Quando pronunciamo il nome di William Friedkin pensiamo immediatamente al film più famoso della sua incredibile carriera: il celeberrimo L’Esorcista. Il legame tra il regista americano e il suo capolavoro è ancora oggi fortissimo, tanto che ora, a distanza di più di 40 anni, il cineasta riprende le stesse tematiche in un sequela ideale: un documentario sul più celebre esorcista della chiesa cattolica.
Nonostante lo stile documentaristico, già dai titoli di testa e dalla colonna sonora è evidente come l’intenzione di Friedkin sia quella di confezionare The Devil and Father Amorth, pellicola presentata fuori concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, come un vero e proprio lungometraggio horror. Il soggetto è di quelli forti: Friedkin stesso firma con una camera amatoriale l’esorcismo di una donna italiana da parte di Padre Gabriele Amorth, celebre esorcista della diocesi di Roma morto lo scorso anno.
Queste premesse rendono The Devil and Father Amorth un film interessante già in partenza, ma è il modo in cui Friedkin sviluppa la vicenda a rendere la pellicola ancora più intrigante. Come ne L’Esorcista, anche in questo documentario è molto forte l’analogia tra la pratica dell’esorcismo e la psichiatria: se nel lungometraggio del 1973 (ispirato ad un romanzo che racconta una vicenda reale avvenuta a Georgetown nel 1949) la psichiatria viene considerata come un ramo della medicina fallimentare, tale da indurre la madre della ragazzina posseduta a chiamare un esorcista, in The Devil and Father Amorth viene messa in primo piano nel tentativo di dare risposte ad alcuni interrogativi. Nel film infatti gli psichiatri spiegano (purtroppo non in modo esaustivo) le cause che portano la donna oggetto dell’esorcismo filmato dal regista ad avere improvvisamente una forza sovrumana, ad esser convinta di parlare per conto di Satana e a delirare con voce demoniaca.
Da un punto di vista tecnico Friedkin è una garanzia. D’altronde il cineasta di Chicago, prima di diventare un regista di fama internazionale, si è fatto le ossa proprio come documentarista. Anche nel ruolo di intervistatore Friedkin non delude, nonostante a tratti il suo punto di vista si riveli eccessivamente fazioso: convinto della reale natura metafisica della possessione, l’autore sembra voler perorare la propria causa con le domande che rivolge a vescovi, neurologi, dottori che hanno contribuito alla stesura del manuale DSM (il libro fondamentale per i professionisti del settore). Friedkin stesso infatti, nei primi minuti del film presentato al Festival di Venezia 2017, ammette di aver girato L’Esorcista perché affascinato dalla storia vera che ispira l’opera e spiega come abbia sempre desiderato assistere dal vivo ad un esorcismo vero e proprio (ed ecco spiegata la ragion d’esistere di questo documentario). In conclusione The Devil and Father Amorth sembra voler dimostrare con ostinazione la tesi di Friedkin ma, al netto di tale aspetto, è un’opera che offre moltissimi spunti.
Venezia 74 – The Devil And Father Amorth: Friedkin torna all’esorcismo (recensione)
Dopo più di quarant'anni, il regista americano torna a raccontare la possessione demoniaca con un documentario sul più celebre dei preti esorcisti.