UPDATE: Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro arriva finalmente in DVD grazie a Mustang Entertainment e CG Entertainment. L’edizione home video è ricca di contenuti speciali (Il regista e Stalin ringraziano il TFF per il premio ricevuto, trailer, Dalla Graphic Novel al Film, Dalla Storia al Film, Pillole Social) e potete acquistarla anche direttamente dallo store online di CG Entertainment.
È solo verso la fine di The death of Stalin (titolo italiano Morto Stalin, se ne fa un altro), opera seconda di Armando Iannucci presentata in concorso al 35° Torino Film Festival, che capiamo realmente qual è l’oggetto delle nostre risate: la spietata lotta per il potere di un gruppo di criminali politici, pronti a pugnalarsi alle spalle e a opprimere buona parte del loro popolo pur di appropriarsi del primo anello nella catena di comando e salire sul trono più alto dello Stato Sovietico. Ma lo realizziamo appunto solo dopo due ore di spassosissima black comedy cattiva e irresistibile, farcita con il meglio della comicità british e di una satira politica di cui Iannucci è grande maestro (come dimostrano le acclamatissime e pluripremiate The Thick of It e Veep, serie televisive che l’autore scozzese ha ideato per la BBC).
LA MORTE DI STALIN E LA CORSA ALLA SUCCESSIONE
Adattato dall’omonima graphic novel di Fabien Nury e Thierry Robin, Morto Stalin, se ne fa un altro ci introduce all’Unione Sovietica del dopoguerra e alle sistematiche purghe staliniane durante gli ultime ore di vita di Stalin (Adrian McLoughlin), raccontandone puntualmente manie e ossessioni. Ma è proprio l’improvvisa morte del dittatore, avvenuta il 5 marzo del 1953, che innesca la lotta intestina fra i fedelissimi del Comitato Centrale: una corsa disperata verso la successione al tiranno che inciampa in situazioni grottesche e colpi di mano improbabili, in un susseguirsi di personalità storiche legate in qualche modo all’Urss degli anni ‘50 realmente esistite ma opportunamente parodiate da un cast di altissimo livello: da Nikita Khrushchev (Steve Buscemi) al ministro del lavoro Vyacheslav Molotov (Michael Palin dei Monty Python); dal vice di Stalin Georgy Malenkov (Jeffrey Tambor di Arrested Development) al temutissimo capo della polizia segreta Lavrentiy Beria (Simon Russell Beale), dando spazio anche ai figli di Stalin, Svetlana (Andrea Riseborough) e Vaisly (Rupert Friend di Homeland), fino al generalissimo Georgy Zhukov (Jason Isaacs di Star Trek: Discovery).
UNA SORTA DI LE VITE DEGLI ALTRI PARODISTICO
È in questa coralità di personaggi che Iannucci imbastisce un comedy storica senza precedenti, mettendo in ridicolo il potere sovietico come se stessimo assistendo a un Le vite degli altri o a un Il Divo sorrentiniano in salsa divertissement. Da una parte riprese e musiche solenni che rimandano ad alcune atmosfere dei fratelli Coen, dall’altra una sceneggiatura che strabocca di dialoghi, battute, botte e risposta incessanti, quasi a far non respirare lo spettatore tra una gag e l’altra. Ma se l’Unione Sovietica degli anni ‘50, trasfigurata attraverso l’immaginario britannico (il film è girato e descritto in lingua inglese), è un inferno politico e sociale che Iannucci prende in giro fin dalle primissime scene, il racconto del terrore staliniano e post-staliniano è riportato doviziosamente e senza censure, suscitando così nello spettatore quasi un senso di colpa perché costretto a sogghignare di fronte a una delle pagine più nere del secolo scorso.
Ma è nelle scene finali che, dicevamo, si smette di ridere: Morto Stalin, se ne fa un altro vira oltre le risate, rimanendo tanto cupo e glaciale quanto terribilmente poco divertente. Il potere che Iannucci ha messo a nudo, tanto assetato quanto goffo, assume una valenza più disumana e simbolica. Karl Marx era solito dire che la storia, nel ripetersi, è destinata a diventare farsa: allo stesso modo Iannucci sembra averci voluto anestetizzare con un gas esilarante per farci scoprire solo alla fine dell’operazione quanti arti ci sono stati asportati. E lo fa consapevolmente, proiettandosi in un presente nel quale sghignazziamo quotidianamente delle orribili epurazioni di Kim Jong-un o non prendiamo troppo sul serio quelle più ‘raffinate’ di Putin e Trump verso i loro oppositori politici. Una modernità dentro la quale le vicende più orribili del novecento, in modo farsesco o no, rischiano davvero di ripetersi. Basterà davvero una risata a seppellirle?