Che Kristina Grozeva e Peter Valchanov fossero dei bravi cineasti e la loro simbiosi professionale funzionasse bene l’avevamo già capito all’epoca del loro documentario di esordio Parable of Life (2009) e successivamente con il loro cortometraggio Jump (2013). Non è nemmeno un caso che il loro ultimo lavoro assieme, Slava (2016), è andato forte quasi ovunque è stato presentato, incluso l’ultimo Festival di Locarno nel quale il film si è portato a casa una menzione speciale. The lesson – scuola di vita, l’opera prima di Grozeva e Valchanov datata 2014, resta dunque uno snodo fondamentale per avvicinarsi ad un cinema che sa indagare e pedinare la realtà sociale come pochi altri in circolazione riescono ancora a fare. Soprattutto ora che arriva in edizione home video grazie a Koch Media.
La discesa nell’inferno sociale
La storia, ispirata da un vero fatto di cronaca, vede al centro il personaggio di Nadia (Margita Gosheva), una professoressa di una piccola città bulgara. La protagonista non si limita a insegnare la lingua inglese alla sua classe, ma è anche maestra di vita, o meglio, vorrebbe esserlo. Ai suoi studenti insegna l’onestà e il rigore morale. Quando poi qualcuno di loro viene derubato Nadia esige che il colpevole si faccia avanti perché non tollera che riesca a passarla liscia. Allora stesso però tempo il microcosmo familiare e intimo di Nadia è però destinato a esplodere: la scoperta di uno sfratto imminente la forzerà a cambiare prospettiva. I confini morali crollano, le scelte si riducono. Nadia è costretta, attraverso una lenta escalation verso il basso, a fare i conti con quell’inferno sociale fatto di furbizie e corruzioni che lei ha sempre odiato.
Fra idealismo e realtà
Con uno stile anti-emozionale e con un uso praticamente totale della macchina a mano, Grozeva e Valchanov ci introducono dunque in un mondo tanto spietato quanto profondamente vero, intagliato nelle pieghe (e nella piaghe) sociali di una Bulgaria cinica e corrotta. La tensione della protagonista ad un modello di comunità e di convivenza fra simili si schianta contro un durissimo muro fatto di bugie, inettitudini e ricatti. La “lezione di vita” rivolta ai suoi studenti e la volontà di punire il piccolo ladro che serpeggia nella sua classe è un tentativo di rigidità morale che alla fine gli si rivolterà contro, devastando fino in fondo ogni steccato ideale intorno al quale Nadia ha costruito il suo concetto di società pulita e indeteriorabile. Alla fine, la sentenza sarà lapidaria: nella Bulgaria di Grozeva e Valchanov non c’è spazio per l’onestà, la fiducia e l’altruismo e soprattutto non c’è spazio per persone come Nadia. Il compromesso con l’illegalità è un passo inevitabile se si vuole sopravvivere nella giungla del mercato e della competitività.
I debiti con il cinema dei fratelli Dardenne
A contribuire all’affresco amarissimo disegnato dai due registi bulgari è assolutamente da segnalare la recitazione asciutta di Margita Gosheva, capace di mantenere dall’inizio alla fine un distacco quasi surreale ed evitando ogni facile via di fuga emotiva o didascalica. Certo, The lesson – scuola di vita da una parte sembra restituirci l’eco di un cinema sociale necessario ma che arriva da lontano (e soprattutto dal cinema dei fratelli Dardenne, citati perfino nella locandina), dall’altra parte però mostra anche alcune ingenuità, soprattutto in fase di scrittura, che rendono alcune svolte narrative decisamente un po’ forzate fino a sembrare involontariamente grottesche. Ma diversamente da altri emulatori dei Dardenne lo slancio autoriale di Grozeva e Valchanov è sincero, tangibile e ricercato: il finale impietoso del gesso che scricchiola sulla lavagna chiude un cerchio narrativo iniziato allo stesso modo e sospende la visione quanto basta per far passare la palla allo spettatore, quasi per metterlo, esso stesso, sotto esame. Ecco allora che capiamo che la “lezione” riguarda anche noi, forse soprattutto noi. Un film implacabile. Fino alla fine.