La maggior parte dei lettori probabilmente non conoscerà il nome di Michiel Huisman, protagonista insieme a Teresa Palmer di 2:22 Il Destino è già scritto, ma se scriviamo Daario Naharis probabilmente non avrete difficoltà ad associare un volto al nome.
L’interprete del personaggio di Game of Thrones ha nelle sue mani il destino di molte persone nel nuovo lavoro di Paul Currie, regista australiano e produttore de La Battaglia di Hacksaw Ridge (film di Mel Gibson candidato all’Oscar).
Huisman è il controllore di volo Dylan Branson, impiegato alla torre di controllo del JFK di New York, tra i più grandi e trafficati aeroporti internazionali. Ogni giorno migliaia di persone sono protette dal lavoro di Dylan, scrupoloso quanto avvezzo al calcolo matematico di errori e pattern, un lavoro mentalmente impegnativo interrotto un pomeriggio, alle 2:22, da un evento inaspettato quanto inquietante. Dylan inizia a vedere nella sua mente un allineamento astrale, che per alcuni secondi lo colloca in un tempo parallelo, attimi cruciali per un controllore di volo, che estraniandosi momentaneamente rischia di commettere un errore che potrebbe essere fatale per centinaia di passeggeri.
Sospeso dal lavoro Dylan si concentra sulle sequenze che ogni giorno vede, un sogno ad occhi aperti che lo conduce alla Grand Central, la storica stazione ferroviaria di New York, dove gli stessi eventi appaiono come dei pattern, ripetendo quotidianamente lo stesso schema. Durante uno spettacolo teatrale, cui assiste per caso, incontra la gallerista d’arte Sarah Barton (Teresa Palmer) e tra i due nasce un’intesa improvvisa quanto potente, una strana miscela di casualità e passione. Sarah è infatti una passeggera del volo che Dylan stava osservando nel momento dell’allineamento, oltre che la responsabile di un progetto artistico che si ricollega misteriosamente alle sue visioni.
I due inizieranno un’intensa storia d’amore, che dovrà superare gli ostacoli che un destino immaginifico quanto realistico sembra porre alla loro relazione. In un susseguirsi di viaggi mentali, sequenze matematiche, tempi dilatati e allineamenti astrali Dylan dovrà dimostrare la veridicità delle sue visioni, che si verificano sempre alle 2:22 del pomeriggio, in un percorso ad ostacoli teso a dimostrare la fatalità del destino.
2:22 Il Destino è già scritto sembra ripercorrere nella sceneggiatura di Todd Stein e Nathan Parker il concetto di destino espresso dalla mitologia classica, senza però approfondire oppure andare al di là della linea retta che separa realtà e immaginazione, lucidità e follia. Il destino è rappresentato come un mito, un’entità che manovra i fili dell’esistenza umana, salvo poi essere cambiato dall’uomo stesso, che con le sue azioni compie un atto di sfida verso ciò che sembra essere già stabilito.
Un ragionamento filosofico molto interessante che avrebbe potuto reggere, se non fosse che il film di Paul Currie mette insieme in maniera confusa tutta una serie di elementi che singolarmente avrebbero potuto funzionare, anche da un punto di vista tecnico.
La sceneggiatura non spinge nei punti salienti, rendendo la linea narrativa piatta e con colpi di scena annunciati, mentre i continui riferimenti grafici generano ulteriore confusione, distogliendo l’attenzione dal concetto alla base dello script, che parte molto bene nella descrizione del lavoro di Dylan, come controllore di volo, per poi perdersi completamente in un loop mentale e fisico discontinuo, troppo frammentato per riuscire nell’immedesimazione con i protagonisti. Salvo qualche accenno a particolari della vita lavorativa i tre personaggi principali non sono per nulla approfonditi, lasciando allo spettatore numerosi interrogativi.
A compensare la confusione della sceneggiatura e le discutibili scelte registiche un buon cast, fatto di attori conosciuti principalmente per i loro ruoli da coprotagonisti. Ottima la scelta di Michiel Huisman, un buon interprete europeo (olandese per la precisione) con una notevole presenza scenica, molto adatto al ruolo.
Gli australiani Teresa Palmer e Sam Reid che interpreta Jonas Edman, artista contemporaneo ed ex fidanzato di Sarah, riescono altrettanto bene nei loro ruoli, mantenendo con la recitazione la plausibilità che manca nella seconda parte del film.
La Palmer, in particolare è molto cresciuta artisticamente e seppur interpreta un personaggio scritto in maniera superficiale fa di tutto per farlo risultare credibile.
2:22 Il Destino è già scritto si compone di un mix di elementi che stanno in piedi a fatica, corrompendone la struttura narrativa, compensata in alcune parti dalle interpretazioni dei protagonisti. Non si comprende nemmeno chiaramente quale sia effettivamente il genere di questo film che si colloca tra il thriller psicologico, la fantascienza e il poliziesco, ma senza abbracciarne i principi fondamentali. Un film come tanti, da vedere in un pomeriggio d’estate come puro entertainment, senza pretese. In sala dal 29 giugno con Notorious Pictures.
2:22 – Il Destino È Già Scritto: Daario Naharis contro il futuro (recensione)
Teresa Palmer e Michiel Huisman protagonisti di un thriller fantascientifico sul potere del destino.