Dopo il documentario Das bessere Leben ist anderswo, storia di tre vite al crocevia costatagli otto anni di lavorazione, il regista svizzero Rolando Colla torna al lungometraggio di finzione con 7 Giorni, racconto sentimentale con un taglio autoriale che vede ancora una volta protagonista la brava Alessia Barela (Il Ministro, Io e Lei), già presente nel precedente lavoro di fiction di Colla, Giochi D’Estate. Ad affiancare la Barela troviamo un grandissimo talento troppo spesso sottovalutato, quel Bruno Todeschini che lo scorso anno aveva brillato pur con un ruolo minore in La Vita Possibile di Ivano De Matteo.
Nella indolente isola siciliana di Levanzo, popolata da una sparuta comunità di anziani e ostile a ogni forma di turismo, si incontrano Ivan (Todeschini) e Chiara (la Barela), incaricati dal fratello di lui (Marc Barbè) di organizzarne le nozze con la migliore amica di lei (Linda Olsansky). Ivan si tiene da tempo lontano da relazioni stabili per paura di soffrire e Chiara è sposata con Stefano (il Gianfelice Imparato visto in 1992), cionnonostante tra i due nasce un’intesa intensissima dalla quale proveranno senza successo a scappare. Incapaci di resistere alla tentazione, i due decideranno di vivere come amanti i tre giorni che li separano dall’arrivo sull’isola di sposi e invitati, per poi perdersi di vista. A dispetto delle intenzioni iniziali, però, la profondità del rapporto che si creerà tra i due sarà difficile da ignorare.
Se il soggetto della pellicola – co-firmato dallo stesso Colla – non eccelle in originalità, è il trattamento a fare di 7 Giorni una pellicola profonda e vera, seppur perfettibile. Anziché ricalcare topos e cliché propri di mille soggetti analoghi, Colla compie la scelta molto più interessante di affidare al non detto un ruolo fondamentale. Così veniamo lasciati ignari del passato dei protagonisti (pur assistendo al fortissimo impatto che ha sul loro presente), e ritroviamo un insolito e apprezzatissimo bilanciamento tra il ruolo maschile e quello femminile, una volta tanto non scritto in funzione dell’uomo. Come i protagonisti sono persi nelle proprie vite, così il regista fa sì che gli eventi si perdano e dilatino nella suggestiva cornice carica di simbolismi della più piccola delle Egadi. La narrazione diventa quindi episodica, frammentaria, e l’assenza di un più convenzionale climax emotivo ci aiuta a calarci nella confusione delle esistenze dei protagonisti, mentre una natura isolata, un borgo diruto e dei personaggi secondari arrivati alla fine della vita ci costringono a una prospettiva diversa dalla realtà quotidiana.
La meravigliosa fotografia di Lorenz Merz e Gabriel Lobos svolge un ruolo fondamentale nella costruzione della magia, così come il color grading di Timo Inderfurth: una luce invadente, dai contrasti deboli, con una leggera desaturazione e con uno split toning che vira le ombre al blu e le luci al giallo, conferisce un’atmosfera perfetta alla Levanzo di Colla.
Prediligendo il fascino vero e vissuto di Todeschini e la Barela, il regista centra perfettamente il casting, trovando due protagonisti straordinariamente credibili, la cui performance è solo la punta dell’iceberg di un grandissimo lavoro di preparazione (4 settimane di prove in teatro e 8 sul set).
Se proprio volessimo trovare qualche imperfezione, dovremmo guardare a una realizzazione tecnica non sempre felicissima, le cui leggerezze salteranno agli occhi solo degli spettatori particolarmente smaliziati: il mixing audio vococentrico risulta spesso slegato dall’ambiente, a volte pesa l’assenza di un adeguato commento musicale (la corsa in bicicletta), la sonorizzazione dei rumori è a tratti incoerente (il vino versato a tavola); le acconciature sono eccessivamente cariche nel loro voler sembrare naturali, il marchio di un portatile è coperto da un adesivo grigio monocromatico come si farebbe in una trasmissione televisiva, e il casting palermitano ci consegna attori non professionisti che – per simpatici che siano – anziché risultare naturali distraggono con una recitazione assolutamente gigionesca. Trascuratezze che non dovrebbero esserci e che se risolte contribuirebbero comunque a una migliore riuscita dell’opera, ma che, per la loro natura estremamente pratica, non inficiano il risultato d’insieme.
In conclusione 7 giorni è un film intenso, sincero e fuori dal comune. Un’opera sentita in cui l’alchimia tra i protagonisti è palpabile, tanto da rendere credibili anche i passaggi meno esplicitati (in tale senso Colla avrebbe forse potuto affidare a un montatore l’editing di cui si è invece voluto prender carico). 7 Giorni sarà distribuito in sala da Solaria Film e Movimento Film in collaborazione con Lo Scrittorio a partire dal 24 agosto.
7 Giorni: un amore inaspettato e un’isola sperduta (recensione)
Bruno Todeschini e Alessia Barela sono i protagonisti di una pellicola intensa e sincera, che trova un percorso originale per un soggetto rivisto.