Abbiamo già conosciuto Alessandro Cioffi, responsabile degli effetti visivi dei film Marvel (Iron Man 2, Captain America: Il Primo Vendicatore, Avengers, Iron Man 3, Captain America: The Winter Soldier, Avenger: Age of Ultron, Ant-Man, Captain America: Civil War e molti altri), che ci ha raccontato la realizzazione degli effetti visivi di Captain America: Civil War (trovate l’intervista qui). Oggi su Anonima Cinefili vi proponiamo una nuova intervista a questo orgoglio italiano che ci porterà dietro le quinte dell’ultimo episodio – ora in uscita in home video e digital download – di una delle saghe più amate targate Marvel: Guardians of the Galaxy Vol.2.
Bentrovato Alessandro, è un piacere incontrarti di nuovo! Innanzi tutto vogliamo ricordare ai nostri lettori il tuo ruolo nella realizzazione dei film Marvel cui hai collaborato?
Ciao, il piacere è mio! Certo, il mio ruolo é stato di VFX Supervisor per la Trixter di Monaco.
Le pellicole dirette da James Gunn creano sempre molta aspettativa, visto il suo approccio innovativo e decisamente peculiare al Marvel Cinematic Universe. Si sente la pressione per tutte queste aspettative durante la produzione?
Più una forma di eccitazione, di costante scossa creativa, direi. James Gunn é un filmmaker a cui piace esplorare sempre nuove vie espressive, con uno spiccato senso dello humour e del self-humor soprattutto. Oscilla costantemente tra l’aspirazione ad una bellezza per così dire inarrivabile e l’inevitabile inerzia, ineluttabile quasi, verso il grottesco; un’attrazione, protettiva direi, verso i suoi personaggi così antieroici, quasi disadattati. Per questo lavorare con lui, abbracciare il suo mondo, entrando nell’intimo delle storie che intende raccontare, rende l’atmosfera altamente coinvolgente, oltre che creativamente contagiosa. Poi naturalmente ci sono le esigenze di produzione, con le sue scadenze, che possono generare alcune tensioni, ma in generale posso dire abbiamo avuto un atterraggio sufficientemente morbido su questo progetto.
A quante scene avete lavorato nello specifico?
Abbiamo lavorato su tre sequenze principali più un paio di inserti qui e lí, per un totale complessivo di 300 scene.
Le sequenze principali sono quelle che hanno luogo su Contraxia, nel remoto scalo galattico chiamato Iron Lotus, dove Yondu incontra Stakar e Ayesha; sul pianeta Berhert, nelle sue foreste, di notte, dopo l’atterraggio di fortuna dell’astronave Milano, dal dialogo intorno al fuoco fino all’imboscata di Rocket ai Ravagers e la sua conseguente cattura; ed infine il psichedelico viaggio quantico tra le galassie di Yondu, Kraglin, Rocket e Baby Groot verso il pianeta vivente Ego.
Puoi parlarci più nel dettaglio dell’Iron Lotus? Quali sono stati gli ostacoli più grandi?
Questa sequenza ci ha regalato più di una soddisfazione poiché abbiamo avuto l’opportunità di contribuirvi in modo sostanziale, dal punto di vista visuale naturalmente. Dopo la chiusura delle riprese ci riunimmo con Chris Townsend, VFX Supervisor di Produzione, per preparare alcune bozze su come estendere digitalmente il set prima di tutto, immaginare l’ambientazione artica di questo pianeta ghiacciato, ma anche su come integrare le cosiddette Love Courtesans, le cyber-prostitute, con dettagli e protesi robotiche. Inoltre c’era da ridisegnare l’aspetto di Martinez, uno dei capitani Ravager. É un personaggio forse secondario ma sul quale i filmmakers hanno posto grande attenzione, in vista di potenziali riapparizioni future. Lo sviluppo del personaggio infatti é stato un processo lungo e faticoso, ma comunque molto affascinante, durato diversi mesi.
Nella foresta di Berhert si svolge una delle scene più belle di Rocket, dove tende un’imboscata ai Ravagers. Quanto, di questa scena, è stato ricreato in digitale?
