Che Doug Liman fosse un regista quantomeno abile nella gestione e nella realizzazione di film tipicamente action lo si era già constatato ai tempi di The Bourne Identity, l’interessante thriller con protagonista Matt Damon che diede inizio alla famosa trilogia su Jason Bourne ed è ricordato oggi per una particolare sequenza di inseguimento in automobile. Con il fantascientifico The Edge of Tomorrow poi, il cineasta statunitense era riuscito ad ottenere un ottimo successo di critica e pubblico, contribuendo inoltre a ridare spessore a un attore come Tom Cruise dopo alcune deludenti prove recitative. È però con Barry Seal – una storia americana – biopic incentrato sulla vita turbolenta del celebre aviatore americano – che Liman riesce finalmente a confezionare un film senza eccessive sbavature, proponendo un’opera divertente, appassionante e avvincente che vede nuovamente la star hollywoodiana come protagonista indiscusso.
Il film ripercorre le imprevedibili vicende di Barry Seal, un pilota della Trans World Airlines che si ritrova a far parte di una delle operazioni più esclusive della CIA nella storia statunitense quando viene assunto dal governo per fornire una sorveglianza sulla minaccia comunista in crescita nell’America centrale. In una storia che ha dell’incredibile, Seal si ritroverà però coinvolto nel redditizio contrabbando di droga a fianco di personaggi famigerati del Medellín Cartel come Pablo Escobar e i fratelli Ochoa e le cose inizieranno così a prendere una svolta drammatica e imprevedibile.
Come sottolinea ironicamente la tagline del film Barry Seal – Una storia americana rientra a pieno titolo in quel filone cinematografico di ritratti biografici che narrano l’ascesa e la caduta di criminali dal grande carisma che tanto sembrano affascinare il pubblico statunitense e d’oltreoceano (si pensi a Narcos o a The Wolf of Wall Street con cui condivide uno stile narrativo molto simile). E anche se superficialmente parrebbe il classico film di un antieroe che persegue il proprio sogno americano stanco di una vita senza stimoli e riconoscimenti, l’ultimo lungometraggio di Doug Liman si addentra invece più in profondità, rivelando una storia di cospirazioni e segreti – seppur esasperata e romanzata a fini di trama – tra le agenzie governative sotto la presidenza di Ronald Reagan e le pericolose organizzazioni criminali dell’America centrale durante gli anni ’80. Si susseguono così un crescendo di colpi di scena, svolte narrative e sequenze ad alto tasso adrenalinico che lasciano sempre col fiato sospeso, nell’attesa che il nostro protagonista riesca a divincolarsi dall’ennesima prova di forza richiesta dagli “inusuali” datori di lavoro. Non mancano in questo senso momenti davvero memorabili come l’incontro fortuito con gli “amici” del Cartello di Medellìn o il primo impossibile decollo dalla foresta colombiana per consegnare alcuni pacchi di cocaina, resi ancor più significativi da un Tom Cruise in una delle interpretazioni migliori della sua carriera. Cinico, folle e sprezzante del pericolo il suo Barry Seal pare una perfetta commistione tra il Maverick di Top Gun e l’Ethan Hunt di Mission Impossible e non vi è dubbio alcuno che il divo americano rappresenti il fulcro e il punto di forza di un film che fa del black humor e dell’azione convulsa la sua cifra stilistica. Un action tragicomico e divertentissimo, da una sceneggiatura brillante di Gary Spinelli, che Doug Liman dirige con un intelligente uso della camera a mano per carpire al meglio la frenesia e la totale pazzia del suo protagonista: “the man who always delivers”, come dirà qualcuno.
Barry Seal – Una Storia Americana sarà nelle nostre sale dal 14 novembre.
Barry Seal: il buon film di Tom Cruise che non ti aspetti (recensione)
Tom Cruise è il protagonista della storia vera di Barry Seal, pilota delle Trans World Airlines tra CIA e Pablo Escobar.