Joe (Joel Curtney), Alice (Elle Fanning), Cary, Martin e Charles sono un gruppo di giovani amici impegnati nelle realizzazione di un film horror girato in super8 con il desiderio di presentarlo ad un piccolo festival di provincia. Durante la ripresa di una scena particolarmente d’impatto, i cinque si ritrovano invece testimoni di un incidente che causa il deragliamento di un treno e la sua conseguente distruzione. Subito la piccola cittadina dell’Ohio in cui i ragazzi vivono è presa d’assalto dai militari, mentre il vicesceriffo Lamb (Kyle Chandler) è intento ad indagare sulle innumerevoli persone scomparse nei giorni appena successivi all’incidente. Queste due strade si scontreranno pericolosamente con quella dei ragazzi che a loro volta indagheranno sull’accaduto, portando alla luce misteri spaventosi e creature sconosciute.
UN ATTO D’AMORE VERSO IL CINEMA DI SPIELBERG
Terzo film di J.J. Abrams, Super 8 è un chiaro e per niente velato omaggio a quel filone avventuristico che tanto ha fatto la fortuna di Steven Spielberg negli anni Ottanta. Tutti gli elementi che possiamo trovare in pellicole come Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, E.T. L’extra-terrestre, come anche in Stand by Me di Rob Reiner e qualcosa dei I Goonies di Richard Donner – il cui soggetto portava comunque la firma di Spielberg – sono inseriti in questa pellicola in un insieme di citazioni e ispirazioni che non si preoccupano affatto di essere scoperti dal pubblico più attento.
L’ambientazione della provincia americana di fine anni Settanta, il rapporto speciale che si instaura in un gruppo di maschi in piena preadolescenza e i cambiamenti conseguenti all’incontro col genere femminile, le creature aliene, le biciclette, le tecnologie ‘all’avanguardia’ come la cinepresa nel formato super8 e il walkman, portano in scena un atteggiamento sicuramente nostalgico che però non risulta forzato e soprattutto non si impone come un presuntuoso riepilogo di repertorio cinematografico.
LA POETICA DI J.J. ABRAMS
J.J. Abrams è ben consapevole delle sue conoscenze cinefile come lo è del suo indiscutibile talento; ecco perché la sua regia tanto citazionistica del cinema di Spielberg, o meglio di quel canone di cui ne fu cuore pulsante, lascia spazio ad elementi più personali, che strizzano l’occhio ai gusti del pubblico moderno e che rientrano perfettamente nello stile nato dal pilot della famosissima serie tv Lost, di cui Abrams firmò la regia, portato avanti in pellicole successive come Cloverfield del 2008 da lui prodotto, passando per Star Trek Into Darkness, fino ad arrivare a Star Wars – Il Risveglio della Forza.
I bagliori e i chiaroscuri che denotano le sue scelte registiche si sposano perfettamente con i temi a lui cari come il racconto del mistero, la presenza di mostri con evidenti denotazioni umanizzanti, l’interesse con cui vengono scandagliati i rapporti umani, specie quello tra padre e figlio: così Joe e il vicesceriffo Lamb in Super 8 condividono sentimenti e umori che già avevamo conosciuto in Jack di Lost, nel capitano Kirk e soprattutto nel rapporto tra Han Solo e Kylo Ren.
Il gusto per lo spettacolo è inoltre ben esplicato dalla qualità degli effetti speciali, che, per appartenere a un film uscito in sala nel 2011, non risultano fastidiosamente datati, ma adeguati alle aspettative di un pubblico abituato ad un’evoluzione inarrestabile del CGI.
LA STRADA PER STRANGER THINGS
Lo spettacolo non viene meno quando si tratta di una sceneggiatura che, pur presentando qualche difetto, riesce in ogni caso a coniugare bene il genere fantascientifico a quello di avventura e di formazione. L’attenzione ai personaggi è curata e più che rifarsi a stereotipi, come il già citato rapporto padre-figlio o ai primi amori adolescenziali, gli eventi privati dei protagonisti si dispiegano naturalmente nello script, incuriosendo lo spettatore anche su questo fronte.
J.J. Abrams si è presentato da subito come un talentuoso cineasta e un cinefilo appassionato, ma al contrario di quello che accade nei suoi film, non fa mistero della sua conoscenza dei gusti di quel pubblico che ama un cinema dall’estetica forte perfettamente in linea con i migliori blockbuster. Forse il suo prodotto meno conosciuto, ma che sarebbe in realtà una piccola perla anche senza grandi effetti speciali e creature segrete e che, probabilmente, si mette fedelmente in linea tra quei film che hanno poi portato i fratelli Duffer a creare gioielli inestimabili come Stranger Things (tra i quali annoveriamo, da un punto di vista di citazionismo degli anni ’80, anche un altro meraviglioso coming of age tra ‘metafisico’ e paura uscito in quegli anni, Nel Paese delle Creature Selvagge di Spike Jonze)
Super 8 è ora disponibile in una meravigliosa edizione da collezione steelbook distribuita da Universal Pictures Home Entertainment, ricchissima di contenuti speciali (una featurette sull’incidente ferroviario, 8 documentari, 14 scene inedite e il commento di J.J. Abrams).