In La Mélodie, pellicola di Rachid Hami presentata fuori concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il celebre volto della commedia francese Kad Merad si concede una digressione più seriosa del solito per vestire i panni di un violinista franco-algerino che, attraverso l’insegnamento della musica, promuove l’integrazione in una Parigi multietnica, ricca tanto di neo-immigrati quanto di giovanissimi Francesi di seconda generazione.
Con una sceneggiatura del genere (che ha richiesto ben tre teste, tra le quali quella dello stesso regista) i buoni sentimenti sono garantiti, ma di certo non lo è l’originalità: la riproposizione del modello insegnante motivato-studenti difficili risulta difatti stanca e tutt’altro che ispirata, e il lavoro finito si rivela un dimenticabile amalgama di ottima realizzazione e grande pigrizia narrativa. In sostanza un onesto lungometraggio di stampo televisivo, che il nome di Merad sicuramente aiuterà ad avere un buon week end di apertura al debutto nelle sale d’oltralpe, ma la cui collocazione al Lido (seppure nella sezione non competitiva) sembra un regalo generoso fatto da Barbera.
La storia si muove lungo i binari che potreste immaginare sin dai titoli di testa: il protagonista è un musicista classico che si ritrova a dover gestire una classe di dodicenni tutt’altro che interessati o costanti. L’arco evolutivo dei personaggi prevede una crescita conseguente a un mutuo arricchimento, con Merad che scoprirà doti da insegnante e una determinazione che non sperava di avere e i ragazzini che, tra momentanei abbandoni e intromissioni dei genitori scettici, si appassioneranno alle lezioni di un maestro di musica che saprà anche rivelarsi un maestro di vita. Il tutto fino a un appassionato concerto finale.
Nonostante la scelta di un giovane cast multiculturale potrebbe far presupporre anche una certa retorica dell’integrazione, fortunatamente Hami si rivela interessato ad altro: la Francia di oggi è questo, ed è inutile stare a girarci intorno con qualunquismi retorici. Il vero focus della narrazione è l’aspetto didattico, e infatti il regista ci risparmia addirittura un certo sviluppo sentimentale proprio lì dove ce lo aspetteremmo. Molto buoni e naturali i dialoghi, così come alcuni momenti di quotidianità che svecchiano l’insieme (dai battibecchi sui tetti innevati agli scambi sui primi interessi sentimentali), anche se il pur bravo Kad Merad non sembra mai veramente in parte. Unica nota veramente positiva le note di Bruno Coulais, che firma una colonna sonora di grande suggestione emotiva.
In conclusione La Mélodie è un lavoro senza slanci capace però di soddisfare pienamente un certo pubblico di mezza età della domenica pomeriggio. Per capirci.
La Mélodie: la Classica, degli alunni difficili e poche idee (recensione)
Il celebre comico Kad Merad passa a toni più seri per raccontare l'ennesima storia in cui un insegnante salva attraverso la musica una classe difficile.