Il 2017 è stato per la canadese Margaret Atwood, scrittrice dalla lunga e proficua carriera, l’anno in cui ha conquistato il mondo della serialità televisiva. La trasposizione del suo romanzo del 1985 Il Racconto dell’Ancella ha raccolto gli apprezzamenti del pubblico e della critica, rendendo The Handmaid’s Tale uno degli show più apprezzati della scorsa stagione.
In pochi però erano a conoscenza che un altro romanzo della Atwood sarebbe approdato sul piccolo schermo e, nonostante le ambientazioni distopiche siano state abbandonate a favore di una storia realistica, la condizione femminile è il punto nevralgico dell’intera vicenda raccontata nella miniserie del canale CBC L’Altra Grace, disponibile in Italia nel catalogo di Netflix.
UN’ADOLESCENTE ACCUSATA DI OMICIDIO SCONVOLGE IL CANADA DELL’OTTOCENTO
Canada, 1859. Dopo sedici anni dalla condanna, Grace Marks (Sarah Gadon) sta scontando in carcere la pena per l’omicidio del suo datore di lavoro Thomas Kinnear e della sua governante/amante Nancy Montgomery (il premio Oscar Anna Paquin). Data la giovane età la ragazza ha attirato subito su di sé numerose attenzioni, tanto che alcuni benefattori decidono di prendersene cura cercando di scagionarla da tutte le accuse. Chi è davvero Grace Marks? Un’adolescente innocente e ingiustamente accusata o una spietata manipolatrice omicida? A risolvere il dilemma viene chiamato il Dr. Simon Jordan, il quale sembra essere più interessato a scoprire i meandri della mente di Grace piuttosto che giudicarla colpevole o innocente. Adottando un metodo precursore della psicoanalisi, durante una serie di incontri con la giovane donna il dottore cercherà di individuare quali esperienze hanno segnato l’esistenza della ragazza e per quale motivo sia stata accusata di complicità nell’omicidio di due persone. Si scopre così che Grace ne ha passate tante da quando, appena adolescente, era partita dall’Irlanda con la famiglia per raggiungere le coste canadesi, nella speranza di trovare una vita migliore. Tutto parte da lì, da quel viaggio tormentato durante il quale muore la madre; la ragazza si trova quindi sola con i suoi fratelli minori e con un padre alcolizzato e violento, costretta a trovare subito lavoro come domestica presso una famiglia facoltosa. L’incontro con Mary Whitney, una giovane governante come lei, la cambierà per sempre e se, da un lato, le farà conoscere il significato della vera amicizia, dall’altro le aprirà gli occhi di fronte alle ingiustizie della società ottocentesca.
UN THRILLER PSICOLOGICO CHE DISORIENTA E AMMALIA
Sembra impossibile credere che in soli sei episodi da 45 minuti una miniserie possa costruire un microcosmo solido e allo stesso tempo avere una narrazione completa ed avvincente eppure L’Altra Grace riesce nell’impresa. Diretto da Mary Harron (American Psycho), il soggetto di Margaret Atwood è stato adattato per il piccolo schermo dalla regista e attrice canadese Sarah Polley, che ha dato vita ad uno script brillante capace di trattare diverse tematiche. Se all’apparenza infatti le vicende della protagonista e l’omicidio in cui è coinvolta sembrano essere gli argomenti principali, molto presto risulta evidente come anche le dinamiche sociali dell’Ottocento giochino un ruolo fondamentale negli avvenimenti raccontati. Sotto i riflettori ci sono i modi irrispettosi in cui venivano trattate le donne delle classi più povere. Erano infatti considerate più come proprietà che come esseri umani, ritenute non degne di avere dei diritti e quindi costrette ad adattarsi alle scelte di chi, per sesso o condizione sociale, era considerato superiore a loro. Grace è una vittima del suo tempo e, grazie ai suoi racconti durante le sedute con il dottor Jordan, riesce a creare empatia; così, quella che dapprima sembra essere una bugiarda patologica si rivela piano piano una ragazzina che ha dovuto crescere troppo in fretta e che si è trovata in balia dell’ambiente circostante. L’unica arma che le è rimasta è la parola e così Grace impara negli anni ad esprimere in modo deciso i suoi ricordi, le sue sensazioni e le sue volontà, il tutto con un’accuratezza che lascia intendere che quella che viene raccontata non sia la verità ma una menzogna necessaria per sopravvivere. La psicoanalisi ante litteram adottata dal dottore però permetterà di fare luce sulle memorie più nascoste e aiuterà lo spettatore a non lasciarsi ingannare dalle apparenze, conducendolo ad un finale del tutto sorprendente (seppur troppo frettoloso).
Sarah Gadon veste i panni di una protagonista enigmatica, forte e fragile allo stesso tempo, ed è bravissima nel farlo: l’attrice musa di David Cronenberg – che qui compare in un piccolo cameo – riesce non solo ad essere credibile quando interpreta Grace durante l’adolescenza e l’età adulta ma anche a trasmetterne le diverse sfumature della personalità con una potenza emotiva e una dialettica che lascia sopraffatti, merito anche dei fitti monologhi quasi senza fiato.
L’Altra Grace porta alla luce un crimine ancora oggi irrisolto e, per i temi che tratta, è una miniserie che merita attenzione e che conferma – se mai ce ne fosse stato bisogno – l’importanza dei romanzi senza tempo di Margaret Atwood.