La realtà cinematografica coreana è una delle più vive e interessanti del mondo, capace con i suoi autori non solo di incontrare il gusto occidentale ma anche di segnare in modo incisivo la settima arte contemporanea. È incredibile quanti cineasti di livello provengano da quella realtà: Kim Ki-duk (Pietà), Park Chan-wook (Old Boy), Lee Chang-dong (Poetry), Kim Jee-woon (The Age of Shadows), Yeon Sang-ho (Train To Busan), Bong Joon-ho (Okja), Na Hong-jin (Goksung), Jang Hoon (A Taxi driver) e Jung Byung-gil (The Villainess) – solo per citarne alcuni. C’è poi un altro tipo di cinema coreano, che ha un minor appeal cinefilo ma non per questo è meno importante per capire quella realtà produttiva: il blockbuster concepito per il grande pubblico in cui una rilettura storica faziosa e auto-celebrativa incontra i toni dell’action d’intrattenimento.
TRA STORIA E INTRATTENIMENTO
È proprio in questo genere – comune al cinema asiatico, ma non solo – che rientra Operation Chromite, war movie con venature spy che arriva ora in edizione home video (blu-ray e DVD) con Altre Storie e Minerva su distribuzione CG Entertainment. Grande successo commerciale in patria, la pellicola è un lavoro marcatamente propagandistico che segna il ritorno del regista John H. Lee (pseudonimo di Lee Jae-han) al racconto dell’eroismo bellico sudcoreano già esplorato in 71: Into the Fire, dopo il grande successo del sentimentale cinese The Third Way of Love.
A fare da tramite tra il nostro punto di vista occidentale e il cinema ‘di servizio’ di Lee troviamo questa volta l’attore di punta del cinema d’azione statunitense Liam Neeson, nei panni del generale americano MacArthur, mandante della pericolosa missione che regala al film il titolo.
Dopo la caduta di Seul avvenuta per mano dei nordcoreani alleati con Cina e Russia, gli Stati Uniti sono decisi a riprendersi la Corea del Sud organizzando uno sbarco ad Incheon, vera e propria fortezza che verrà espugnata grazie all’aiuto di otto valorosi sudcoreani infiltrati nell’esercito nemico con l’intenzione di preparare la via d’accesso alle truppe americane. A capo dell’unità segreta c’è il Capitano Jang Hak-soo (Lee Jung-jae), ribelle ex-comunista che dovrà scontrarsi con il famigerato Lim Gye-jin (Lee Beom-soo), comandante fedele all’ideologia quanto severo nella sua applicazione.
UN BLOCKBUSTER ‘DI PROPAGANDA’
Un atteggiamento patriottico non è certamente estraneo al film bellico – specialmente nella matrice statunitense del genere, cui chiaramente si richiama Lee – e per questo Operation Chromite ci risulta vicino al modello di blockbuster di guerra cui siamo abituati. Se la sceneggiatura di Lee Man-hee è tutta incentrata sulla demonizzazione dell’avversario, il racconto di guerra e le scene di azione non mancano di lasciare spazio anche a una trama che segue i paradigmi dello spy movie, esplicitando alcuni passaggi di una pagina di storia tanto importante per i Sudcoreani. La ricerca di un legame col pubblico in patria fa inoltre leva sui drammi personali dei personaggi in scena, caricando di emotività il film e strizzando l’occhio a spettatori che guardano con particolare affetto alle vicende romanzate.
Liam Neeson è certamente il più stilizzato dei personaggi: i suoi dialoghi, non molti in realtà, sono intrisi di retorica, ma sono lì a rappresentare non tanto una linea narrativa del film, quanto il grande appoggio internazionale a favore del nazionalismo sudcoreano. La regia calibra bene gli entusiasmi della sceneggiatura, decidendo di raccontare questo episodio storico senza tanti fronzoli: le scene di azione sono notevoli e mostrano bene come il regista non abbia voluto sprecare il budget elevato e il cast stellare a sua disposizione, riuscendo a portare sullo schermo la giusta tensione emotiva senza cadere nel dramma e nel mélo.
Nel suo continuo sforzo di ricerca del consenso e dell’empatia dello spettatore, il film finisce inevitabilmente per scivolare sulle proprie caratteristiche principali, e cioè sulla celebrazione propagandistica e su un certo sentimentalismo. Sono però proprio questi elementi probabilmente – molto più della presenza di un attore del calibro di Liam Neeson – ad aver decretato lo straordinario successo commerciale della pellicola, in un paese che mentre la minaccia di Kim Jong-un si fa sempre più concreta è felice di stringersi nel fervore patriottico che circonda la storia della battaglia di Incheon.
È proprio grazie alla comprensione del contesto produttivo e di una sempre più diffusa tendenza del cinema asiatico che un film non indimenticabile diventa una visione fondamentale per il cinefilo che voglia avere un quadro completo di un cinema coreano che esiste anche parallelamente e a distanza di sicurezza dai grandi festival europei.