Gli Sdraiati prende un cliché dallo sfondo dei romanzi per adolescenti, vi stringe sopra l’obbiettivo, lo eviscera e lo trasforma in un tema.
Francesca Archibugi, già regista de Il nome del figlio, ci presenta una pellicola liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Michele Serra, che si articola intorno a un travagliato rapporto padre/figlio, inquadrato rovesciando la prospettiva. “Quello che ci ha colpito del romanzo è stata una specie di disfunzionalità paradossale perché invertita: un padre incompreso, e forse non amato”, dichiara la regista: non più ragazzi soli, dimenticati, rifiutati, ma anzi perfettamente integrati, sui quali si riversa forse troppo amore, identificato come probabile causa dell’insofferenza – parlare di odio o disprezzo è eccessivo – che permea il rapporto padre/figlio.
Giorgio Selva (Claudio Bisio) è un famoso giornalista RAI, abita a Milano e ha un figlio, Tito (Gaddo Bacchini), avuto da Livia, l’ex moglie con cui non ha contatti da quasi sette anni. La separazione dei genitori si riflette duramente sull’equilibrio del ragazzo, Tito, un adolescente insofferente all’oppressività del padre, che esclude totalmente dalla propria vita, rifugiandosi in amicizie simbiotiche e in amori esclusivi. Seppure anche la madre abbia un ruolo rilevante all’interno della vita del ragazzo, questa ci viene mostrata solo di sfuggita dallo schermo di un citofono: il racconto si concentra infatti su Tito e Giorgio, eviscerando la guerriglia quotidiana che si amplifica nella sua perpetuazione, e che trova le sue cause occasionali in un dentifricio senza tappo, o in uno yogurt aperto lasciato fuori dal frigo.
Nell’identificare i motivi della scontrosità e dell’insofferenza di Tito nella separazione dei genitori, la regista sfiora in modo non troppo velato la spinosa questione dell’adeguatezza delle nuove famiglie contemporanee. Il film si colora di giallo quando arriva nella loro vita Alice (Ilaria Brusadelli), fidanzata e coetanea di Tito, e figlia di Rosalba (Antonia Truppo). I due ragazzi ignorarono che Rosalba, nell’anno di nascita di entrambi, era donna di servizio a casa Selva, e che in quel periodo era anche protagonista di una storia d’amore clandestina con Giorgio. L’ombra di una paternità ignota è l’elemento con cui Gli Sdraiati fa rimanere gli occhi dello spettatore piacevolmente incollati allo schermo, e che spiega almeno in parte l’incapacità cronica di Giorgio di imporsi nettamente su Tito.
Una riuscita vena umoristica pervade tutta la pellicola, senza però risultare forzata: le situazioni si rivestono di comicità in modo spontaneo, supportate da una performance generalmente buona del cast, che, rispettando la tempistica, riesce con naturalezza a strappare un sorriso alla platea. Il livello medio viene ulteriormente alzato dalle interpretazioni degli attori più giovani, ma il personaggio portato in scena dalla Truppo risulta caricaturale ed esagerato, forse per una performance poco naturale. Negli ultimi minuti, il finale segue dinamiche non chiarissime, ma offre una soluzione che all’insegna della maturità, che non si allontana molto dagli standard attuali del cinema italiano.
Distribuito da Lucky Red, e prodotto da Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Marco Cohen e Andrea Occhipinti, Gli Sdraiati sarà nelle nostre sale dal 23 novembre.