Il titolo del season finale di quest’anno, shutdown -r, è davvero emblematico per Mr Robot: il comando shutdown -r infatti permette ad un computer di riavviarsi dopo l’interruzione di tutti i programmi attivi e la chiusura del sistema operativo. Che sia la definitiva dichiarazione di intenti da parte dello showrunner Sam Esmail? La serie più importante del canale via cavo americano USA Network, già rinnovata per una quarta stagione, ha sempre avuto la capacità di reinventarsi pur mantenendo la sua riconoscibile cifra stilistica e l’ultimo episodio ha solo consolidato un trend che, già a partire dalla première eps3.0_power-saver-mode.h, sembrava essere molto chiaro.
“SE VOGLIAMO CHE TUTTO RIMANGA COME È, BISOGNA CHE CAMBI TUTTO”
La celebre frase pronunciata da Tancredi nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa Il Gattopardo è perfetta per sintetizzare il leitmotiv della stagione: gli eventi del 9 maggio sono avvenuti perché i gruppi di potere hanno permesso alla fsociety di attuare il piano e, nonostante il continuo avvicendamento delle persone che occupano le posizioni chiave (per lo più poliziotti minacciati, dirigenti manipolabili e faccendieri moralmente discutibili), lo status quo è rimasto pressoché inalterato. Qual è, a questo punto, l’azione più rivoluzionaria da compiere? Resettare tutto. Ed è ciò che fa Elliot Alderson (Rami Malek): dopo varie peripezie, finalmente riesce a riconciliarsi con il suo alter ego Mr Robot (Christian Slater) e fa partire il comando che azzera l’attacco hacker, un vero e proprio atto di disobbedienza. Anche gli altri personaggi dello show inevitabilmente dovranno fare i conti con le conseguenze post-9 maggio: Tyrell Wellick (Martin Wallström), dopo aver perso la moglie Joanna (Stephanie Corneliussen), si rende conto di essere semplicemente un burattino in mano a Phillip Price (Michael Cristofer), il CEO della E Corp che confessa ad Angela (Portia Doubleday) di essere suo padre. Sull’altro fronte invece l’agente dell’FBI Dominique DiPierro (Grace Gummer) e Darlene (Charly Chaikin) scoprono che Ernesto Santiago (Omar Metwally), il capo della poliziotta, lavora per conto della Dark Army; Santiago le cattura entrambe ma il fixer Irving (Bobby Cannavale) decide che il suo tempo è ormai concluso perché reputa la DiPierro più funzionale per il ruolo (arrivando a minacciare l’incolumità della famiglia della donna per convincerla).
MR ROBOT È IL MIGLIOR NOIR TELEVISIVO IN CIRCOLAZIONE
Rispetto allo scorso anno, Esmail corregge il tiro riportando Mr Robot su un territorio molto più convenzionale: nella terza stagione i toni surreali e allucinati sono stati in gran parte accantonati a favore di una narrazione più lineare. Molti estimatori della serie hanno fantastico su un ipotetico scenario sci-fi, avvalorando la tesi della presenza di diverse dimensioni parallele all’interno del mondo di Elliot Alderson. Lo stesso showrunner ha cercato furbescamente, nel corso dei dieci episodi, di incoraggiare la teoria con riferimenti cinefili ben precisi (in primis Ritorno Al Futuro 2, dove in effetti era presente un 1985 alternativo causato da un paradosso dovuto al cambio degli eventi nel 1955) e descrivendo un quadro geopolitico inusuale (come l’annessione del Congo alla Cina avvallata da una votazione delle Nazione Unite). Se però, da un lato, la speculazione sulle realtà parallele andava scemando sempre di più, dall’altro gli indizi di Esmail volevano indicare due elementi portanti della stagione appena conclusa: la natura sempre più distopica dello show e il principio, descritto proprio in Ritorno Al Futuro, che ognuno di noi è l’artefice del proprio destino perché il futuro non è scritto.
Sam Esmail dimostra di aver imparato dagli errori commessi (per esempio nella gestione del ritmo) e, ancora una volta, decide di prendere in mano la regia di tutti gli episodi con un’ambizione decisamente maggiore: oltre a proporre soluzioni visive suggestive, quest’anno il regista e sceneggiatore statunitense di origine egiziana è l’artefice di una delle puntate più belle dell’intero 2017 ovvero eps 3.4_runtime-error.r00. La 3×05, girata utilizzando la tecnica del piano sequenza (anche se, proprio come il film premio Oscar Birdman, si tratta in realtà di un falso one-shot), ha il merito di alzare ulteriormente l’asticella nella sperimentazione televisiva (Esmail, per permettere agli spettatori una fruizione ottimale, ha espressamente chiesto al network di non trasmettere pubblicità durante la messa in onda, evento molto raro per una basic cable).
Altro elemento vincente della terza stagione è l’inserimento in pianta stabile di due personaggi secondari molto interessanti come Irving (un maestoso Bobby Cannavale), una sorta di Ray Donovan e Mr Wolf più eccentrico (peccato che non sia stato sfruttato di più da Esmail), e l’agente dell’FBI DiPierro (una bravissima Grace Gummer, la figlia di Meryl Streep), una servitrice dello Stato che si trova suo malgrado in un meccanismo più grande di lei. Per il resto è superfluo elogiare le interpretazioni del cast (Malek e Slater giganteggiano ma anche Martin Wallström e Charly Chaikin si difendono alla grande) ma la nota stonata continua a rimanere Angela (una Portia Doubleday poco convincente): la sua storyline è in assoluto il vero punto debole di Mr Robot. Nonostante si sia chiarito per quale motivo Price fosse così interessato a lei (il tema del rapporto padre/figlio è stato centrale quest’anno), le vicende della giovane manager sembrano quasi slegate rispetto al quadro generale e la sua caratterizzazione è fastidiosamente contraddittoria.
Cosa ha in mente Sam Esmail per il futuro della serie? È difficile oggi prevedere in quale direzione potrà andare Mr Robot. Se consideriamo le indicazioni del season finale e la storia recente del prodotto targato USA Network, lo sceneggiatore ha gettato le basi per far cambiare nuovamente pelle alla sua creatura. Il reset narrativo non è certo una novità in televisione perché si tratta di un espediente in grado di regalare nuova linfa ad uno show: l’esempio più lampante è la serie Showtime Homeland, letteralmente rinata da quando ha assunto una natura semi-antologica. Esmail, malgrado abbia le spalle coperte, deve però fare i conti con gli ascolti perché la terza stagione è stata numericamente la più deludente (una media di mezzo milione di spettatori a puntata, un terzo rispetto al primo anno). A questo punto il dilemma sorge spontaneo: lo showrunner continuerà ad andare dritto per la sua strada oppure escogiterà qualche trucco ruffiano pur di recuperare pubblico? L’augurio è quello che l’autore possa avere totale carta bianca dai vertici del canale via cavo (Mr Robot è pur sempre una risorsa per USA Network, anche in chiave Emmy e Golden Globe). Il sentiero tracciato è quello giusto: se lo show confermerà quanto di buono ha fatto vedere nel 2017, potrebbe seriamente candidarsi ad un posto nell’Olimpo della serialità televisiva.