A due anni di distanza di Underground Fragrance, miglior film al Festival di Chicago 2015, il regista cinese Pengfei torna nella sezione parallela delle Giornate degli Autori nell’ambito della 74. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con The Taste of Rice Flower (Mi Hua Zhi Wei). Ye Nan (Ying Ze) è una giovane madre che appartiene alla minoranza Dai e fa ritorno al suo villaggio nello Yunnan dopo aver vissuto diverso tempo in città. La donna intende prendersi cura della figlia tredicenne Nan Hang (Ye Bule), lasciata al nonno (Ye Men) dopo la sua partenza, ma il loro rapporto incontra diversi ostacoli. Nan Hang viene arrestata per aver rubato del denaro nel tempio più sacro del villaggio insieme a una sua amica e, poiché tutti pensano che siano possedute da un demone, il popolo del villaggio decide di salvarle onorando un Buddha di pietra durante la Festa dell’Acqua.
Un film semplice, dal tono leggero, che però evidenzia grosse lacune. Pengfei vuole raccontare la povertà dei villaggi in un’era di grande sviluppo tecnologico della Cina, e per farlo focalizza la macchina da presa su una famiglia da ricostruire dopo anni di assenze reciproche: Ye Nan che torna per ristabilire il contatto con la figlia, il padre che non vede di buon occhio il suo ritorno e la figlia, un’adolescente tanto dolce quanto agguerrita, che passa il suo tempo tra un furtarello e l’altro. Il tema dell’abbandono e della voglia di ripartire da zero si intrecciano, tra un confronto e l’altro, fino a giungere ad una crasi che non convince del tutto. Un importante ruolo lo svolge anche la religione – in particolare il buddismo– con i suoi rituali sacri che riuniscono villaggi e persone, credenze popolari che rappresentano ancora oggi un punto di riferimento di una comunità.
Laureatosi in regia a Parigi, Pengfei evidenzia una grossa influenza europea: al contrario della tradizione cinese, presenti dialoghi lunghi, ricchi e anche dal tono abbastanza simpatico da strappare un sorriso allo spettatore. La fotografia, curata da Liao Penjung, ammalia con i suoi mille colori, ma manca qualcosa: il ritmo del film rimane lo stesso dall’inizio alla fine, lo spettatore attende con ansia un momento clou che non arriverà mai. Il regista sembra abbandonare il tono documentaristico che ha contraddistinto il lavoro precedente, ma a conti fatti ci riesce solo in parte. Tra le note positive di questa opera seconda l’ottimo cast: sintonia e grande intensità. In particolare, la giovane e promettente Ye Bule con i suoi sguardi comunicativi che catturano l’attenzione.
Venezia 74 – The Taste of Rice Flower: cinema cinese made in Paris (recensione)
Famiglia e superstizione sono al centro del nuovo film di Pengfei, presentato nell'ambito delle 14. Giornate degli Autori.