Giuseppe “Beppe” Fenoglio è uno degli scrittori italiani che ha avuto poca “fortuna” sul grande schermo: sono stati prodotti un paio di film per la televisione, del 1982 e del 1992, ispirati a Una Questione Privata e l’importante adattamento di Il Partigiano Johnny di Guido Chiesa, presentato al Festival di Venezia nel 2000.
A riportare lo scrittore torinese nelle sale italiane ci hanno pensato Paolo e Vittorio Taviani, veterani della settima arte che già si erano già misurati con la letteratura nelle due pellicole Le Affinità Elettive e Meraviglioso Boccaccio.
La storia è una variazione su tema di un triangolo amoroso ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Milton e Giorgio amano Fulvia, che gioca con le attenzioni di entrambi. Quando, un anno dopo, Milton scopre che forse la ragazza ha avuto una storia col suo amico, decide di trovarlo per scoprire la verità, ma nel frattempo Giorgio è stato fatto prigioniero dai fascisti.
MILTON, UN PERSONAGGIO COMPLETAMENTE STRAVOLTO
Il messaggio che appare all’inizio del film mette immediatamente in guardia lo spettatore: “liberamente tratto da Una Questione Privata di Beppe Fenoglio”. Quel “liberamente” preannuncia che il pubblico si troverà di fronte ad un’opera che non sarà uguale all’originale, a partire dal personaggio interpretato da Luca Marinelli: “Milton era un brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di infoscarsi al minimo cambiamento di luce o di umore. A ventidue anni, già aveva ai lati della bocca due forti pieghe amare, e la fronte profondamente incisa per l’abitudine di stare quasi di continuo aggrottato. I capelli erano castani, ma mesi di pioggia e di polvere li avevano ridotti alla più vile gradazione di biondo. All’attivo aveva solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi, che la ragazza meno favorevole avrebbe giudicato più che notevoli.”
Da queste righe, tratte dal libro, si può comprendere come, già a partire dal cast, i fratelli Taviani abbiano deciso di tradire il romanzo. Curiosamente, in una scena del film, persino Fulvia (interpretata da Valentina Bellè in maniera tutt’altro che convincente) dice a Milton: “Tu hai gli occhi bellissimi e la bocca bellissima, però sei brutto”.
La scelta di un attore come Marinelli ha infatti un grande impatto sulla storia: quando per la prima volta i tre protagonisti appaiono sullo schermo, lo spettatore desume che la contesa per la ragazza sia ad armi pari, fra due ragazzi di bellezza e aspetto simile.
Il Milton di Fenoglio, però, è tutto un altro personaggio: un romantico, introverso, impacciato e, soprattutto, brutto ragazzo che cerca di conquistare Fulvia con le lettere d’amore e le traduzioni delle poesie inglesi.
La gelosia verso Giorgio (impersonato da Lorenzo Richelmy, protagonista della serie Netflix Marco Polo), il carattere opposto dei due amici sodali e il rapporto con Fulvia vengono tutti sacrificati dai fratelli Taviani in nome di una rivisitazione che non è neanche lontanamente paragonabile al capolavoro letterario di Fenoglio.
LA PESSIMA RESA A SCHERMO DELLE LANGHE NEBBIOSE
Il territorio di Fenoglio e Pavese, le ostiche e labirintiche Langhe vessate perennemente dalla nebbia, dal freddo e dalla pioggia: un posto in cui nascondersi, un territorio esteso nel quale i presidi dei partigiani erano sparsi e nascosti, difficile da scovare.
Le Langhe sono il luogo nel quale gli appassionati di letteratura resistenziale si recano, ancora oggi, per osservare e toccare con mano il prato sul quale hanno camminato e combattuto i protagonisti de La Casa in Collina o di Una Questione Privata.
Il più grande errore dei Taviani (che in realtà hanno girato in Val Maira), è legato proprio al trattamento che hanno riservato a questo territorio, il quale viene rappresentato da una finta e poco credibile nebbia la cui artificialità ricorda quella dei film di Federico Fellini. L’unica differenza è che il regista di Rimini la usava intenzionalmente nelle sequenze oniriche, mentre nelle intenzioni dei fratelli Taviani questa dovrebbe apparire agli occhi del pubblico reale e tangibile.
UN’OPERA CHE TRADISCE L’ORIGINALE E DELUDE
Tra imperfezioni, stravolgimenti di trama, scelte del cast e di regia, si perde completamente lo spirito poetico, romantico e toccante di Una Questione Privata. Quello che era un romanzo di formazione ambientato negli anni della guerra diventa una storia depotenziata e rovinata, svuotata di tutto ciò che rende il romanzo un capolavoro della letteratura italiana.
Inoltre, la cultura italiana ha bisogno di non dimenticare autori e opere di questo livello. Il Giovane Favoloso di Martone ottenne un grande successo, portò scolaresche e genitori al cinema, diede lavoro a tantissime persone impegnate sul set e aiutò, grazie anche all’impegno profuso da Germano, a mantenere viva la memoria di Giacomo Leopardi al di fuori della pagina scritta. Un consiglio su Una Questione Privata: riaprite il romanzo e lasciate perdere il film.