Matt Reeves, prossimamente regista di The Batman, ha fatto uno straordinario lavoro con i due precedenti episodi del franchise di Planet of the Apes, ma si sa che il terzo capitolo di una trilogia è sempre il più complicato. Se quel che vi aspettate da The War – Il Pianeta Delle Scimmie è la classica conclusione hollywoodiana in cui un fiorire di VFX in scala sempre più epica racconti la guerra tra uomini e scimmie, sappiate che siete completamente fuori strada.
Reeves decide di scordarsi che ha per le mani un blockbuster e di puntare tutto su una sceneggiatura di una profondità assolutamente straordinaria.
A dispetto del titolo infatti, il nuovo capitolo delle avventure di Cesare non solo sembra raccontare scontri meno imponenti rispetto a quelli già visti, ma limitandosi a concentrarsi su qualche accenno di guerriglia e sulle motivazioni dietro la ricerca di vendetta e libertà, finisce per risultare decisamente meno ricco di immagini iconiche rispetto ai suoi predecessori: nessun abuso di riprese a volo d’uccello, niente inquadrature estetizzanti e niente iconiche invasioni del selvaggio nell’urbano. Le scimmie vogliono restare nella foresta e coerentemente non vedremo mai una città, a scapito di quel confronto tra primitivo e civilizzato che tanto riportava alla mente la ‘bellezza che uccide la bestia’ (King Kong, 1933). È quasi un peccato che si perda in parte l’affascinante atmosfera che avevamo imparato ad amare, ma in compenso la ricetta degli sceneggiatori Bomback e Reeves magari non diverte troppo ma di certo non lascia indifferenti.
The War – Il Pianeta Delle Scimmie è uno strano ibrido tra film di guerra e peplum, in cui ambiziosissimi spunti filosofici che si regaleranno agli spettatori più attenti fanno da vera ossatura all’insieme.
Le strategie di battaglia, le incursioni, la perdita, la fratellanza e l’incontro col nemico sono tutti topos che provengono direttamente dal war movie, mentre la lotta di un popolo (guidato da un eroe ‘sovrumano’) per la sua autodeterminazione prima e per la libertà poi riportano immediatamente alla mente le epopee di schiavismo e redenzione tra classicità e testi sacri. Cesare (uno straordinario Andy Serkis reso forse ancora più bravo dal clamoroso comparto degli effetti visivi), pur con i suoi fantasmi, è fin troppo sicuro di sé e parla troppo bene: la sua trasformazione in leader maturo e scimmia pensante è del tutto compiuta sin dall’inizio. Lo scontro con il suo omologo umano (un convincente Woody Harrelson) garantisce qualche momento interessante, ma la vera dinamica narrativa si allontana stavolta dalle vicende dei singoli personaggi per offrire una visione d’insieme.
Sin dal primo film le scimmie avevano assunto connotati sempre più umani, ma ora il colpo di genio arriva nel far ‘involvere’ il cervello gli esseri umani in quello dei primati.
Aristotele definiva le bestie come aloga zoa, cioè animali privi di raziocinio e parola, in opposizione alla natura dell’animale-uomo, capace di interpretare il mondo e di raccontarlo. Ma se le scimmie sviluppano una capacità di pensiero e parola degna degli esseri umani, mentre una mutazione virale finisce per privare di parola e intelletto gli uomini, chi diventa la bestia e chi l’animale ‘superiore’? Possono i sentimenti e le emozioni nobilitare l’esistenza di una creatura senziente? Il nostro metro di giudizio occidentale, fondato sul quoziente intellettivo e sul sapere acquisito, è fedele nel descrivere l’essenza della nostra esperienza umana?
Il film ci domanda quanto la parola sia legata alla nostra umanità, e nel rispondere ci restituisce una molteplicità di sfaccettature e contraddizioni capace di stimolare la discussione anche ad ore dall’uscita dalla sala.
La dicotomia tra primati parlanti e umani affetti da un ritardo mentale sarebbe di per sé uno spunto già straordinariamente interessante, di quelli che bastano a fare un film, ma Reeves si rifiuta di banalizzare la realtà asservendola a una lettura binaria, e imbastisce una sinfonia di spunti che diventano uno specchio in cui leggere la contemporaneità senza scadere nella retorica.
Le scimmie sono scimmie, ma alcune di loro parlano fluentemente, altre si esprimono a versi, e altre ancora parlano a stento ma sono tanto incivilite da non saper interpretare la prossemica del branco. Alcune si battono per la propria ‘gente’ ed altre sono passate nelle fila del nemico.
Gli uomini sono uomini, ma tra loro c’è chi vede nello sterminio dei primati una misura necessaria, chi scaglia la propria forza bellica contro i propri simili, e chi vive tra le scimmie emettendo versi gutturali al posto delle parole.
E la bestialità, quell’attitudine a far prevalere l’istinto violento sulla riflessione, è incarnata tanto dallo ‘spettro’ del pericoloso scimpanzé Koba quanto dalla spietatezza con cui gli umani usano i propri strumenti bellici per strappare la vita a vittime innocenti. Ma anche qui, il rischio di scadere in una retorica metafora sulla guerra come atto di efferatezza viene mitigata dalle motivazioni che spingono avanti gli antagonisti: tanto sfumate nella loro perversa etica da portarci a chiederci, in fondo, cosa avremmo fatto al posto del villain.
Qui non è la bellezza che uccide la bestia, ma l’evoluzione inarrestabile che capovolge tutto perché nulla cambi. Non vi è una vera guerra, ma piuttosto uno sterminio inesorabile a opera di un’evoluzione che ricerca un suo equilibrio.
Nei suoi 142 minuti non sempre scorrevolissimi da Ape-ocalypse Now (gioco di parole preso direttamente dal film), The War – Il Pianeta Delle Scimmie rielabora i tropi del genere bellico asservendoli a una critica socio-antropologica mai didascalica ma sempre vividissima. Reeves vola infatti altissimo con la sua riflessione, e con uno strumento pop e potenzialmente lobotomizzante come un blockbuster riesce addirittura a mettere in scena il pensiero del sociologo Marshall McLuhan (quello di «il medium è il messaggio» e «il villaggio globale», presente anche in Io e Annie di Woody Allen). Secondo McLuhan l’invenzione dell’alfabeto fonetico strappò gli ominidi al loro equilibrio sensoriale, ed è proprio questa soglia che mette in scena il regista: il suo superamento in un caso e il ritorno ad essa nell’altro. Il ‘mondo alla rovescia’ di Planet Of The Apes non è mai stato così interessante. Un risultato tutt’altro che scontato per il terzo episodio di un franchise di Hollywood.
The War – Il Pianeta Delle Scimmie sarà nelle nostre sale dal 13 luglio con 20th Century Fox.