Negli ultimi anni abbiamo visto tanti progetti come Mazinga Z Infinity: il Capitan Harlock presentato alcune edizioni fa, fuori concorso, a Venezia, I Cavalieri dello Zodiaco nel 2014, Ghost in the Shell (in versione live-action) quest’anno, Gantz:O in anteprima sulla laguna nel 2016 e la trasposizione con attori di Death Note prodotta da Netflix.
Nessuno di questi film è riuscito veramente a convincere il pubblico. Adattamenti di questo tipo, ovvero lungometraggi o remake di manga o anime di un’altra generazione, si presentano sempre come armi a doppio taglio: realizzare un film per i fan storici, quindi (relativamente) per pochi eletti, rischiando così di rimanere difficilmente accessibili al grande pubblico; oppure girare un film in funzione di quest’ultimo, spiegando e ricapitolando quali sono gli elementi essenziali dell’universo in questione?
Con Mazinga Z Infinity sembra davvero che per la prima volta che qualcuno abbia perfettamente centrato l’obbiettivo, ponendosi a metà fra le due “fazioni”.
LA GIUSTA RICERCA DELLA SPETTACOLARITÀ
Circa dieci anni dopo la sconfitta dell’impero sotterraneo, il protagonista della serie, Koji Kabuto, si è dedicato alla ricerca e alla scienza, abbandonando il campo di battaglia. Ai piedi del monte Fuji, però, viene ritrovato un gigantesco Mecha, all’interno del quale si trova Lisa, una “control unit” dotata di poteri straordinari. Il ritorno del Dottor Inferno costringerà Koji a rimettersi alla guida di Mazinger Z per salvare, ancora una volta, l’umanità.
Il film si apre subito con una battaglia di dimensioni gigantesche, nella quale vediamo il Mecha di Koji combattere e sconfiggere un intero esercito. In una manciata di minuti Mazinger ha la possibilità di sfoderare tutto il suo potere, quasi come se si trattasse di un’esibizione: “spada diabolica”, “ pugno razzo”, “Mazinger Boomerang”, “Scrander Cutter” e così via.
In fondo, proprio di un’esibizione si tratta. Tramite questa sequenza, Mazinga Z Infinity si guadagna immediatamente l’interesse di tutto il pubblico: chi non conosce o non ha visto l’Anime, ha la possibilità di familiarizzare con “il grande Mazinga” ed il suo armamentario, mentre i fan storici possono ammirarlo di nuovo in azione, in tutta la sua onnipotenza (tanto che dopo la suddetta sequenza sono partiti alcuni applausi di giubilo in sala). Ciò che accomuna il novizio e il fan storico è la curiosità verso il personaggio di Lisa, mai apparso nella serie originale.
GLI STRANI POTERI DI LISA
Il personaggio di Lisa è un omaggio ai replicanti di Blade Runner, una ‘variazione sul tema’; un androide che rivendica, come dice nel film, “di essere fatta al 91% da bio-componenti”. Prova emozioni, ha un rapporto amichevole con colui che l’ha trovata all’interno del Mecha (Kabuto), eppure è colta da grande stupore quando vede una donna incinta o quando assaggia il Ramen cucinato da Boss. In una delle prime scene la vediamo combattere con abilità, liberarsi di diversi soldati mandati dal Dottor Inferno per uccidere Koji e il suo gruppo. Successivamente veniamo introdotti ai suoi poteri da semidio, alla sua possibilità di andare oltre la dimensione nella quale vive e di muoversi attraverso le dimensioni.
Questi poteri, purtroppo, sono l’unico gigantesco problema di Mazinga Z Infinity. Il pubblico non è mai realmente al corrente delle abilità di Lisa e, specialmente nella sequenza finale, gli avvenimenti si susseguono a raffica senza un nesso facile da comprendere. Il “replicante” ha le facoltà di navigare attraverso le dimensioni, di controllare il Mecha appena rinvenuto e di poter manipolare e maneggiare l’energia fotonica, sulla quale, essendo essa l’oggetto del desiderio dei cattivi, è imperniato tutto il film. Eppure sull’importanza dell’energia non ci si sofferma mai, come se allo spettatore dovesse bastare sapere che essa è “fondamentale.”
UN TRIONFO DI FANTASIA OTTIMAMENTE DIRETTO
Tuttavia, al netto del comunque annoso problema scientifico, Mazinga Z Infinity funziona egregiamente. Si erge come perfetta via di mezzo tra un film per il grande pubblico, al quale è necessaria la conoscenza pregressa di poche cose (come l’arma principale del cattivo o il “mazin”).
Esso è una storia classica di buoni contro cattivi, eroi contro anti – eroi, superuomini contro le proprie nemesi, Koji Kabuto e “il grande Mazinga” contro Il Dottor Inferno; una pellicola che raggiunge il suo apice nella grande lotta finale, dove si scatena la fantasia di sceneggiatori, animatori e disegnatori, coadiuvati dalla regia adrenalinica e dinamica di Junji Shimizu ( incredibile il piano sequenza dello scontro con il conte).
Un bestiario illimitato di Mecha antropomorfi, colorati e fantasiosi, talvolta simili ad animali e talvolta ispirati da creature della cultura popolare (fra cui un bellissimo ‘Babbo Natale’ che strizza l’occhio a Futurama); ognuno di essi ha caratteristiche proprie e mosse proprio, si spezza e si divide in varie parti, possiede Lame rotanti, spada, fucili o abilità assurde come quelle di “Boss”. Una vera e propria dimostrazione di quel genio e del talento nipponico per l’invenzione e la creazione nel quale non hanno eguali nel mondo.