Il regista Thierry Klifa torna a dirigere Katherine Deneuve dopo Les Yeux de sa mère in una storia di violenza e sofferenza, ambientata a Sète, in Occitania.
Un luogo che parla da sè, con una vocazione multietnica sia per la sua geografia che la connotazione migratoria, caratteristica della città che è dominata da un grande porto.
Klifa analizza il rapporto madre e figlia
É proprio dal porto che inizia la storia di Louise e Julia, interpretate da Katherine Deneuve e Diane Kruger, madre e figlia legate ad un doppio filo di solitudine e disabilità. Morto il marito Louise, una donna risoluta e apparentemente insensibile, ha la responsabilità di guidare l’impresa navale lasciata in eredità alla famiglia. Louise sembra essere la perfetta donna borghese, altera e sofisticata, mentre Julia è una trentacinquenne trasgressiva e instabile.
Segnata da un incidente stradale che ha irrimediabilmente compromesso il suo fisico e la sua mente, Julia si lascia andare in una spirale di sesso e droga con il suo spacciatore Rodolphe (Nicolas Douvachelle), un rapporto ambiguo che sembra tirar fuori il peggio di entrambi.
A sua volta Rodoplhe si trova imbrigliato in una pericolosa situazione di estorsione e spaccio di droga con il boss della zona, che minaccia lui e i suoi amici.
La criminalità entra nella vita di una famiglia borghese
Finite nel mirino del migliore amico di Rodolphe, Ben (interpretato dal rapper Nekfeu) le due donne sono costrette ad affrontare i propri demoni, dimostrandosi più forti di quello che sembrano. La piccola criminalità organizzata dell’estremo sud della Francia entra di fatto nelle vite delle due donne, stravolgendo la loro quotidianità.
L’interpretazione comune potrebbe dare per scontato che le donne siano le vittime in questo film, ma il regista ha voluto dare una connotazione nebuolsa alla trama non tracciando dei confini precisi e abbracciando il linguaggio del noir, che rende tutti i personaggi colpevoli.
Colpevole è Louise, che non riesce ad aiutare la figlia tossicodipendente, colpevole è Julia, incapace di creare legami affettivi a causa della sua disabilità, colpevoli sono Rodolphe e Ben, disoccupati che hanno scelto la strada della microcriminalità invece di trovare un nuovo lavoro.
Una sceneggiatura incentrata sulle relazioni umane
Il lavoro di Thierry Klifa e Cèdric Anger si concentra sui rapporti umani più che sull’aspetto investigativo che dovrebbe avere un noir, la psicologia dei personaggi non si riversa sulla soluzione di un caso, piuttosto sull’indagine interiore e la risoluzione dei rapporti affettivi.
Potremmo definirlo un film corale anche se lo script sembra essere scritto appositamente per le due protagoniste Katherine Deneuve e Diane Kruger, due donne che il regista vuole forti e fragili allo stesso tempo.
Non regge invece il confronto, meglio la contrapposizione, tra alta borghesia e classe operaia, che il regista quasi identifica con le gang.
Molto riuscito è invece il personaggio di Louise, interpretato da una sempre magnifica Katherine Deneuve, che ne offere una connotazione realistica e umana. L’attrice francese dà tutto con il suo corpo, segnato dall’età, dalla malinconia e dalla paura di perdere l’unica cosa che le è rimasta, la figlia Julia.
Diane Kruger mostra tutte le sue capacità artistiche e il suo ottimo francese, interpretando una donna irrimediabilmente compromessa, dipendente dai farmaci e alla continua ricerca di sentirsi accettata, in una società che sembra rifiutarla.
Nefkeu, rapper molto noto in Francia e per la prima volta nelle vesti di attore, interpreta con grande naturalezza il personaggio di Ben, un ragazzo di periferia che nasconde dietro la maschera da criminale un animo gentile, dimostrandosi per quello che è proprio alle persone che riteneva nemiche, Louise e Julia.
In Tout Nous Sépare la retorica aleggia come costante per tutta la durata del lungometraggio, non lanciando un messaggio chiaro. Nebulosa, esattamente come le scritture dei personaggi e davvero poco vicina al genere del noir, da cui il regista prende ispirazione.
A rendere il film un prodotto tuttosommato interessante contribuisce lo stile registico, che privilegia lo sguardo degli interpreti, allargando spesso sullo sfondo paesaggistico dell’Occitania, un luogo ricco di storia, fascino e contraddizioni.
Il lavoro di Thierry Klifa finisce per non sorprendere ma vale la pena considerarlo per la passione con cui Katherine Deneuve e Diane Kruger interpretano le due protagoniste, ruoli femminili insoliti e forti, ciò che (purtroppo) manca in molte produzioni, che continuano a proporre personaggi standardizzati. Una scelta che, di sicuro, premia Tout Nous Sépare.