Il canale premium cable HBO è ancora oggi il network più importante e prestigioso nel sempre più variegato mercato televisivo americano: a partire dal 1997, quando con Oz la rete controllata dalla Time Warner diede il via a quella che tutti conoscono come la Golden Age of Television, tutte le sue produzioni originali (dai grandi successi fino ai flop di pubblico) sono caratterizzate da una qualità intrinseca decisamente superiore alla media (lo slogan “It’s not TV. It’s HBO.” rende bene l’idea). Questo discorso non vale solo per le serie drama ma anche per le comedy come Veep e Silicon Valley, lo show che prende in giro le multinazionali dell’informatica giunto alla sua quarta stagione (in onda qui da noi su Sky Atlantic).
Anche in questa stagione i ragazzi di Pied Piper dovranno affrontare innumerevoli (ed esilaranti) disavventure.
Richard Hendricks (Thomas Middleditch), assieme ai suoi sodali Gilfoyle (Martin Starr), Dinesh (Kumail Nanjiani) e Jared (Zach Woods), sta disperatamente cercando dei finanziamenti per la società Pied Piper; una serie di eventi rocamboleschi porterà il geniale programmatore ad allearsi con Gavin Belson (Matt Ross), l’ex CEO di Hooli in cerca di riscatto. Questa inedita collaborazione porterà i due a sviluppare un nuovo ambizioso progetto ma, nel momento in cui la tecnologia sarà operativa, le loro strade si divideranno bruscamente.
Silicon Valley continua a divertire con la sua dissacrante verve, non mostrando alcun segno di cedimento.
La serie creata da Mike Judge, John Altschuler e Dave Krinsky è una irriverente satira contro i novelli Padroni dell’Universo (termine coniato in origine per etichettare gli operatori finanziari di Wall Street) di questo inizio ventunesimo secolo, quei magnati (o aspiranti tali) dell’informatica che, nella contea di Santa Clara in California, stanno cambiando sempre di più la nostra società; gli autori di Silicon Valley sono bravissimi nel rappresentare in modo provocatorio e divertentissimo le personalità di questi individui facendoli scendere dal piedistallo di guru onnipotenti e dipingendoli come degli esseri umani in realtà mediocri, ridicoli e poco inclini al benessere collettivo. Come nelle stagioni passate, anche quest’anno lo show ha messo in evidenza i suoi punti di forza, ovvero la perfetta gestione dei tempi comici (aiutata dalla messa in scena e dal montaggio), la scrittura politicamente scorretta e le interpretazioni fantastiche dell’intero cast (nessuno escluso); inoltre Judge & co. quest’anno sviluppano maggiormente l’evoluzione psicologica di due personaggi-chiave, Richard e Erlich Bachman (il bravissimo T.J. Miller, visto anche in Deadpool): se il protagonista di Silicon Valley, dopo tanti fallimenti e porte in faccia, mostra il lato peggiore del suo carattere, Bachman porta alla conclusione un percorso che “riabilita” in toto il suo character (la sua uscita di scena, già ampiamente anticipata, non è stata però gestita nel migliore dei modi). A voler dirla tutta, la comedy abusa di un meccanismo narrativo che rischia di diventare alla lunga ripetitivo (situazione tipo: i nostri eroi hanno un problema inaspettato che riescono però a risolvere con una bella dose di fortuna) ma, almeno per ora, la serie sembra non risentirne e in previsione dello scontro titanico tra Richard e Gavin Belson (interpretato da Matt Ross, il regista di Captain Fantastic), le soluzioni a disposizione degli autori per il futuro sono potenzialmente molteplici.
Già rinnovata per una quinta stagione, Silicon Valley è senza ombra di dubbio uno degli show comici americani più interessanti; tuttavia, tenendo in considerazione gli ascolti (drasticamente dimezzati in un anno), siamo consapevoli che il prodotto HBO non durerà in eterno. Siamo però certi che il network farà di tutto per regalare agli spettatori un finale memorabile.