Isidoro (Nicola Nocella), per tutti Easy, ha 35 anni, qualche chilo di troppo e sostiene di non poter lavorare in quanto “diagnosticamente depresso”. Vive con la madre Delia (Barbara Bouchet) e le sue giornate trascorrono lente nella sua cameretta tra partite alla Playstation e psicofarmaci, circondato dai cimeli di una vita ormai passata: Easy era infatti un giovanissimo campione di go kart ad un passo dalla Formula 1, prima che le cose andassero storte.
La routine quotidiana viene interrotta da una proposta imprevista, un’offerta che l’uomo – non avendo altra scelta – non può rifiutare: il fratello Filo (Libero di Rienzo) gli chiede di riportare a casa la salma di Taras, un operaio ucraino morto in un incidente sul lavoro nel suo cantiere non a norma. L’impresa non sembra impossibile, ma per Easy il minimo sforzo rappresenta un ostacolo insormontabile. Tuttavia il protagonista si mette alla guida del carro funebre e parte alla volta dei Carpazi intraprendendo un viaggio che, tra navigatori satellitari in cinese, scontri tra culture e numerose altre insidie, risulterà essere non proprio “facile facile”.
Presentato in concorso nella sezione Cineasti del Presente all’ultima edizione del Festival di Locarno e ora disponibile in DVD grazie a CG Entertainment, Easy – Un Viaggio Facile Facile è scritto, diretto e prodotto da Andrea Magnani, qui alle prese con il suo primo lungometraggio, che lo porta ad aggiungere un tassello alla sua già proficua carriera di regista di cortometraggi e documentari, nonché autore per il cinema e la televisione (tra le altre cose è sceneggiatore de L’Ispettore Coliandro).
In un’intervista (potete leggerla qui) è lo stesso Magnani a definire il suo film come “un’opera che corre sul filo sottile che divide la commedia dal dramma, con la speranza di far ridere e un attimo dopo far riflettere ed emozionare”; noi possiamo affermare senza esitazione che l’obiettivo è stato pienamente raggiunto.
Già dalle prime scene infatti si entra in contatto con situazioni comiche pervase da un senso di malinconia e di solitudine che, nonostante non si imponga mai troppo rispetto al lato umoristico, accompagna lo spettatore per tutta la durata del film.
Il dualismo tra risata e riflessione però non è il solo ad essere messo in scena: a livello visivo salta subito all’occhio l’alternanza tra campi lunghi contemplativi e primi piani, in cui l’occhio della cinepresa si focalizza spesso sull’espressione confusa e spaesata di Easy in modo da non dimenticare nemmeno per un momento che il nostro si trova circondato da persone, paesaggi e situazioni che con lui non hanno nulla in comune.
I primi piani poi mettono in evidenza un ulteriore contrasto molto forte: quello tra la scarsità dei dialoghi e l’utilizzo del linguaggio non verbale. Espressioni e sguardi sono qui indispensabili ai personaggi per potersi capire e comunicare, non potendo questi contare né sulla condivisione della lingua – Easy non parla nemmeno l’inglese – né sull’espansività e socievolezza del protagonista, abituato a stare in disparte.
Un uomo chiuso nel suo guscio quindi, che grazie a questo viaggio inaspettato ha la possibilità di fare i conti con il suo passato e aprirsi una strada più positiva e fiduciosa verso il futuro: il viaggio non è più solo fisico ma anche metaforico, e la sfida non è solo verso terre sconosciute ma anche verso incertezze e preoccupazioni. Inoltre il carro funebre prima e la bara di Taras in seguito aiuteranno paradossalmente l’ex pilota a riappropriarsi della propria vita.
La scelta del protagonista non poteva essere più azzeccata: oltre all’ottima interpretazione di Nicola Nocella è utile sottolineare come la decisione di mettere al centro delle vicende un uomo depresso, perennemente a dieta e che vive nell’ombra possa da un lato creare distanza nello spettatore, che non riesce – o non vuole – identificarsi con un personaggio sconfitto, ma al contempo permettere l’immedesimazione più totale, perché in fondo a tutti può capitare di sentirsi dei pesci fuor d’acqua e di dover trovare il coraggio per affrontare le proprie paure. Tutti questi elementi non possono non farci pensare ad un grande regista e autore statunitense come Alexander Payne, che ci ha abituati a road movie metaforici e tragicomici con protagonisti imperfetti immersi nel limbo tra passato e futuro, intrappolati in un presente che sembra impossibile da affrontare.
La forte vena autoriale, la produzione indipendente e il ritmo compassato non devono scoraggiare, perché Easy – Un Viaggio Facile Facile è una pellicola adatta ad ogni tipo di pubblico. Magnani al suo debutto al lungometraggio di finzione ha già pienamente fatto centro, e non rimane che attendere con grandissimo interesse i suoi passi futuri. Il film, distribuito al cinema da Tucker Film, è uscito nelle sale italiane il 31 agosto.