Caniba, pellicola presentata nella sezione Orizzonti alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e andata a ruba sulla piattaforma di Festival Scope (dove è andata sold out), ha vinto il Premio Speciale della Giuria. Le buone notizie per la pellicola di Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel purtroppo finiscono qui.
La folie, il brano dei The Stranglers che accompagna mestamente i titoli di coda, è l’unico sussulto dopo novanta minuti di un film che lascia abbastanza interdetti sin dall’approccio: annunciato come uno dei lavori a tinte forti – quasi “scandalosi” – approdati al Lido, l’opera sul cannibale giapponese Issei Sagawa non sa mai decidere quale registro narrativo percorrere. Ci si aspetterebbe un documentario, ma anche in questo caso l’obiettivo non sembra propriamente centrato, declassandosi così spontaneamente (e felicemente a quanto pare) al rango pur importante e apprezzabile di “documento”, forse più adatto alla programmazione su un canale televisivo tematico che non ad una mostra cinematografica. Ma le vie del cinema sono infinite ed è possibile che la giuria della sezione Orizzonti si sia fatta stregare dall’unica tesi che il film sembra voler dimostrare: la possibilità di considerare l’antropofagia come una cosa non estranea alla natura umana, e per sostenere questo punto di vista Taylor e Paravel ricorrono perfino alla citazione dell’evangelista Giovanni.
L’audacia di Caniba sta forse proprio in questo e se i due cineasti avessero giocato a carte più scoperte e avessero approfondito questo aspetto (Verena Paravel tra l’altro è anche un’antropologa) il tema sarebbe stato certamente interessante e l’esplorazione della pellicola sarebbe stata più intrigante anche dal punto di vista cinematografico. I due registi scelgono invece una traiettoria non disturbante, marcando i confini oltre il loro lavoro ma senza mai oltrepassarli, neanche quando è lo stesso Issei, il protagonista della storia, a rivelare che erotismo e antropofagia sono pulsioni che hanno la stessa origine; né quando filmano suo fratello Jun che rivela di avere le stesse pulsioni e ricorre ad una sorta di autoflagellazione con del grosso filo spinato lungo il corpo per dominarle. Va detto però, ad onore del vero, che anche la letteratura antropologica e psicologica non ha ancora accorciato le distanze con la conoscenza di un argomento così scottante e certamente non si chiedeva che dovessero essere Taylor e Paravel a farlo.
La storia. Nel 1981 il giapponese Issei Sagawa, studente alla Sorbona di Parigi, uccise la sua compagna d’università Renée Hartevelt con un colpo di fucile, poi la stuprò e infine iniziò a mangiarla, arrivando ad asportare oltre sette chili di carne da vari punti del corpo. Venne arrestato mentre stava tentando di sbarazzarsi dei poveri resti della donna, che aveva rinchiuso in due valigie che avrebbe voluto gettare in un lago del parco di Bois de Boulogne. Issei fu ritenuto incapace di intendere e di volere e, una volta rilasciato e tornato in Giappone, considerata la sua grave infermità mentale si ritenne di non doverlo sottoporre neanche a processo e quindi fu liberato. In seguito produsse un manga di successo, con recensioni positive anche dalla critica, lavorò come attore in alcuni film porno e raccontò la sua storia in diverse interviste.
Caniba non si occupa del crimine disumano ma entra in casa di Issei che, ormai malato, vive nei pressi di Tokyo insieme al fratello Jun e ad una giovane assistente. Il film mette in scena immagini di repertorio, tra cui la sequenza di un film porno interpretato da Issei e adeguatamente pixelata nelle sue parti intime e in quelle della sua partner, e scene di vita quotidiana dei tre (i pasti, l’auto flagellazione di Jun, le cure della badante). A legare le parti l’intervista ai due fratelli, che rivelano i loro gusti alimentari, sessuali e le loro pulsioni con un linguaggio ora crudo, ora metaforico dove ad esempio lo zombie diventa il “mito” che per sopravvivere e sconfiggere la morte ha bisogno di mangiare carne umana. Il grande merito di Caniba è quello di togliere ogni tentazione voyeristica, ricorrendo spesso a primi piani fuori fuoco e, sebbene siano proprio i primi piani a caratterizzare la pellicola, al massimo indugia solo per pochi secondi sugli occhi e sulla bocca di Issei.
Caniba potete guardarlo ora online su Festival Scope, la piattaforma che rende disponibili in streaming e in contemporanea i film dei grandi festival, compresi quelli di Venezia 74.
Venezia 74 – Caniba: la storia del cannibale Issei Sagawa (recensione)
La pellicola presentata a Orizzonti documenta la quotidianità del giapponese Issei Sagawa, cannibale orgoglioso dei crimini per cui non ha mai pagato.