Attrice francese di grande talento, lanciata da Abdellatif Kechiche in La Schivata (Premio César 2004 per la Miglior attrice rivelazione), Sara Forestier ha presentato alla 74. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione delle Giornate degli Autori il suo esordio alla regia, M.
Lila (Sara Forestier) e Mo (Redouanne Harjane) si incontrano per la prima volta ad una fermata dell’autobus. La ragazza è all’ultimo anno di liceo e prepara gli esami finali, lui è un esuberante chiacchierone scapestrato che vive in un camper e tira avanti grazie alle corse d’auto clandestine. I due protagonisti, così distanti tra loro, si piacciono e si innamorano: scoppia la passione ma Mo nasconde un grande segreto…
Dopo tre cortometraggi (Ça Se Voit Direct, Un De Toi, T Moi), Sara Forestier presenta un film romantico canonico: due persone agli antipodi che non hanno niente in comune ma, nonostante ciò, nasce l’amore. Un amore presentato in una dimensione misteriosa, che coinvolge per i suoi punti oscuri e per le questioni nascoste, come il segreto custodito da Mo. La fragilità e la dolcezza di Lila si amalgama con la ruvidezza e la tracotanza di Mo; la balbuzie di lei trova un punto di incontro con la logorrea di lui in un film che pone al centro la comunicazione tra due persone così diverse ma così innamorate. La parola, scritta e parlata, sarà il leitmotiv per tutta la durata del lungometraggio, mezzo per comunicare le emozioni (ma non solo).
Guardando M sorge il dubbio che si tratti dell’opera prima per Sara Forestier: fotografia (Guillaume Schiffman), montaggio (Eric Armbruster, Pauline Casalis, Louise Decelle, Isabelle Devinck, la stessa Forestier e Joëlle Hache) e colonna sonora (Cristophe) si mescolano alla perfezione, con i protagonisti che aggiungono il tocco in più necessario per la buona riuscita della pellicola. Sara Forestier si supera: protagonista di Primaire di Hélène Angel, la trentenne nata a Copenaghen riesce ad immedesimarsi alla perfezione in Lila, compito affatto semplice: una ragazza balbuziente, timida e innamorata di un uomo tenebroso dai mille volti. Lo stesso discorso vale per Redouanne Harjane, che trasmette allo spettatore un senso di inquietudine per un segreto che tenta di custodire in ogni modo, creandogli sofferenza e dolore interiore.
Un film romantico dal sapore drammatico, un amore già visto in tanti altri lungometraggi che però si distingue grazie ad una messa in scena sapiente, soprattutto considerando che stiamo parlando del lavoro di un’esordiente.