Continua il nostro viaggio alla scoperta di Seijun Suzuki, approfittando del cofanetto DVD Collezione Seijun Suzuki, recentemente distribuito da CG Entertainment. Dopo avervi parlato di Tokyo Drifter, procediamo a ritroso fino al 1963, per concentrarci su una delle cinque pellicole presenti nel cofanetto: The Woman Sharper (noto anche come Kanto Wanderer), il secondo film in cui il regista ha collaborato con l’art director Takeo Kimura dopo The Bastard al soldo della Nikkatsu nonché la sua ultima pellicola delle quattro girate in quell’anno.
The Woman Sharper nacque per essere proiettato in coppia con The Insect Woman di Nagisa Oshima, seguendo la precisa idea industriale della Nikkatsu per quelli che erano i suoi b-movies.
La storia narrata è quella di Katsuta, una delle guardie del corpo del boss Izu. Katsuta è un uomo onorevole che fatica a trovare il proprio posto nel mondo della Yakuza moderna a causa di una visione del mondo che, a detta dei suoi compagni, è anacronistica. In visita alla casa di Fuyu, un membro del clan rivale Yoshida, Katsuta incontra Tatsuko, una donna di cui è innamorato e che quattro anni prima lo aveva coinvolto in una truffa in una bisca. Proprio in occasione del loro primo incontro Tatsuko, nel tentativo di scappare dalla bisca, gli aveva inferto una profonda ferita al volto di cui Kutsuta porta ancora la cicatrice. Il gangster rimane così intrappolato in una situazione in cui deve decidere se assecondare i propri sentimenti venendo meno ai suoi doveri nei confronti del clan o se rimanere fedele al proprio boss dimostrandosi saldo e onorevole.
Il film è un classico esempio di ninkyō eiga, uno dei generi che sarebbe poi diventato cavallo di battaglia della Nikkatsu, che presenta un personaggio costantemente diviso tra giri (il dovere) e ninjō (i sentimenti personali), che si logora nel tempo non sapendo scegliere cosa assecondare.
Suzuki sceglie di utilizzare questo genere così fortemente codificato per analizzare gli stravolgimenti sociali del Giappone degli anni ’60, in cui la fetta di popolazione rappresentata dai più giovani si stava aprendo all’occidente sia nei costumi che nel linguaggio (qui le adolescenti usano spesso vocaboli ed espressioni inglesi) mentre gli adulti rimanevano più legati alle vecchie tradizioni e agli antichi valori.
Katsuta viene presentato quindi come un uomo relativamente giovane che si distingue nel suo clan per la grande abnegazione con cui svolge i propri compiti di gangster, all’interno di un contesto in cui anche la Yakuza sta abbandonando i propri valori. Suzuki tenta, creando dei cortocircuiti all’interno del codice dello Yakuza eiga tradizionale, di ribaltare gli stilemi del cinema di genere come ha sempre tentato di fare nell’ultimo periodo della sua carriera prima del divorzio con la Nikkatsu. Questa discrepanza tra il protagonista e il contesto in cui è calato viene evidenziata soprattutto sul piano fisico: oltre ad avere degli atteggiamenti più autoritari e risoluti, Katsuta si differenzia anche sul piano fisico indossando sempre il kimono ed essendo dotato di grandi sopracciglia ispirate alle maschere tipiche del teatro kabuki (grande ispirazione del regista stesso).
Seppur in maniera minore rispetto a tanti altri film, la mano della coppia Suzuki/Kimura è evidente anche in The Woman Sharper, in cui rientrano alcuni degli elementi tipici del loro cinema.
Viene data come al solito una grandissima importanza non solo ai protagonisti dell’azione sullo schermo, ma anche a ciò che accade sullo sfondo, con ambientazioni sempre curatissime a cui viene affidato il compito di dare al film in questione un look ed un’atmosfera più artistiche ed imprevedibili rispetto allo Yakuza eiga classico.
Ad essere fondamentale in The Woman Sharper è l’illuminazione. I fondali sono spesso caratterizzati da giochi di luci stupendi che servono a caricare l’ambente di un’atmosfera irreale o a segnalare il passaggio dal mondo della realtà alla dimensione dei ricordi.
All’interno della sconfinata filmografia del regista, The Woman Sharper è sicuramente un film minore in cui emerge chiaramente la sua natura di pellicola a budget ridotto senza che le sperimentazioni tipiche di Suzuki riescano a prendere il sopravvento sulla sceneggiatura debole e piuttosto piatta. The Woman Sharper incespica spesso e tende a perdersi nelle sue flebili sottotrame che vanno a sottrarre tempo e spazio alla vicenda principale, risultando una pellicola priva di mordente in più occasioni, eppure la visione del film è indispensabile per comprendere appieno l’evoluzione di Seijun Suzuki.