Il 14 settembre 2017 debutta nelle sale italiane Cars 3, terzo capitolo della saga animata che vede come protagonista il personaggio di Saetta McQueen. Dopo un secondo capitolo incentrato su Cricchetto la Pixar torna a puntare i riflettori sul campione delle corse, impegnato nella sfida contro una nuova, giovane generazione di piloti che minacciano la sua carriera. Prodotto da Kevin Reher e distribuito dalla The Walt Disney Company Italia, Cars 3 vede l’esordio alla regia di Brian Fee, storyboard artist di Cars – Motori Ruggenti e Cars 2. Nella versione italiana, prestano la loro voce ai personaggi, tra gli altri, anche Sabrina Ferilli (Sally), Pino Insegno (Chick Hicks) e J-Ax (speaker della corsa al Crazy 8).
Nel corso degli oltre 100 minuti di pellicola Saetta McQueen rincorre il passato prima di comprendere che la sua carriera come pilota è terminata, costretto a doversi costruire un nuovo futuro. Una serie di sconfitte per mano di un esordiente, Jackson Storm (che somiglia molto all’arrogante Saetta del primo film), lo fanno precipitare in una crisi di identità; correre e vincere erano infatti parti fondamentali del suo essere: lui si è sempre visto come un campione delle corse e abbandonare tutto è inizialmente inconcepibile. Una vera e propria crisi di fine carriera costituisce il motore di tutta la vicenda e, per rappresentarla al meglio, il team di Cars 3 si è servito della consulenza di psicologi ed ex piloti. Il numero 95 vuole tornare a vincere e si affida prima a nuovi mezzi tecnologici (sforzandosi di imitare i metodi di allenamento dei nuovi piloti) e solo successivamente ripiega su metodi più tradizionali (pedagogicamente più validi).
Il film è diviso idealmente in tre parti: nella prima troviamo la tecnologia a farla da padrona, con nuove macchine da corsa dal design aereodinamico e nuovi personaggi. Accanto ai classici e storici cronisti infatti viene introdotta la figura di Natalie Certain, un’analista statistica che riflette i cambiamenti dell’industria sportiva. La seconda parte è invece dominata da un nostalgico ritorno al passato, grazie a vecchi mentori, metodi arcaici e auto da corsa storiche, come Louise Bruciasemafori (ispirata a Louise Smith) o anche Smokey, modellato su Henry “Smokey” Yunick (realmente esistito). Qui, proprio incontrando Smokey (il vecchio mentore di Doc) inizia a farsi strada nel protagonista la consapevolezza della necessità di reinventarsi. Fulcro del film è infatti il rapporto allievo-mentore: guardando al rapporto tra Smokey e Hudson Hornet e rivalutando i sentimenti di Doc nei suoi confronti, Saetta trova una nuova giovinezza e una nuova missione nell’insegnamento, che gli permette di continuare a nutrire il suo amore per le corse in modo diverso; nella terza parte infine avviene letteralmente il passaggio del testimone. Dal punto di vista tecnico, il nuovo programma di rendering ha permesso di definire con maggiore accuratezza e verosimiglianza sia i set, necessariamente molto più vari rispetto agli altri due film (qui Saetta gira per tutta l’America), sia i dettagli (come ad esempio i riflessi). Alcune sequenze sono decisamente troppo lunghe, come quella iniziale che poteva essere resa più snella ma nel complesso il lungometraggio si presenta abbastanza scorrevole e in alcuni momenti anche avvincente.
La pellicola ritrova la profondità e il coinvolgimento emozionale del primo capitolo e in alcuni casi la supera, diventando il capitolo più toccante della trilogia, capace di parlare al cuore dei piccini ma anche degli adulti: la sceneggiatrice Kiel Murray sostiene infatti che gli spettatori adulti resteranno colpiti dall’idea di dare alle nostre vite un significato differente con l’avanzare dell’età, trovando un modo per essere preziosi anche quando invecchiamo.
Cars 3: Saetta McQueen raggiunge la maturità (recensione)
Nel terzo capitolo della saga animata il protagonista di Cars affronta con filosofia la fase discendente della sua carriera.