A parte Rocket, tutti gli effetti pirotecnici ed atmosferici, l’intera estensione della foresta e buona parte del relitto della Milano, le bombe antigravitazionali e baby Groot, sono tutti ottenuti in computer grafica. La foresta é stata estesa in distanza ed in altezza, essendo solo una sua minima porzione, circa 25m per 15m, ricreata in studio. In generale, l’integrazione della foresta digitale alle spalle dell’azione principale ha richiesto un grosso impegno da parte dei nostri artisti.
Parliamo ora dei salti iperspaziali. La sequenza di salti che coinvolge Yondu e Rocket riporta un po’ alla mente i salti iperspaziali di Guida galattica per autostoppisti. Avete preso ispirazione da quello? Se no, a cosa vi siete ispirati?
In realtá su questa sequenza James é entrato in una forma di grazia creativa ed ha fornito indicazioni precise circa il carattere che intendeva conferire all’azione. Lui ha visto questa transizione come un trip totalmente psichedelico ed immagino che le fonti di ispirazione siano state diverse, non escludo l’ormai classica Guida. Per noi é stato affascinante seguirlo in questa specie di delirio di luci, colori e forme, disegnando non solo l’effetto del portale, ma anche i mondi che il Quadrant attraversa, la loro realizzazione e soprattutto la deformazione dei personaggi durante i salti intergalattici. Va da sé che sia Yondu (Michael Rooker) che Kreglin (Sean Gunn) sono digi-doubles.
I riferimenti poi sono stati diversi, specialmente per ciò che riguarda l’animazione. Qui James e Chris ci hanno spinto ad enfatizzare l’aspetto farsesco, surreale della scena, con il rischio di rendere i personaggi eccessivamente grotteschi, quasi cartoony.
Una delle scene più attese da tutti i fan, nei film Marvel, è quella con Stan Lee, e voi ve ne siete occupati in questo film! Puoi parlarcene?
I cameo di Mr Lee sono attesi dai fan sempre con maggiore divertimento ed affetto. Questa volta abbiamo avuto l’onore ed il piacere di occuparcene noi. La sequenza, girata in blue box, prende luogo su un asteroide da qualche parte tra le galassie, e presenta dei personaggi leggendari per i fans Marvel: i Watchers, peraltro ideati dallo stesso Stan Lee nel lontano 1963. Per questi ultimi abbiamo modificato le proporzioni degli stand-ins sul set, rendendoli di altezza circa doppia e sostituendone la testa, tipicamente sproporzionata rispetto al corpo. Per Stan Lee invece abbiamo completato il costume in alcune parti, casco compreso. Il resto è set-extension, sfondi, atmosfera e naturalmente l’animazione del Quadrant attraverso i portali.
A quale scena sei più legato?
C’è un momento della lunga sequenza nella foresta di Berhert in cui Rocket e Yondu hanno un lungo scambio. Non è un momento particolarmente spettacolare, ma è sull’intensità delle espressioni e dei primi piani che mi è piaciuto molto lavorare, l’ho trovato molto stimolante.
Visto che hai lavorato a diversi film Marvel, quanto è diverso lavorare a delle pellicole dirette da James Gunn? Per esempio, una delle cose che salta subito all’occhio è la tavolozza cromatica decisamente satura e brillante…
Come accennato, James Gunn é un regista che esalta la fantasia ed incoraggia i contributi creativi. Da questo punto di vista lui spicca per il genio, che prima sorprende e poi coinvolge. Considerato che il mio lavoro é essenzialmente intercettare la visione di un filmmaker per poi abbracciarla, seguire un cliente come James Gunn si tramuta in un’avventura, affascinante, piena di sorprese ed improvvise accelerazioni, un po’ psichedelica anch’essa! La scelta della palette cromatica, ad esempio, sembra fatta in maniera del tutto casuale ed invece c’è una logica, un po’ punk se vuoi, comunque coerente ad una poetica a suo modo romantica e rivoluzionaria. E in ogni caso, a proposito di colori, in questo secondo film, il viola è stato bizzarramente ostracizzato, per il fatto che fosse eccessivamente presente nel primo. Non so, a volte trovo irresistibili certe posizioni!
Infine, puoi svelarci qualcosa dei progetti futuri? A cosa stai per mettere mano?
In questo momento stiamo dando una mano al completamento di Thor: Ragnarok. Per caso ne avete sentito parlare?