La televisione, rispetto al cinema, negli ultimi anni ha dimostrato di saper interpretare con maggiore lucidità i tempi che cambiano, non respingendo ma accogliendo a braccia aperte le grandi potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Il piccolo schermo non ha paura di sperimentare e il nuovo progetto di Steven Soderbergh, Mosaic, ne è un esempio lampante: lo show HBO, andato in onda in Italia su Sky Atlantic, è un esperimento interessante e decisamente ambizioso.
CHI HA UCCISO OLIVIA LAKE?
La trama di Mosaic ruota attorno ad un caso di omicidio, avvenuto in un piccolo centro dello Utah: Olivia Lake (Sharon Stone), una famosa autrice e illustratrice di libri per bambini, viene uccisa la notte di Capodanno. Nel corso delle indagini spunta subito fuori il nome di Eric Neill (Frederick Weller), un truffatore che si avvicina ad Olivia per interesse ma che presto si innamorerà perdutamente della donna. Le prove contro Neill sembrano schiaccianti tuttavia ci sono alcuni elementi della vicenda che non quadrano, tali da convincere quattro anni dopo il detective locale Nate Henry (Devin Ratray) e Petra Neill (Jennifer Ferrin), sorella dell’indagato, a vederci più chiaro. Le ricerche condurranno i due a Joel Hurley (Garrett Hedlund), un aspirante artista che ha vissuto per un periodo all’interno della proprietà di Olivia Lake. La verità però è molto più intricata.
UNA MINISERIE CHE NASCE COME APP PER SMARTPHONE
Con queste premesse, lo show appare agli occhi del telespettatore come il classico giallo visto al cinema e in TV milioni di volte. In realtà non è proprio così. Mosaic infatti non nasce come progetto televisivo ma come un’app per smartphone: nelle intenzioni di Soderbergh l’idea originaria era quella di mettere a disposizione solo l’applicazione; tuttavia, per finanziare il progetto, il cineasta americano si è rivolto ad HBO accettando di produrre (con un budget a disposizione di 20 milioni di dollari) anche una versione per il piccolo schermo. Rilasciata in America nel novembre 2017 per iOS e Android, l’app di Mosaic racconta la stessa storia della miniserie ma, a differenza del format televisivo, è l’utente a decidere l’ordine e il punto di vista da seguire (con l’ausilio di contenuti aggiuntivi). Attenzione però, chi utilizza l’app non può modificare la trama, quindi non si tratta di un vero e proprio racconto interattivo: semplicemente, osservando una scena da diverse angolazioni, lo spettatore/fruitore ha una visione d’insieme molto più ampia (possibilità che la limited series non offre).
MOSAIC È ‘SOLO’ UN BUON PRODOTTO TELEVISIVO
Ed è proprio questo il peccato originale della versione televisiva di Mosaic: si ha sempre la sensazione che manchi qualche tassello per completare il puzzle. I sei episodi diretti da Soderbergh (che torna a lavorare in TV da regista dopo The Knick) sono indubbiamente pregevoli ma il grande lavoro svolto dallo sceneggiatore Ed Solomon (Now You See Me, Men In Black, Charlie’s Angels) viene penalizzato. Nonostante le 507 pagine di script, nella miniserie non si analizza in profondità la psicologia dei personaggi e, nella gestione del ritmo, lo show soffre la mancanza di omogeneità narrativa (i tempi morti purtroppo abbondano); inoltre alcune forzature minano in parte la credibilità di Mosaic, legate soprattutto al character di Petra Neill (il pubblico intuisce le motivazioni che spingono la donna ad indagare però, trattandosi della sorella dell’indiziato principale, è difficile accettare che possa farlo senza trovare sulla sua strada alcun ostacolo). Bisogna dire in ogni caso che era un’impresa quasi impossibile dare linearità ad una trama costruita prevalentemente sul punto di vista di ogni protagonista: in mano ad un qualsiasi altro regista Mosaic poteva diventare un prodotto senza né capo né coda ma Soderbergh, in fase di montaggio, riesce comunque a mettere in piedi un buon giallo dall’esito non così scontato.
Oltre allo splendido lavoro dietro la macchina da presa del regista di Atlanta (lo stile di Mosaic ricorda molto The Knick), bisogna anche soffermarsi sul contributo del cast: gli attori, come ha ammesso lo stesso Soderbergh, erano al corrente solo della loro storyline. Considerando il contesto, tutt’altro che semplice, hanno svolto il compito in maniera egregia: da Garrett Hedlund (Mudbound, Tron: Legacy) a Jennifer Ferrin (The Knick, Hell on Wheels), passando per Devin Ratray (Nebraska) e Beau Bridges (Masters Of Sex, Paradiso Amaro), tutti gli interpreti hanno dato prova del loro talento. Tuttavia Sharon Stone ruba letteralmente la scena a chiunque: non solo il personaggio di Olivia Lake è quello con la miglior caratterizzazione ma il grande carisma della diva americana illumina lo schermo ogni volta che appare (è assurdo che un’attrice del genere non lavori più nel cinema che conta).
Mosaic non è l’opera epocale che tutti si aspettavano alla vigilia; ciò nonostante coglie perfettamente lo spirito di innovazione che contraddistingue l’era digitale che stiamo vivendo (Netflix nell’estate 2017, con alcuni episodi dedicati delle due serie animate Buddy Thunderstruck: La Busta dei Forse e Il Gatto con Gli Stivali – Intrappolato in una Storia Epica, ha inaugurato il filone del racconto interattivo per bambini). Grazie agli smartphone il racconto interattivo, in cui è lo spettatore a decidere lo svolgimento della storia, diventerà realtà? È ancora molto prematuro parlarne ma la creatura di Soderbergh rappresenta un punto di partenza autorevole in grado di aprire scenari inediti per l’industria audiovisiva.