Nel corso degli ultimi venticinque anni, gli adattamenti cinematografici dei videogame più amati non hanno mai realmente fatto breccia nel cuore degli spettatori: se escludiamo alcuni casi infatti, i cinegames non hanno mai influenzato l’immaginario collettivo al di fuori delle console, finendo inevitabilmente nel dimenticatoio. Questo discorso non vale però per Resident Evil, il franchise videoludico che ha avuto in assoluto più successo sul grande schermo.In occasione dell’uscita in home video del più recente episodio, Resident Evil: The Final Chapter, per i fan più appassionati arriva anche un imperdibile cofanetto targato Sony e distribuito in Italia da Universal Pictures Home Entertainment Italia contenente tutti i sei film della saga in blu-ray e una quantità impressionante di extra.
Uno dei segreti del successo della creatura di Paul W.S. Anderson è stata la capacità di sapersi reinventare.
Il produttore, regista e sceneggiatore britannico è un personaggio molto controverso nel panorama cinematografico contemporaneo: nonostante sia un buon mestierante, Anderson è odiato da molti cinefili per alcuni blockbuster decisamente non riusciti (come Alien vs. Predator e Pompei) ma bisogna dire che nella sua carriera è sempre stato coerente con il suo modo di fare cinema, ovvero realizzare film di puro intrattenimento senza particolari pretese.
Dopo aver realizzato nel 1995 l’adattamento di un videogame particolarmente amato dal pubblico, Mortal Kombat, nel 2002 Anderson prese in mano questo nuovo progetto basato sul celebre gioco della Capcom che, nel giro di 15 anni, è riuscito a trasformare in una macchina da soldi incredibilmente remunerativa (l’incasso totale dei sei film ammonta a 1,3 miliardi di dollari globali). I primi due capitoli della saga, Resident Evil e Resident Evil: Apocalypse (qui il regista è Alexander Witt ma il timone è saldamente in mano ad Anderson), non si discostano molto dal materiale originale di partenza e, chiaramente ripuliti per essere accessibile ad una platea ampia, propongono un mix di action-horror (più action che horror in realtà) che fa egregiamente il suo dovere, aiutato da un massiccio uso di effetti speciali.
Nonostante il grande successo ottenuto, il cineasta inglese sapeva benissimo che per dare nuova linfa al suo prodotto e renderlo ancora appetibile doveva necessariamente rinnovarlo e così fece: già a partire dal terzo film, Resident Evil: Extinction (anche questo girato da un altro regista, Russell Mulcahy), è evidente il cambio di rotta intrapreso (qui le influenze western sono palesi) mentre nei due capitoli successivi, Afterlife e Retribution, l’horror viene quasi del tutto messo da parte puntando decisamente verso la fantascienza e il post-apocalittico, che raggiungerà il suo culmine nel sesto e ultimo capitolo della saga, The Final Chapter (che segue le orme di Mad Max: Fury Road).
Resident Evil non sarebbe mai diventato così popolare senza Milla Jovovich.
La bellissima modella e attrice di origine ucraina è l’anima e il corpo di Resident Evil: la sua notevole presenza scenica, caratterizzata da un magnetismo ed un carisma fuori dal comune, ha dato vita ad un character che ormai è diventato cult e che, nel corso dei sei film, si è continuamente evoluto, seguendo la direzione indicata da Anderson (fuori dal set compagno di vita della Jovovich): se nel primo film Alice, pur combattendo contro gli zombie, è un personaggio dalla femminilità innata, man mano che andiamo avanti la sua trasformazione da bomba sexy a guerriera inarrestabile (il suo mix di grazia e forza lo abbiamo ritrovato anche nella Principessa Furiosa di Mad Max, per intenderci) è credibile ed è senza dubbio il vero punto di forza di questo franchise.
Ovviamente Resident Evil non è un capolavoro, è una saga blockbuster che non è esente da problemi e che più che inventare qualcosa ha ibridato molti elementi del cinema di genere, ma una cosa possiamo dirla: è un prodotto di un’onesta assoluta che si presenta per quello che è, un prodotto che ha lo scopo primario di intrattenere il proprio pubblico; proprio un videogioco. Quale risultato migliore potremmo aspettarci?