La crisi economica del 2007 si sta rivelando una vera e propria miniera d’oro di idee per Hollywood: in soli 10 anni si sono moltiplicate le pellicole che raccontano il crollo del mercato immobiliare americano (in alcune occasioni al centro della narrazione, in altre solo sullo sfondo), spaziando dal genere drammatico alla commedia più leggera. Elemento centrale è sempre la rappresentazione di uomini piegati ma non spezzati dalla crisi, capaci di rimettersi in piedi e di declinare il sogno americano nella capacità di resilienza. Ne L’Uomo Sul Treno, il nuovo film dello spagnolo Jaume Collet-Serra, questo tipo di personaggio ha il volto stanco di Liam Neeson, alla quarta collaborazione con il regista. L’attore irlandese veste i panni dell’assicuratore Michael McCauley, pendolare da più di 10 anni ed ex poliziotto di New York che si ritrova licenziato di punto in bianco a causa dei tristemente noti tagli al personale che le grandi aziende statunitensi continuano ad applicare per ridurre i costi di gestione.
UNA MISTERIOSA PROPOSTA INDIRIZZATA AD UN UOMO DISPERATO
Sul treno di ritorno, la misteriosa Joanna (interpretata da Vera Farmiga) offre a McCauley (Liam Neeson) la possibilità di partecipare a un gioco, garantendogli 25.000 dollari in contanti come premio di partecipazione e altri 75.000 nel caso in cui McCouley riesca a portare a termine la caccia all’uomo (scopo della gara). Con pochi indizi e due mutui da pagare, l’ex poliziotto inizia una frenetica ricerca fra i vagoni del treno, provando a tirarsi indietro quando il gioco prende pieghe inaspettate e inquietanti.
UN FILM CHE OFFRE BUONI SPUNTI MA NEL COMPLESSO NON CONVINCE
Nonostante l’opera offra alcuni spunti tra i più interessanti della produzione cinematografica del regista spagnolo, l’ultima fatica di Collet-Serra è un lavoro mediocre e raffazzonato che getta al vento quanto di buono viene fatto vedere nella prima mezz’ora del lungometraggio. Lontano dal ritmo frenetico di Run All Night, Collet-Serra dimostra di non essere propriamente a suo agio con il giallo, tant’è che la pellicola è piena di pessime scene action e sequenze che, in linea teorica, dovrebbero omaggiare grandi classici del genere action-thriller come Speed ma risultano essere solo confusionarie. Anche il personaggio interpretato da Neeson, cucito addosso in linea con le sue ultime interpretazioni, questa volta stona nel contesto (e non poco): l’attore irlandese impersona sempre un uomo con capacità eccezionali (frutto di un passato violento) ma, piuttosto che sembrare un ex poliziotto diventato assicuratore per necessità, sembra solo un assicuratore che ha avuto una brutta giornata e che tenta, goffamente, di fare la cosa giusta. McCouley è un eroe che rappresenta quella classe media che più di tutti ha pagato l’effetto della crisi e non manca di ricordarlo in una scena che definire imbarazzante è riduttivo. Completa il quadro un intreccio narrativo citofonato e facilmente prevedibile sin dalle prime battute: anche se la sceneggiatura gioca sul classico hitchcockiano dell’uomo comune che si ritrova coinvolto in una situazione più grande di lui, la gestione di alcuni characters permette di intuire facilmente lo sviluppo della trama, annullando colpi di scena potenzialmente ben congegnati.
Nonostante la declinazione action, L’Uomo sul Treno (titolo originale The Commuter), che può vantare un grande cast (oltre a Liam Neeson e Vera Farmiga, segnaliamo la presenza di grandi attori come Jonathan Banks, Sam Neill e Patrick Wilson), è un film che punta sull’esaltazione del mito del lavoratore statunitense, pronto a tutto pur di proteggere sé stesso e coloro a cui tiene dai pericoli che gli si presentano davanti (che siano terroristi poco credibili o squali dell’alta finanza). Il problema è che tutto ciò viene messo in scena malamente e senza alcun guizzo degno di nota, risultando addirittura noioso in più riprese.
L’Uomo sul Treno – The Commuter è distribuito da Eagle Pictures e sarà in sala dal 25 gennaio.