Fiaba stranamente delicata in cui le scene più drammatiche e strazianti si mescolano a momenti di puro divertimento, The Giant di Johannes Nyholm, in concorso all’ ArteKino Festival 2017 e disponibile gratuitamente per la visione a questo link, è anche uno dei film sportivi più bizzarri che vi capiterà di vedere.
Il lungometraggio d’esordio del regista svedese, già celebre a livello internazionale per alcuni corti animati, segue le orme di Rikard, un trentenne affetto da autismo e da una grave malformazione ossea su tutto il corpo. Rikard è anche un asso nel petanque (le bocce francesi) tanto che intende partecipare ai Campionati Nordici con Roland, l’amico fraterno che è anche l’unico a capirlo e a sostenerlo da sempre. Del resto lui non è un debole e spronato dalla sua fervida immaginazione si crede un gigante che domina una terra immaginaria, dove tutti i suoi sogni possono avverarsi; persino, forse, quello di riabbracciare la madre che lo ha abbandonato.
“Quando non è possibile segnare, prova a spostare l’obiettivo”, così Roland cerca di spronare il suo fedele compagno a non desistere mai e a cercare sempre una soluzione alternativa per ogni problema. Dopotutto vivere come Rikard non è affatto facile: spesso invisibile di fronte a una società che lo schernisce con gli epiteti più ignobili. E allo stesso tempo sembrano invisibili tutti quelli intorno a lui; forse spaventati, forse preoccupati di fargli del male data la sua fragilità. Un problema che si palesa durante una delle prime scene del film, quando Rikard è colpito alla testa da una boccia di metallo e viene portato d’urgenza in ospedale. È proprio durante i suoi svenimenti (se ne susseguiranno altri da lì in poi), che il regista applica un tocco insolito ad un film già di per sé inusuale, inserendo sequenze surreali dai colori vividi e saturi in contrapposizione al grigiore della realtà. Sequenze dove un gigante cammina a grandi falcate verso un orizzonte ignoto, percuotendo il terreno sotto i suoi piedi. È Rikard questo gigante, chiamato in causa nelle sua mente ogni qual volta si rende necessario superare un ostacolo per lui impossibile; una personalità immaginaria nata forse come conseguenza ai traumi infantili subentrati il giorno in cui fu separato dalla madre, affetta dopo la nascita del figlio deforme da una grave psicosi post-partum.
La vita di Rikard si sussegue così tra alti e bassi; tra un lancio ben assestato durante l’ambito Campionato Nordico e il malessere dovuto alla propria condizione fisica e psicologica. Poi ci sono le visite allo spioncino dell’appartamento della madre, isolata a causa della patologia e impossibilitata a uscire; gli allenamenti intensi con le bocce nella cameretta e un compleanno festeggiato con i ragazzi affettuosi dell’istituto per disabili dove abita. In tutto questo la sua autenticità è sostenuta dall’interpretazione straordinaria di Christian Andrén. Il tipo di recitazione che vi farà dimenticare di star guardando un film di finzione, poiché l’attore, egli stesso disabile ma truccato per l’occasione per assomigliare a una sorta di “Elephant Man”, sembra aver incanalato le proprie esperienze nel portare Rikard così dolorosamente e realisticamente alla vita. E d’altra parte il cineasta svedese dedica al suo personaggio un ritratto toccante e scevro di facili pietismi, soprattutto se si considerano le scelte registiche ed estetiche di un linguaggio filmico tendente più al falso documentario, che al biopic vero e proprio.
Insomma The Giant è un’opera prima emozionante, una piacevole sorpresa che scorderete difficilmente e amerete incondizionatamente, nonostante qualche difetto verso un finale forse troppo velocizzato. Un film che vi farà piangere e ridere e insieme riflettere sul mondo, sui meno fortunati e sul loro modo di affrontare la vita.
ArteKino – The Giant: una visionaria e poetica dramedy tra deformità e sport (recensione)
Una visionaria opera prima racconta le difficoltà quotidiane, le passioni e il mondo interiore di un trentenne affetto da una grave malformazione.