città, con qualche approssimazione e difetto dovuto probabilmente all’inesperienza. “”Roma, ‘ndo guardi guardi, è tutto bello” afferma Cesare, spasimante della protagonista relegato suo malgrado al ruolo di amico, ma se riguardo alla “grande bellezza” di Roma siamo tutti d’accordo, ciò che manca al film è una visione precisa della città. La presentazione della Capitale risulta semplicistica e priva di forza: la regia dal carattere debole e le inquadrature canoniche non rispecchiano le emozioni della protagonista e preferiscono le panoramiche dei tetti romani a qualcosa di più ricercato.
Maria, dal canto suo, è un personaggio riuscito ma non risolto fino in fondo: il suo carattere gentile, pieno di vita e voglia di fare è contrapposto alla caotica e opprimente quotidianità in cui Maria cerca di sopravvivere portando avanti le sue aspirazione d’artista. Uno spaccato romano di vite in precario equilibrio in cui tutti sono quasi artisti, ma i veri attori – quelli che si incontrano alle feste alla Casa del Cinema – sono lontanissimi dall’esserlo. Viviamo solo 24 ore della vita di Maria eppure, in una continua corsa in Vespa (in stile Caro Diario di Moretti), la sua psicologia risulta inafferrabile.
La scrittura non riesce a tratteggiare personaggi di contorno convincenti: l’amico Cesare non viene sufficientemente chiarito, mentre i genitori di Maria sono una presenza che appare obbligata ma superflua, dato che non aggiungo nulla alla caratterizzazione della protagonista.
Maria per Roma non si prende mai troppo sul serio e questo è un punto a suo favore: non aspira a discorsi profondi ma preferisce concentrarsi sulla cagnolina coprotagonista per strappare qualche sorriso e su una comicità di stampo teatrale giocata sul vernacolo. È un inizio non perfetto ma coraggioso quello di Karen Di Porto, che è riuscita a trovare la sua Maria ma ha perso completamente di vista la sua seconda protagonista: Roma.
Maria per Roma: la recensione dell’opera prima di Karen Di Porto
Karen Di Porto dirige e interpreta la sua opera prima, incentrata sugli affanni di un'aspirante artista nella capitale.