Se si potesse rappresentare attraverso un film la definizione di cinema d’inchiesta, La battaglia di Algeri ne risulterebbe il perfetto esempio. Girato nel 1961, dal regista militante Gillo Pontecorvo, la pellicola trionfò alla 27. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nel 1966.
La pellicola, interamente ambientata ad Algeri, ripercorre gli anni che portarono all’indipendenza dello stato algerino nei confronti della Francia. Concentrandosi attraverso un lungo flashback sulle vicende del rivoluzionario algerino Ali Le Pointe, il racconto si snoda nella ricostruzione delle contrapposizione armata tra il FLN (Fronte Nazionale di Liberazione Algerino) e l’esercito francese comandato dal capitano Mathieu. Il tratto distintivo, e ancora assolutamente rivoluzionario che emerge dalla visione di questa storia è la capacità del regista di mescolare sapientemente la parte documentaristica con quella sociale e politica. Attraverso le parole dei protagonisti emergono riflessioni su tematiche che risuonano di una sconvolgente attualità: l’uso e l’abuso della forza anche attraverso la pratica della tortura (Guantánamo vi dice qualcosa?), la pretesa di imporre una cultura “superiore” attraverso il colonialismo, i limiti che si possono superare e ciò che si è disposti a fare pur di raggiungere un obbiettivo.
La domanda antica come il mondo se il fine giustifichi i mezzi trova nella riflessione di Pontecorvo una nuova chiave di lettura, non attraverso un insegnamento da impartire allo spettatore ma, molto più crudamente, tramite un esternazione tangibile della violenza che un popolo oppresso genera nei confronti dei suoi oppressori. Una comunità unita per raggiungere un risultato non è arginabile, né fisicamente né mentalmente, e prima o poi tornerà sempre a lottare per arrivare a ciò che si era prefissato.
La Battaglia di Algeri ci dona una prospettiva tragicamente contemporanea della contrapposizione tra diverse culture che non riescono a convivere, risultando attuale in maniera sconcertante. L’analisi del confine che divide il terrorismo dalla guerra civile, della ribellione mirata alla rabbia cieca che non risparmia nessuno, al sangue che chiama inevitabilmente altro sangue, agli uomini qualunque che diventano vittime e carnefici in un indefinito e perverso gioco delle parti, sono soltanto alcune delle tematiche che emergono dalla visione di questo capolavoro. Se è vero che il cinema è anche lo specchio e il riflesso di un’epoca, come di potrebbe definire un film che riesce ad attraversare il tempo restando sempre cristallizzato in un costante presente? Quando un’opera supera la sua epoca restando moderna significa che è riuscita a rappresentare delle dinamiche che riguardano l’umano sentire ben al di là degli anni in cui viene girata. Oggi più che mai il film di Pontecorvo rappresenta un trattato di storia raccontato per immagini, utile, per non dire necessario, per chi si ostina a dividere il mondo in un ottusa contrapposizione tra il bene e il male, tracciando confini dove confini non esistono e non esisteranno mai.
Non possiamo che consigliarvi di recuperare questa nuova versione home video targata CG Entertainment, restaurata in 4k, per avere nella vostra collezione un film che testimonia le altissime vette raggiunte dalla settima arte in Italia.
La Battaglia di Algeri: in blu-ray il capolavoro di Pontecorvo (recensione)
Lo straordinario film del 1966, ora in home video CG Entertainment, riflette su tematiche che a 50 anni di distanza sono ancora di sconcertante attualità.