Una cartolina dalla Francia in formato 4:3 che, passando per la Provenza, la Borgogna, Bordeaux e Lione, mira a esaltarne le bellezze naturali e storiche, ma soprattutto la cucina e lo spirito dei suoi abitanti: questo in breve è Parigi può attendere, nuova fatica di Eleanor Coppola (moglie ottantunenne di Francis Ford Coppola e madre di Sofia) che esce nelle sale italiane il 15 giugno su distribuzione GoodFilms.
Anne (Diane Lane) ha accompagnato il marito Michael (Alec Baldwin) nel suo viaggio di lavoro a Cannes, per poi potersi godere finalmente una settimana insieme a Parigi. L’uomo è però completamente assorbito dal suo lavoro di produttore, tanto che Anne è come se viaggiasse da sola e, quando il compagno le dice di doversi recare a Budapest, decide di attenderlo direttamente nella Ville Lumière.
Il viaggio da Cannes a Parigi non sarà però un rapido e anonimo spostamento in treno: Anne accetterà il passaggio in macchina offertole da Jacques (Arnaud Viard), amico e socio del marito, e tra profumi e sapori di una Francia ai limiti della propaganda scoprirà così il fascino del Vecchio Continente e – soprattutto – riscoprirà se stessa.
“Di una città non apprezzi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda”, scriveva Italo Calvino, e infatti di quella Francia mozzafiato non saranno tanto le esperienze di viaggio a colpire Anne, quanto soprattutto i modi di Jacques, che la ricoprirà delle attenzioni che il marito, sempre preso dal lavoro, non le riserva.
Parigi può attendere racconta il più classico dei triangoli amorosi, in cui il terzo cerca di mettere in crisi il matrimonio proponendosi come opposto al marito. Anne però è fedele e di buone maniere, e, insegnando a Jacques che si può cercare nell’altro molto di più del sesso, diventa per lui una confidente e un punto di non ritorno.
A dispetto della dinamica narrativa che parte dal viaggio per arrivare all’emotività, il rapporto tra i protagonisti sembra in realtà scritto come un espediente narrativo per raccontare una Francia da guida turistica. La fotografia insiste nell’esaltare di volta in volta piatti gourmet, tessuti antichi, paesaggi e architetture, mentre la celebrazione di taluni dettagli è affidata anche ai dialoghi, scritti dalla stessa Coppola. Il paragone tra le culture francesi e americane è ridondante e piuttosto retorico, ed è solo la solida interpretazione del cast a contenerne la prevedibilità. Degna di nota soprattutto la performance di Diane Lane, che rende con grande efficacia la complessità di una protagonista sospesa tra la frivolezza del viaggio e il peso della vita con le sue responsabilità e dolori.
Una commedia dal profilo basso, che non vuole osare, né far ridere, né piangere. Tiene compagnia come un romanzo rosa, con un’andatura lenta e un linguaggio privo di guizzi, tra semplici primi piani e panoramiche, mentre un montaggio prevedibile nella sua linearità incede quasi stucchevole nell’esaltazione dell’effetto cartolina.
La crisi di mezza età, pur non essendo il più originale dei temi, avrebbe potuto offrire spunti piuttosto interessanti, ma la scelta di accennarla con toni deboli e conformi alle più consunte convenzioni finisce per trasformare Parigi può attendere in poco più di un lungo filmato promozionale di qualche ente turistico d’Oltralpe. Sembra che quando gli Americani debbano raccontare il Vecchio Continente, siano tanto sopraffatti da una ricchezza culturale che diamo troppo spesso per scontata da scadere ogni volta nello stereotipo più entusiasta. Unica salvezza la colonna sonora, che spazia dalle partiture di Mozart al rock dei Phoenix.
Parigi può attendere: Eleanor Coppola e la sua Francia da cartolina (recensione)
Diane Lane e Arnaud Viard sono i protagonisti di un road movie sentimentale dai toni quasi stucchevoli.