La cannabis e la controcultura ad essa legata diventano protagoniste nella nuova sitcom targata Netflix: dal 25 agosto sono infatti a disposizione le prime dieci puntate (la seconda parte verrà rilasciata in seguito dal web service di Los Gatos) di Disjointed, comedy dalla durata media di mezz’ora ad episodio. La serie è stata ideata da David Javerbaum e Chuck Lorre, la mente dietro a The Big Bang Theory e produttore dello show, insieme alla Warner Bros Television, con la sua Chuck Lorre Productions.
Ruth Withefeather Feldman (Kathy Bates, Oscar alla miglior attrice protagonista per Misery Non Deve Morire) è l’anziana proprietaria di un negozio di marijuana dal nome bizzarro, “Le cure alternative di Ruth”. Ex hippy nostalgica degli anni ’70, Ruth ha un amore viscerale per la cannabis, per la cui legalizzazione si è battuta duramente, che è quasi pari a quello che prova per suo figlio Travis (Aaron Moten), nel quale però ripone pochissima fiducia. Travis infatti, anche se dovrebbe formalmente affiancare la madre nella gestione dell’attività, ne viene costantemente esautorato. Le due commesse Olivia e Jenny (Elizabeth Alderfer e Elizabeth Ho), un coltivatore specializzato di cannabis che parla con le piante di nome Pete (Dougie Baldwin) e il responsabile della sicurezza Carter (Tone Bell), un reduce con un disturbo post traumatico da stress, sono gli altri dipendenti del negozio mentre Dank (Chris Redd) e Dabby (Betsy Sodaro) sono consumatori molto entusiasti di marijuana che gestiscono un canale Youtube seguitissimo e per questo motivo vengono sponsorizzati da “Le cure alternative di Ruth”.
Strutturata come una sitcom, Disjointed è in realtà un ibrido: unisce infatti un tono generalmente ironico e scherzoso a lunghe sequenze incentrate sui temi dei disturbi psichici dei reduci di guerra e del difficile tentativo di una madre, assente per anni dalla vita del figlio, di riallacciare i rapporti con lui. La presenza di questi due filoni narrativi interrompe l’atmosfera leggera che caratterizza tutte le puntate, non coinvolgendo del tutto lo spettatore. Soprattutto la figura di Carter, il reduce di guerra, sembra essere stata inserita per dare a Disjointed un tocco di serietà e tentare di lanciare un messaggio politico-sociale tra le righe a favore della liberalizzazione delle droghe leggere a scopo terapeutico. Obiettivo decisamente fallito: Carter e la sua storyline restano quasi estranei alla trama, incoerente con il tono generale di Disjointed (danneggiando di conseguenza la sua comicità). La sofferenza interna di Carter, ampiamente descritta, e il suo disturbo post traumatico per una manciata di minuti trasformano la sitcom in una serie drammatica, se non fosse che questi momenti vengano rovinati da una successione di inopportune battute e sequenze ironiche.
Concettualmente c’è la volontà di sdoganare i personaggi dagli stereotipi che circondano i fumatori di marijuana ma nei fatti l’umorismo dello show si basa proprio su questi cliché, associando il fumo a comportamenti prevedibili, origini hippy e categorie sociali predeterminate. Si alternano momenti di profonda riflessione sui vantaggi in ambito terapeutico della liberalizzazione delle droghe leggere alle più classiche scenette con al centro i “fattoni”. L’ostinazione dei personaggi nel credere nella causa della liberalizzazione non è mossa dalla volontà di aiutare coloro che avrebbero bisogno della cannabis ma trae origine dal desiderio di poter fumare quanto più possibile senza incappare in nessun tipo di sanzioni, svilendo in questo modo gli intenti pedagogici della serie.
In definitiva Disjointed non ha una natura ben precisa e resta in bilico tra due approcci: non affronta le questioni centrali né in modo serio ma nemmeno ironicamente, dando l’impressione di essere un prodotto non del tutto compiuto. Consigliato solo se siete particolarmente interessati all’argomento o volete intrattenervi senza grandi ambizioni.
Disjointed: Kathy Bates superstar nella nuova comedy Netflix (recensione)
Il premio Oscar è la protagonista indiscussa della nuova serie di Chuck Lorre, il creatore di The Big Bang Theory e Due Uomini E Mezzo.