Jean Renault (François Damiens) è un attore dal talento sprecato, relegato a piccoli ruoli in pessimi spot pubblicitari e in produzioni minori in cui viene spesso tagliato in fase di montaggio. Alla ricerca disperata di un lavoro si vede costretto ad accettare il ruolo del morto nelle ricostruzioni investigative organizzate dalle forze dell’ordine sulle scene del crimine. Spedito in un lontano comune rurale, teatro di un triplice omicidio, risulterà di fondamentale aiuto per la risoluzione delle indagini.
“Ci sono dieci modi per aprire una portiera”, si lamenta Jean con la regista nella sequenza meta-cinematografica che apre la pellicola, prima di essere cacciato dal set per le troppe bizze da prima donna. Ci sono almeno altrettante maniere con cui poter intraprendere la strada del film giallo che si mescola alla commedia, e Jean-Paul Salomé (Female Agents, 2008; Arsenio Lupin, 2004) sceglie quella che prevede i toni delicati e composti che rendono Io faccio il morto un prodotto godibile e destinato a tutta la famiglia, capace di sfruttare ogni spunto comico e rivestirlo di quell’atmosfera da giallo confortevole, tanto prevedibile quanto piacevole nella visione.
Al modo di un Hot Fuzz naif, Io faccio il morto riesce infatti sin dai primi minuti a costruire una solida impalcatura da cinema giallo per mezzo della misteriosa ambientazione rusticana, di un’adeguata cura del sonoro e di un archetipico e rocambolesco intreccio amoroso, elementi che al netto di certe pecche restituiscono una commedia completa e quasi inattaccabile. A tal proposito risultano emblematiche le giocose e reiterate gag imbastite sul nome del protagonista, quel Jean Renault drammaticamente simile al quasi omonimo attore di fama mondiale, oltre a quelle realizzate a partire dalla mediocrità professionale del protagonista unita alle sue velleità attoriali, che si faranno poi grottesche durante la ricostruzione dell’omicidio.
In questo senso Io faccio il morto non si lascia scappare nemmeno le possibilità di una critica leggermente più austera sul deprecabile fenomeno della spettacolarizzazione del dolore: nulla di tematizzato, sia chiaro, ma pare che Salomé abbia intenzionalmente lanciato qualche frecciatina a un sistema di intrattenimento macabro qui appena toccato e disapprovato. Viene allora alla mente l’analogo ma assai più serioso (dunque meno riuscito) tentativo di critica sociale dell’Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda e la sua retorica macchinosa qui evitata, come detto, grazie ai toni sempre poco sostenuti del film francese. Con una risoluzione finale che raggiunge il culmine dell’intelligente comicità che aveva caratterizzato anche i primi due atti, Salomé chiude dunque una pellicola asciutta, simpatica e mai sboccata, una commedia sulla mediocrità, sulla buona medietà dei personaggi, guidata da un cast azzeccato e mai sopra le righe.
Si capisce dunque quanto apprezzabile possa risultare – agli occhi di uno spettatore che ne accetti il linguaggio più televisivo che cinematografico (prevalenza di piani ravvicinati, nessun virtuosismo tecnico) – questa graziosa commedia-giallo che arriva ora in DVD con CG-Bolero a distanza di 4 anni dall’uscita francese.
Io Faccio Il Morto: in DVD la misurata commedia noir di Jean-Paul Salomé
Un attore mediocre e senza lavoro finisce per interpretare il morto nelle ricostruzioni della polizia scientifica, rivelandosi però un aiuto prezioso.