Dall’uscita in sala di Lascia perdere, Johnny! sono passati a malapena dieci anni, eppure questa commedia agrodolce intrisa di speranza e nostalgia sembra finita nel dimenticatoio, oscura ai più.
È un vero peccato, perché il debutto registico al lungometraggio di Fabrizio Bentivoglio (rimasto purtroppo un esperimento isolato) è in realtà un lavoro intelligente, divertente, sempre sospeso tra sogno e disillusione e ricchissimo di anima.
La storia è quella di Faustino (il bravo Antimo Merolillo, al suo debutto), personaggio quasi interamente ispirato alle reali vicende biografiche di Fausto Mesolella, chitarrista della Piccola Orchestra Avion Travel e autore della colonna sonora del film. Il protagonista, un diciassettenne casertano che nel 1976 non ha alcuna intenzione di partire per la Leva, decide di mettere a frutto il proprio talento con la chitarra facendone un lavoro. Avviare una carriera artistica è però un’operazione quasi impossibile, e quand’anche sembra che le cose inizino ad andare per il verso giusto, mille insidie attendono dietro l’angolo.
Quello di Faustino è un viaggio di crescita che, intriso di memoria ma mai morbosamente nostalgico, lo porta in contatto con una moltitudine di ‘protagonisti’ del panorama musicale di quel periodo. Tra loro spicca il bidello e trombettista alcolizzato Maestro Falasco, un Toni Servillo gigionesco come non mai che guida un’orchestra di disperati (sua una memorabile battuta sul criterio con cui accettare o meno un ingaggio), ma sono notevoli anche il crooner interpretato dal frontman degli Avion Travel Peppe Servillo (impossibile non pensare al Tony Pisapia interpretato dal fratello in L’Uomo in Più di Sorrentino), il pianista Augusto Riverberi (lo stesso Bentivoglio) che dà a Faustino il nome d’arte di Johnny e il viscido impresario interpretato da un sempre impeccabile Ernesto Mahieux. Questa galleria di uomini inaffidabili e spesso di discutibile valore professionale è per Johnny uno sconfortante metro di paragone su cui misurare l’ambiente in cui vorrebbe inserirsi, ma allo stesso tempo è uno stimolo a fare meglio, a non accontentarsi, nonostante il futuro sembri particolarmente incerto. In un panorama maschile così affollato, due figure femminili rubano la scena incarnando l’amore materno e il desiderio: parliamo di Lina Sastri e Valeria Golino.
Il film di Bentivoglio è magnificamente scritto e molto ben girato (se perdoniamo qualche incertezza di troppo sul finale), e con il suo dolce carisma accompagna lo spettatore in un percorso quasi onirico, in cui l’incontro tra il tentativo di crearsi un’immagine pubblica dei musicisti e la volontà del regista di dipingerli come creature grottesche e quasi circensi dà vita a un piccolo mondo ben delineato, che ricorderete bene anche ad anni di distanza. Finalmente potete recuperare questa commedia d’autore in home video grazie a Mustang Entertainment e distribuita da CG Entertainment, mentre noi continueremo a chiederci perché Bentivoglio non sia tornato a regalarci qualche altro bel momento anche dietro la macchina da presa.
Lascia perdere, Johnny! – in DVD la nostalgica commedia con Servillo (recensione)
Arriva in home video una pellicola ingiustamente sottovalutata, ricca di cuore e con un cast di tutto rispetto.