Paul Schrader è una figura leggendaria del cinema americano per via del suo ruolo all’interno del movimento della New Hollywood: i suoi lavori come sceneggiatore (storiche le collaborazioni con Martin Scorsese in Taxi Driver, Toro Scatenato e L’Ultima Tentazione di Cristo) e come regista (ha all’attivo venti pellicole, tra cui il famosissimo American Gigolò) ha segnato la vita di intere generazioni di autori. Negli ultimi anni le sue opere hanno creato scalpore, dividendo in due la critica e il pubblico (un esempio su tutti è The Canyons, controverso lungometraggio del 2013); c’era quindi grande curiosità attorno a First Reformed, film dalle tematiche molto forti con protagonisti Ethan Hawke e Amanda Seyfried che viene presentato in concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
First Reformed racconta la storia di un ex cappellano militare in crisi esistenziale.
Padre Toller (Ethan Hawke) è un prete protestante che non riesce a darsi pace per la perdita del figlio, caduto in guerra. L’uomo, nel corso della pellicola, metterà in discussione la sua fede religiosa influenzato dalle parole di Michael, marito della devota Mary (Amanda Seyfried) e ambientalista radicale; Toller, dopo il suicidio di Michael, scoprirà rapporti inconfessabili tra la sua Chiesa e una multinazionale senza scrupoli. Questa rivelazione porterà l’uomo a decidere di mettere in pratica il folle piano dell’ambientalista.
In questo lungometraggio ritroviamo l’antieroe tormentato simbolo del cinema di Schrader.
Con First Reformed l’autore statunitense torna a raccontare il conflitto interiore di un main character che, a causa degli eventi, subisce un processo di evoluzione che mette in mostra il lato più oscuro del suo carattere. Nel linguaggio comune si dice che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni e il personaggio di Toller, interpretato da un bravissimo Ethan Hawke, segue alla lettera il detto popolare: traviato dalla sua fede distorta e influenzato dalle tematiche ambientaliste, il prete, uomo malato e disperato alla ricerca del senso della vita, non ha più nulla da perdere ed è disposto a tutto pur di mettere fine alle troppe ingiustizie che avvelenano (metaforicamente e materialmente) il mondo che lo circonda. Schrader è bravo a mettere in scena il disagio esistenziale utilizzando in maniera preponderante riprese a camera fissa che, assieme al ritmo compassato della pellicola, accentuano la violenta metamorfosi del nostro protagonista; inoltre il regista cavalca il messaggio ambientalista non perdendo l’occasione di criticare la Chiesa e le sue relazioni pericolose. First Reformed è quindi un buon film? Non del tutto, perché la complessa impalcatura narrativa costruita dal cineasta viene danneggiata da un paio di scelte registiche assolutamente fuori luogo che stonano completamente con il mood dell’opera (sono presenti alcune scene didascaliche ai limiti del ridicolo) e da un finale non all’altezza del talento dello sceneggiatore di Taxi Driver; First Reformed non riesce a centrare il bersaglio perché non riesce ad avere quello spirito cinico, disilluso e veramente provocatorio dei lavori migliori di Schrader.
Se il film fosse stato realizzato da un giovane regista il giudizio sarebbe meno impietoso (anche perché, nonostante tutto, il lungometraggio offre spunti davvero interessanti), ma da un mito del cinema ci si aspettava ben altro e First Reformed, più che una pellicola riuscita, rappresenta una grande occasione persa.