Black Mirror, da quando ha fatto il suo debutto sul canale inglese Channel 4, è una serie che si è sempre distinta per la capacità di scioccare il pubblico con scenari distopici in grado di prevedere le distorsioni di un mondo sempre più dipendente dalla tecnologia. Molti fan, dopo che lo show è stato acquisito da Netflix, si sono lamentati di una presunta americanizzazione del prodotto che, secondo loro, lo avrebbe reso meno cinico rispetto ai suoi esordi per essere più accessibile ad un pubblico mainstream. La piattaforma streaming ha dimostrato lo scorso anno di non snaturare la creatura di Charlie Brooker ma dopo la visione di Crocodile, il terzo episodio della nuova stagione, qualche dubbio a proposito sorge spontaneo.
POSSO LEGGERTI I RICORDI?
Nel prologo dell’episodio assistiamo a un omicidio colposo a opera del compagno della protagonista Mia (Andrea Riseborough), la quale aiuta l’omicida a liberarsi del cadavere per poi scappare, anziché denunciare l’incidente. Dopo un salto temporale di diversi anni, quando ormai quell’evento sembra un capitolo chiuso e Mia si è rifatta una vita con un altro uomo, l’ex riemerge dal passato riportando a galla le loro colpe e mettendo così in moto una serie di eventi che mineranno l’equilibrio faticosamente raggiunto dalla protagonista. A complicare il tutto ci sarà un perito assicurativo (Kiran Sonia Sawar) intento a indagare su un infortunio di poco conto con l’ausilio di una macchina capace di leggere la memoria delle persone: quando le sue indagini la porteranno per puro caso a incontrarsi con Mia, la posta per insabbiare quel crimine passato si farà sempre più alta.
CROCODILE È IL PEGGIOR EPISODIO DI BLACK MIRROR
Scritta da Charlie Brooker e diretta da John Hillcoat, Crocodile è in assoluto la peggior puntata nella storia di Black Mirror. Questo poco invidiabile titolo deriva da diversi fattori: nel corso dei 58 minuti di durata la storia, seppur basata su un soggetto molto interessante, non riesce mai a decollare perché il mediometraggio, che dovrebbe essere a tutti gli effetti un thriller, non crea la tensione necessaria e non coinvolge a sufficienza lo spettatore.
Difficile dire se il problema principale sia la regia priva di slanci di Hillcoat (Codice 999, Lawless) o una costruzione del percorso narrativo troppo lineare (basata sul piatto montaggio del non espertissimo Tom Lindsay), però Crocodile, nonostante le atrocità messe in scena, non sconvolge nemmeno quando il bel twist finale (in pieno stile Black Mirror) potrebbe risollevare le sorti di un episodio modesto per gli standard dello show. In questa occasione Brooker usa la tecnologia solo come pretesto narrativo per portare avanti la trama da giallo, senza però fare ricorso alla feroce critica sociale che è il marchio di fabrica della serie, e rinnegando quindi l’essenza stessa di un franchise il cui scopo è farci riflettere sul lato oscuro del progresso.
A salvare Crocodile dalla mediocrità non bastano quindi le buone interpretazioni delle due protagoniste femminili, Kiran Sonia Sawar e un’inquietante Andrea Riseborough (Oblivion, Birdman), ma vi consoli sapere che la puntata 4×03 di Black Mirror è per il momento solo ‘un incidente di percorso’: il primo vero segno di stanchezza creativa da parte di uno dei più geniali showrunner contemporanei, nell’ambito di una stagione che più avanti sarà ancora capace di regalarvi momenti memorabili.