In questa estate 2017 HBO non è solo il network di Game Of Thrones, la serie di cui parlano tutti: la rete premium cable americana infatti, anche in questo periodo, propone ai suoi abbonati nuovi prodotti estremamente interessanti, quasi ai limiti dello sperimentale; rientra in questo gruppo Room 104, il nuovo show creato da Jay e Mark Duplass che ha esordito con un pilot spiazzante ma davvero avvincente.
Room 104 è una serie antologica ambientata all’interno di una normalissima camera d’albergo.
La struttura narrativa della nuova creatura dei fratelli Duplass (che per HBO avevano già sviluppato la dramedy Togetherness) è decisamente suggestiva: questa prima stagione è composta da 12 episodi, dalla durata di mezz’ora, che hanno come unico filo conduttore la stanza di un motel (la “stanza 104” del titolo), ma che per il resto hanno ognuno un proprio stile caratteristico e dei personaggi diversi.
I due showrunner scelgono una partenza ad alto impatto, proponendo un tesissimo horror psicologico.
Chi si aspettava alla vigilia una comedy – o più in generale una serie convenzionale – si è dovuto immediatamente ricredere. Il pilot, intitolato Ralphie, racconta la storia di una babysitter di nome Meg (Melonie Diaz, The Belko Experiment) che accetta l’incarico di badare, proprio all’interno della Room 104 di un anonimo albergo in una località indefinita degli Stati Uniti, ad un ragazzino che sembra soffrire di un disturbo dissociativo dell’identità. La puntata 1×01, che riserverà allo spettatore un’evoluzione inaspettata, è diretta da Sarah Adina Smith e scritta da Jay Duplass, e, nonostante i ventitré minuti di durata, non concede alcuna tregua, rivelandosi un riuscitissimo thriller/horror psicologico con elementi mystery dal finale enigmatico.
In un contesto seriale che predilige narrazioni lunghe e molto complesse, Room 104 rappresenta una sorta di boccata d’ossigeno per il suo format molto agile: è vero che, trattandosi pur sempre di veri e propri cortometraggi, il minutaggio potrebbe essere un fattore limitante in partenza, ma paradossalmente è proprio questa la sua grande forza: sfruttare un arco narrativo che si apre e si chiude in un lasso temporale brevissimo (andando controcorrente con la tendenza generale del panorama televisivo odierno). Da un punto di vista strettamente qualitativo, trattandosi di un prodotto HBO tutto è curato nei minimi dettagli (regia, scelte di casting, scrittura: nulla è lasciato al caso) e il pilot alimenta una grande curiosità di vedere quale direzione prenderà lo show nei prossimi episodi (il trailer già ci fa intuire che i toni saranno diversissimi nel prosieguo della stagione). C’è però da considerare la spada di Damocle degli ascolti, perché se il trend continuerà ad essere negativo (il pilot è stato seguito da 250.000 spettatori live con un rating di 0.09, risultato molto deludente) Room 104 rischia la cancellazione già dalla prima stagione, trasformandosi purtroppo in un altro flop per i fratelli Duplass (Togetherness è durata solo due anni proprio per lo stesso motivo).
È difficile che un prodotto del genere, così di nicchia, possa fare breccia nel cuore del pubblico più mainstream, ma Room 104 è sicuramente una serie a cui bisogna concedere una chance.