Grande maestro di cinema italiano, inizialmente definitosi neorealista (seppur comico), Marco Ferreri è stato un regista anticonformista e ironico, decisamente difficile da incasellare in facili tassonomie. Ferreri ha raccontato storie originali e irriverenti senza rinunciare a discreti successi di botteghino – nonostante l’antipatia di buona parte del pubblico, a cui però si rifiutava di concedersi con facili commedie e film politicamente corretti.
Autore controverso (fu il più controcorrente durante gli anni d’oro della Commedia all’Italiana), Ferreri è stato quasi del tutto dimenticato dal cinema contemporaneo e dalla cultura italiana in genere. Per questo, il docufilm diretto da Pierfrancesco Campanella e scritto da Lorenzo De Luca I Love… Marco Ferreri, in uscita nelle nostre sale il 30 novembre, si pone come una grande omaggio al regista, raccontato attraverso una sorta di ricerca investigativa postuma condotta da un misterioso indagatore ossessionato dalle immagini del film di Ferreri e convinto che la morte dell’autore non sia riconducibile a cause naturali.
In I Love… Marco Ferreri assistiamo così ad un intrecciarsi di episodi onirici che vedono protagonista il nostro ispettore, e testimonianze di attori, studiosi e critici cinematografici (Michele Placido, Piera Degli Espositi, Franco Mariotti, Mario D’Imperio), tutti tesi a tendere quelle che sono state le fila della vita puramente artistica di questo autore controverso quanto geniale.
Suoi sono film come Ciao Maschio, premiato al Festival di Cannes e interpretato da Marcello Mastroianni e Gérard Depardieu, Chiedo Asilo, vincitore dell’Orso d’Argento nel 1980, con Roberto Benigni e Francesca De Sapio, Storie di ordinaria follia, titolo ripreso da una racconta di racconti di Charles Bukowski a cui sono ispirati anche alcuni eventi del film, e ancora La Grande Abbuffata, forse il suo titolo più famoso oggi, con Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Michel Piccoli.
Un cinema, questo, entrato nell’immaginario collettivo tra la fine degli anni Settanta e tutti gli anni Ottanta e finemente analizzato nel documentario di Campanella, ma con la stessa ironia che contraddistingueva Marco Ferreri: entra così in scena un personaggio fuori dal coro, un intruso per così dire, sospeso in una stanza anonima mentre, al pari di un qualunque critico cinematografico formatosi su Facebook, che guardando direttamente in macchina rinnega il suo stesso percorso formativo di strada, ci consiglia vivamente di lasciar perdere i film di Ferreri, che tanto non hanno niente da dire, ne avevano poco ai suoi tempi, figuriamoci ora.
Ecco che allora capiamo bene dove vuole arrivare Campanella con il suo I Love… Marco Ferreri: se l’operazione non è sicuramente delle più originali, laddove la figura dell’investigatore privato risulta anche talmente letteraria da diventar scolastica, è anche indiscutibile che il risultato a cui si giunge è l’unica verità evidente: il colpevole della morte di Marco Ferreri, il suo aggressore rimasto impunito, è quella stessa società che i suoi film raccontavano. Con impressionante lungimiranza, Ferreri non si limitava a ironizzare su un consumismo e sull’atteggiamento borghese che in quegli anni iniziava solo ad affacciarsi sul panorama italiano, ma anzi, se ne dichiarava sconfitto: i suoi personaggi non trovano mai la vittoria, sono anzi dei perdenti, umiliati, relitti ai margini della loro stessa vita. Allo stesso modo, Ferreri e soprattutto la sua memoria artistica sono consapevolmente caduti sotto i colpi di quella stessa società che oggi si è pienamente evoluta grazie a un consumismo sfrenato, la televisione commerciale, la vita che si limita a una condizione digitale a causa della presenza massiccia dei social network.
Tutto quello che il regista Ferreri aveva predetto con sconvolgente sensibilità culturale, viene così inghiottito da Campanella, digerito e quindi ributtato fuori direttamente nelle mani del pubblico. In questo stesso modo, ripercorrendo ironicamente le orme di una storia cinematografica cancellata, si restituisce alla memoria collettiva l’opera e la vita di un grande autore italiano.