Les garçons sauvages, presentato alla 32° edizione della Settimana Internazionale della Criticanell’ambito della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è un titolo che sembra cercare pervicacemente la provocazione con idee e sequenze quasi esclusivamente votate a tale scopo. Un esperimento che però, in fin dei conti, è perfettamente riuscito.
La più grande sfida per un regista sperimentale è passare dal mondo (produttivo e creativo) del cortometraggio a quello del “film in sé”: Bertrand Mandico, regista francese classe ’71, dopo una carriera di vent’anni che lo ha visto scrivere e dirigere diverse opere d’avanguardia ha presentato alla Settimana Internazionale della critica di Venezia Les Garcons Sauvages, il suo esordio nel mondo del cinema.
Mandico però non ragiona in termini di “lungometraggio”. La sua opera prima è un grande contenitore di idee e situazioni che si sviluppano come nel cinema sperimentale: per suggestioni, per immagini e per suoni. In virtù di questo il comparto stilistico è semplicemente sbalorditivo.
La pellicola racconta di un gruppo di cinque giovani ragazzi (intepretati però da delle donne) che, sul finire del 19 secolo, dopo aver stuprato e ucciso la loro insegnante di italiano vengono costretti dai genitori a intraprendere un viaggio in barca con un capitano olandese, il quale dice di poter “curare” i loro istinti violenti tramite delle pratiche ben precise. I ragazzi affronteranno un lunghissimo viaggio verso un’isola sperduta, chiamata “La reunion”, dalla quale non sono sicuri di tornare.
Les garçons sauvages è un omaggio a “tutto ciò che è stato”. Ci sono tracce del cinema sperimentale degli anni ’30 e ’40 (specialmente negli effetti speciali non digitali), continui riferimenti freudiani e psicanalitici legati al sesso (i giovani sono morbosamente attratti dal pene del capitano) e soprattutto , come potete intuire dalla sinossi, il film si rifà in larga parte ad Arancia Meccanica. Anthony Burgess, l’autore del romanzo da cui Stanley Kubrick ha tratto il film, diceva che quando ad un uomo viene tolta la possibilità di scegliere, egli diventa una arancia meccanica.
A questi giovani la possibilità di agire viene levata con la forza e con la magia: durante il viaggio col capitano vengono incatenati come cani e sono impossibilitati a muoversi, mentre non appena arrivano sull’isola vengono immediatamente soggiogati dalle “meraviglie” che essa contiene. Non solo cinema, dunque, fra le ispirazioni di Mandico. Ci sono tante suggestioni letterarie diverse, a partire dall’episodio delle sirene dell’Odissea fino ad arrivare a opere più recenti come Robinson Crusoe.
Attraverso un seducente bianco e nero Les garçons sauvages procede per sequenze visionarie e lisergiche, pensando più a scioccare lo spettatore che a raccontare una storia vera e propria. Vi basti pensare che la sequenza iniziale del film (peraltro quella girata meglio di tutta l’opera) i cinque protagonisti legano la loro insegnante ad un cavallo e le eiaculano addosso, prima che essa finisca uccisa. Procedendo di “shock in shock”, di provocazione in provocazione, il film di Bertrand Mandico si presenta come un “unicum” nel mondo contemporaneo del cinema, svelando al pubblico un autore con uno stile proprio e originale.