Reduce dal buon riscontro di Agnus Dei, presentato al Sundance Film Festival, la regista Anne Fontaine presenta alla 74. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti il dramma Marvin. Martin Clement (Finnegan Oldfield), alla nascita Marvin Bijou, è un attore di teatro con un pesante passato alle spalle: è infatti fuggito dal villaggio di campagna, dalla famiglia e dai bulli che lo hanno marchiato come diverso perché omosessuale. Martin, dopo gli abusi dei compagni di scuola e la tirannia del padre (Gregory Gadebois), decide di dare una svolta alla sua vita e trova il fondamentale aiuto di tre persone: la preside della scuola media Madeleine Clement (Catherine Mouchet), che lo introduce al teatro e che gli dà un importante sostegno nei momenti più complicati, il mentore teatrale Abel Pinto (Vincent Macaigne), che lo spingerà a portare in scena il suo passato burrascoso rivedendosi in lui, e di Isabelle Huppert, nella parte di se stessa, che produrrà il suo spettacolo. Una sorta di romanzo di formazione che passa dalla fase adolescente, con Marvin interpretato da Jules Porier, a quella adulta del protagonista, che vuole soffermarsi sul percorso, soprattutto interiore, di un ragazzo gay in una società contemporanea ancorata a forme di discriminazione legate all’orientamento sessuale.
Anne Fontaine osa, prova a raccontare una storia violenta quanto complessa con un protagonista che scopre e riscopre se stesso attraverso il teatro, ma non riesce a convincere a pieno. La base di partenza è promettente ma la struttura narrativa è debole; l’incongruenza ha la meglio sulle buone intenzioni della regista francese. Marvin è protagonista di un lungo cammino, che logora e che lo porta a fuggire dalla vita precedente, ma nel corso dei 115 minuti qualche dubbio allo spettatore è naturale che venga. Non basta la sempre ottima Isabelle Huppert, candidata agli Oscar 2017 per la sensazionale prestazione in Elle di Verhoeven, che conferma le sue doti di attrice duttile: un personaggio che dà energia e ritmo nelle sequenze meta-cinematografiche.
Non c’è nulla di originale nella messa in scena dell’adolescenza travagliata del giovane Martin, tra i soprusi dei compagni di scuola e l’indifferenza familiare, tra una madre rassegnata e un fratello maggiore violento. La scoperta dell’orientamento sessuale del protagonista è presentata ricorrendo a cliché abusati, dall’ossessione per i pettorali degli amici in piscina e ai ripetuti comportamenti effemminati, e la chiave oltremodo grottesca con cui viene presentata la famiglia del protagonista è sinceramente incomprensibile.
Nel film della Fontaine ci sono comunque anche aspetti degni di nota: il commento sonoro merita una menzione particolare – più vicino al teatro che al cinema – ha una interessante funzione di collegamento all’interno della sceneggiatura. Di alto profilo le performance del giovanissimo Jules Porier, chiamato ad interpretare un ruolo molto complicato, e di Gregory Gadebois, capace di strappare un sorriso con i suoi modi rozzi e cinici.
Venezia 74 – Marvin: Anne Fontaine racconta l’omosessualità (recensione)
Presentato a Venezia 74 nella sezione Orizzonti il nuovo film di Anne Fontaine, che vede nel cast anche Isabelle Huppert.