L’associazione tra “le vele” di Scampia e la Camorra è probabilmente l’esempio più spesso citato di quanto il degrado urbano possa avere un diretto impatto sul tessuto sociale, eppure il massiccio complesso progettato da Franz di Salvo rappresenta solo uno dei molteplici non-luoghi di un Sud abbandonato a se stesso nei quali la legalità sembra svanire insieme a ogni speranza di redenzione.
Malarazza – Una storia di periferia, nelle nostre sale a partire da giovedì 9 novembre, già dal titolo pone l’accento proprio sul suddetto triste binomio, ma, rispetto alla sterminata produzione di genere che ha visto una fortunata rinascita dopo il Gomorra di Matteo Garrone, ha il pregio di correggere il tiro e concentrarsi su uno dei quei ‘buchi neri’ sui quali nemmeno il cinema e la televisione dirigono il proprio sguardo: le zone più degradate della città di Catania.
UNA STORIA DI CRIMINALITÀ E VIOLENZA SULLA DONNA
È proprio nel capoluogo metropolitano catanese, tra la zona periferica di Librino (nata come new town e diventata una delle realtà più malfamate d’Italia) e il quartiere centrale di San Berillo che si svolge la storia scritta dal regista Giovanni Virgilio a quattro mani con Luca Arcidiacono.
La giovane e bella Rosaria (una straordinaria Stella Egitto) è la moglie di Tommaso Malarazza (David Coco), una volta boss temuto e autorevole, e ora criminale sul viale del tramonto. Rosaria, che è anche madre di Antonino (Antonino Frasca Spada), è costretta a subire da parte del consorte angherie fisiche e psicologiche di ogni sorta, finché un giorno decide di non sopportare oltre e di scappare insieme al figlio, rifugiandosi dal fratello Franco (Paolo Briguglia), un transessuale colto e gentile costretto a prostituirsi per sopravvivere.
La fuga dura poco e la violenta reazione di Tommaso sembra spegnere ogni speranza nella donna. Quando però l’uomo morirà e per madre e figlio sembrerà offrirsi una nuova possibilità di riscatto, i due si accorgeranno di quanto sia difficile divincolarsi dalla morsa della criminalità nella quale si è cresciuti.
UNA MAFIA SPREGEVOLE, SENZA EPICA NÉ AMMICCAMENTI
Il taglio scelto da Virgilio è asciutto, quasi verista, e l’unica concessione che la messinscena severa fa allo spettatore è quella di una colonna sonora eterogenea e onnipresente, che strizza sì l’occhio al rap della Gomorra televisiva ma si spinge anche in mille altre direzioni, dal neomelodico alla bossa.
I dialoghi in catanese stretto trascinano lo spettatore in una realtà immersiva, in cui tra le interpretazioni a tratti discontinue emerge l’indubbio talento di Stella Egitto, già vista in In Guerra Per Amore e di cui, potete starne certi, sentiremo di nuovo parlare.
Raccontando il tema della ragnatela mafiosa con grande definizione, Malarazza si spinge a dipingere senza censure anche la tematica quantomai attuale della violenza sulle donne, imbastendo un tessuto narrativo che invischia le vite dei protagonisti, imprigionati in un mondo nerissimo in cui pare non esserci possibilità di redenzione.
IL PROGETTO CON RENZO PIANO
La grande sensibilità del regista verso il tessuto urbano e sociale è frutto non solo dell’esperienza diretta del cineasta, ma anche della conoscenza approfondita di quelle realtà datagli da un progetto parallelo a Malarazza: il documentario Librino Express (ora in fase di post-produzione). Virgilio ha infatti seguito da vicino il lungo lavoro di comprensione e confronto con cui, tra il 2014 e il 2015, un team guidato da Renzo Piano ha affrontato il territorio al fine di procedere a un progetto di riqualificazione di San Teodoro a Librino. Il risultato è uno sguardo magari non accattivante, ma di certo sincero e verosimile.
Malarazza è una piccola produzione realizzata con un budget modesto, la cui release non potrà di certo competere con i giganti della finestra distributiva, ma che per la grande onestà e aderenza al vero che la anima merita una grande attenzione, anche se qualche interpretazione o scelta registica potrebbe non essere perfettamente centrata.
In un momento storico in cui le storie sulla criminalità organizzata sembrano quasi mitizzare le gesta delle famiglie malavitose, Malarazza ha il grandissimo pregio di ricordarci senza mezzi termini quanto poco ci sia di affascinante in quelle vite disperate. E non è un merito da poco.