Non c’è dubbio che Vince Vaughn, presenza assidua nelle pellicole del cosiddetto frat pack, sia uno dei volti più noti della nuova commedia americana, ma quando l’attore ha provato ad allontanarsi dall’ambito comico e a farsi prendere sul serio, difficilmente ha riscosso consensi unanimi (si pensi al suo ruolo nella seconda stagione di True Detective).
A dispetto di questo lo statunitense S. Craig Zahler, dopo il successo riscosso al suo debutto con l’horror western Bone Tomahawk, torna dietro la macchina da presa con una pellicola exploitation in cui a Vince Vaughn viene affidato il ruolo drammatico di un ex pugile da prendere sul serio; molto sul serio.
Brawl In Cell Block 99, questo il titolo del film presentato Fuori Concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è la storia di un uomo imponente ma mite (Vaughn) che, dopo un passato problematico, cerca di affrontare con serenità la vita di coppia con l’amata compagna (Jennifer Carpenter, la Debra Morgan di Dexter). La serenità difficilmente guadagnata crolla però all’improvviso e così il protagonista, senza lavoro, si ritrova dapprima costretto a fare da corriere per un grande spacciatore e poi a finire in carcere con la condanna di spaccio e omicidio (ha freddato due suoi colleghi criminali per salvare la vita a due poliziotti). È qui che si entrerà nel cuore della macchina narrativa, quando verrà rapita la compagna dell’uomo ormai carcerato al fine di ricattarlo e obbligarlo a farsi mandare in massima sicurezza e, una volta lì, uccidere su commissione un detenuto.
Brawl In Cell Block 99 è un film senza compromessi. Vince Vaughn (lo sguardo torvo, le mani fasciate, la testa rasata e una grossa croce tatuata su di essa) intimidisce con ogni sua movenza, e la fotografia desaturata, livida e ad ampia gamma dinamica di Benji Bakshi non fa che contribuire a restituirci un protagonista da cui, nella vita reale, preferiremmo stare lontani.
Lo script (firmato dallo stesso regista) ci tiene a sottolineare quanto la normalità suggerita ad inizio pellicola sia un punto d’arrivo per un uomo con un passato di violenza e dipendenze; ragion per cui, quando a pochi minuti dall’inizio Vaughn inizia a fare a pezzi l’auto della moglie per incanalare in un oggetto inanimato la sua incontenibile ira, abbiamo la percezione di tutta la pericolosità del personaggio. Brawl In Cell Block 99 però, pur senza alcuna ricerca di una morale, vuole raccontare quanto si sia disposti a spingersi oltre per difendere quelli che si amano, e per farlo mostra la violenza bestiale di un ex pugile che non si fa problemi ad aggredire chiunque si frapponga tra lui e il suo scopo – siano essi detenuti o secondini.
Lo scopo dell’uomo, come già detto, è quello di farsi spostare in massima sicurezza per raggiungere la propria ‘preda’ (o almeno così sembra), ma è proprio il modo in cui è concepito quel braccio della prigione a esplicitare definitivamente le intenzioni di Zahler. Il ‘cell block 99’ sembra uscito direttamente da qualche pellicola grindhouse: un irriconoscibile Don Johnson è il direttore di un complesso che sembra un girone infernale, in cui guardie in uniformi (neo)naziste decidono di volta in volta cosa sia la legge. Ancora più estremo è quel che accadrà nella prigione, con una quantità innumerevole di braccia e gambe frantumate con fratture esposte, crani che esplodono sotto calci violentissimi e addirittura un volto scarnificato dopo esser stato trascinato a forza sul pavimento.
Nonostante una componente gore che rimanda direttamente al cinema di genere di una quarantina d’anni fa, la molla emotiva che alimenta la trama rimane sempre autentica e preponderante, contribuendo così a costruire un inusuale ibrido tra un lavoro che si rifà dichiaratamente ai B-movie (senza un’ombra dell’ironico gioco citazionista proprio di Quentin Tarantino) e una macchina narrativa solida e moderna. Una pellicola dai toni drammatici ma che non ha alcuna intenzione di prendersi sul serio (la sala, nei momenti più violenti, esplodeva costantemente in un giubilo testosteronico), che con passo calmo e compassato accompagna lo spettatore verso un’esplosione finale la cui attesa viene costantemente costruita nei (non pochi) 132 minuti di durata.
Al suo secondo film S. Craig Zahler conferma di avere un’idea decisamente particolare di cinema, non adatta a tutti i palati ma capacissima di fare la felicità degli amanti del genere.
Brawl In Cell Block 99: Vince Vaughn ultraviolento (recensione)
Il celebre attore comico cambia pelle e diventa un violentissimo ex pugile nella pellicola exploitation di Zahler.