La realtà e la finzione, il corpo e l’anima. Questi sono i binomi alla base dell’ultimo Orso d’Oro di Berlino, scritto e diretto da Ildikó Enyedi, regista ungherese che torna a girare un lungometraggio a quasi vent’anni di distanza dal precedente.
Corpo e Anima è un film estremamente inusuale, costruito su delle premesse che rasentano il teatro dell’assurdo: i due protagonisti, Endre e Maria, lavorano entrambi in un mattatoio. Tutti e due hanno problemi a relazionarsi con l’altro sesso: lui per il troppo desiderio che prova verso le donne e lei per una fobia del contatto fisico. Un giorno una psicologa, interrogando tutti i dipendenti, viene a conoscenza del fatto che i due condividono lo stesso sogno. Ogni notte, infatti, si immaginano di essere due cervi in un bosco, i quali non si accoppiano mai, piuttosto si corteggiano. Questa scoperta sarà l’occasione per dare il via a un rapporto incentrato sul superamento delle proprie paure e dei propri limiti.
ENDRE E MARIA
Il mattatoio, con i suoi pavimenti luridi di sangue, si trasforma, nel mondo dei sogni, in un placido bosco innevato. Loro due, Endre e Maria, diventano due cervi, uno maschio e una femmina. Il corpo ed anima del titolo sono le “menomazioni” dei protagonisti: lei ha un bellissimo corpo del quale non è pienamente cosciente e che non riesce a “sfruttare” a causa della sua anima, mentre lui si ritrova con un braccio completamente paralizzato. Il mondo dei sogni è l’unico nel quale entrambi sono “integri”, perfettamente riuniti nel corpo e nello spirito.
La cosa più interessante di Corpo e Anima, al di là delle banali opposizioni realtà/fantasia e bianco/rosso, è il modo con il quale la regista riprende e racconta il rapporto fra questi due strani individui. Tutti i loro discorsi e i loro incontri nella mensa del mattatoio sono l’equivalente del primo rapporto sessuale fra due adolescenti: nessuno dei due sa bene cosa fare ed entrambi hanno paura di superare il “muro” che li divide (non riescono, per esempio, a chiedersi l’un l’altro di vedersi al di fuori del luogo di lavoro). Questa profonda difficoltà comunicativa risiede nel fatto che sono due individui abituati e, in qualche modo, assuefatti alla solitudine di tutti i giorni. Ciò che illumina le loro vite è l’incontro che hanno di notte nei sogni e di giorno nella mensa. È incredibile come questo rapporto, fatto di un banale scambio di parole, tenga incollati allo schermo. Lo spettatore si trova addirittura disorientato dal loro modo di fare, ansioso di sapere cosa accadrà nella vita reale e cosa nel sogno.
I protagonisti risultano sì goffi, eccessivamente disadattati e strambi, eppure mai fastidiosi. La Enyedi riesce splendidamente a non cadere in inutili lirismi, specialmente perché adotta la saggia scelta di mantenere la componente onirica fuori dalla storia principale. Essa, infatti, è soltanto la scintilla che serve a sbloccare la passione fra i due. Fino a che lo spettatore è chiamato a seguire l’evoluzione del loro rapporto, Corpo e Anima è un film splendido, grazioso e romantico. Ma sfortunatamente questo equilibrio non dura per tutti i cento minuti.
IL CAMBIO DI REGISTRO
Purtroppo la Enyedi, nell’ultimo quarto di film, preferisce interessarsi della vita di Maria e al suo “apprendimento”. La si vede mentre cerca di conoscere “le cose degli adulti”, ovvero mentre studia film pornografici per comprendere cosa sia il sesso oppure mentre osserva, con sguardo poco rassicurante, le coppie che si baciano e abbracciano in una calda giornata estiva. Si tocca innocentemente per connettersi meglio con il suo corpo, entra in un negozio di dischi e si mette ad ascoltare album di ogni genere per cercare di provare dei sentimenti attraverso la musica.
Insomma, Corpo e Anima, mentre ostenta incessantemente l’ingenuità e l’innocenza della sua protagonista, somiglia in modo fastidioso a Il favoloso mondo di Amélie, ricordando la caricaturale ed eccessiva naïveté del personaggio di Audrey Tatou, per poi finire in modo assolutamente prevedibile, cambiando nuovamente registro.
Perché non mantenere il perfetto registro della prima parte, nel quale il film è un gioiello di romanticismo e di grazia? La prospettiva di una storia da “realismo magico” si infrange contro la voglia della regista di sottolineare l’indigeribile ingenuità e il distacco dalla realtà di Maria, con un’innaturale insistenza che – per l’appunto – riporta alla mente quella con cui Jean-Pierre Jeunet aveva caratterizzato la sua protagonista.
Ricordiamo, infine, che Corpo e Anima è stato inserito nella “shortlist” dei dieci film che concorreranno al premio oscar come miglior film straniero. Il film sarà in sala dal 4 gennaio su distribuzione Movies Inspired.