“La follia è la nuova normalità, siamo tutti pazzi agli occhi degli altri”. Su questo assunto si fonda Orecchie, tagliente parodia della contemporaneità firmata da Alessandro Aronadio, prodotto da Matrioska e Biennale College Cinema e ora disponibile in home video con CG Entertainment.
Orecchie nasce come produzione low budget, la qual cosa garantisce al regista la possibilità di esprimersi con un’evidente libertà creativa. Con soli 150.000 euro e tre settimane di lavoro, Aronadio porta infatti in sala un lavoro che si innesta nella tradizione più nobile della commedia, riappropriandosi degli intenti di denuncia sociale tipici del genere, ma che non rinuncia a un linguaggio peculiare e ricco di allegorismi – ma mai autoreferenziale. La comicità, basata più sui dialoghi che sulle situazioni grottesche, non è mai fine a se stessa, bensì assume le vesti di un umorismo raffinato che nasconde sempre un retropensiero e fertili stimoli di riflessione. Per strapparci un sorriso Orecchie attinge al nostro retroterra culturale, allo scardinamento di stereotipi collaudati e all’esagerazione di situazioni e personaggi, che però non sconfinano mai nell’inverosimile caricatura, e anzi ci colgono di sorpresa nel momento in cui ne comprendiamo la verosimiglianza.
Un imprecisato “Lui” (Daniele Parisi, al suo debutto sul grande schermo), simbolo dell’anonimo grigiore delle vite comuni, si sveglia una mattina e sente un fastidioso fischio alle orecchie. Si concretizza così il concetto di assenza di comunicazione e comprensione reciproca tra “Lui” e il mondo, giudicato stupido e superficiale. Un giudizio indice invece di una profonda invidia: emerge fortissimo nel protagonista il desiderio di emulazione nei confronti degli altri, continuamente frustrato, che lo porta dunque a rifiutare ciò a cui non può arrivare. Un giorno on the road per le strade di Roma, in cui “Lui” incontra “altri” (tra cui troviamo Andrea Purgatori nei panni dell’otorino e Rocco Papaleo in quelli di un prete) e raccoglie i tasselli della propria identità attraverso un susseguirsi ritmato di situazioni improbabili. Troppo complicato e disattento, incompreso e incomprensibile: è questo l’identikit che lentamente si forma mentre l’arco narrativo conduce il protagonista verso uno stravolgimento tanto paradossale quanto carico ancora una volta di simbolismo.
Orecchie presenta un’ottima gestione dei temi, che restano sfumati senza essere ignorati, e riesce a mantenersi su due livelli: quello puramente umoristico e quello riflessivo, lasciando lo spettatore libero di scegliere se addentrarsi nel secondo livello o restare al primo.
Centrale la dicotomia tra normalità e follia – intesa come assenza di un significato chiaro e riconoscibile nelle azioni degli altri – che emerge invariabilmente non appena si scende nell’interiorità altrui. Lo spettatore alla fine inizia a chiedersi cosa sia effettivamente la normalità, cosa l’omologazione di massa e se esse esistano veramente, dal momento che il regista ci presenta una normalità tinta di profondo relativismo, in cui ogni cosa, se guardata da vicino, è accettabile, e solo uno sguardo disattento la potrebbe interpretare come una devianza.
Fortemente centrale la contrapposizione tra razionalità e percezione del sacro. Il protagonista è essenzialmente nichilista, ateo, ma soprattutto non crede in nulla, prerogativa necessaria per mettere un punto fermo e avere delle risposte a troppe domande. Il regista ci propone una particolare interpretazione del concetto di sacro, non inteso più solo come religione, ma come un valore, qualsiasi esso sia, che possa essere posto a fondamento dell’esistenza. Una struttura ad anello che si apre con delle suore dalla fede cieca e si chiude con un prete disilluso che concepisce la religione più come una necessità sociale e psicologica affinchè si possa vivere meglio che come un sistema di misticismo sacro. Nella commedia della vita tutto si trasforma nel proprio opposto.
Orecchie: in DVD il mondo geniale e surreale di Aronadio [recensione]
Arriva in home video la riuscitissima commedia con cui Alessandro Aronadio racconta le interazioni sociali con originalità e molti simbolismi.