È il 1933 quando Jean Vigo con il suo mediometraggio Zero in Condotta (41 minuti) confeziona una storia breve e vibrante sulla ribellione giovanile. Ora quel film viene restaurato da Gaumont e presentato alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Venezia Classici.
Le pellicola racconta il ritorno al collegio di quattro ragazzi al termine delle vacanze. L’istituto è un ambiente rigido e severo, sterile verso ogni slancio identitario, creativo e di libertà. I protagonisti, puniti per la loro indisciplina con uno zero in condotta (da qui il titolo), decidono con la complicità del nuovo sorvegliante di ribellarsi e ‘dichiarano guerra’ all’autorità costituita nel giorno della festa dell’istituto, avendo la meglio e finendo per scorrazzare gioiosamente sui tetti in un trionfo di irriverenza.
Quaranta minuti sono un tempo decisamente breve per raccontare una storia, appena oltre i limiti temporali convenzionalmente riconosciuti al cortometraggio, eppure nonostante un tempo così breve a disposizione Vigo riesce a mettere in scena una storia di indiscutibile completezza, capace di rendere con grande definizione tanto il contesto della storia quanto le individualità dei comprimari, e portando sullo schermo un’evoluzione narrativa pressoché perfetta.
Quel che colpisce ancor più di questo film del ’33 è la sua capacità di far coesistere una storia in sé interessante e appassionante con un chiaro messaggio politico: messaggio che ai tempi costò al film la censura poiché giudicato “antifrancese”, tanto che la pellicola arrivò nelle sale solo nel 1945, in una temperie politica ovviamente radicalmente mutata.
Zero in Condotta rimane un classico che andrebbe mostrato tutt’oggi come esempio di una perfetta confezione filmica con un metraggio ridotto, e non possiamo che celebrare Venezia Classici per averlo riproposto agli spettatori della Laguna.