Se Lady Bird fosse uno spettacolo teatrale, il debutto italiano sarebbe più che complicato: gli interpreti sarebbero tesi e il pubblico pronto a detestare ciò che vede sul palcoscenico. Il film, scritto e diretto da Greta Gerwig (per la prima volta da sola dietro la macchina da presa, dopo la collaborazione con Joe Swanberg), arriva infatti nel nostro paese dopo sette mesi dalla sua presentazione al Telluride Film Festival e, inevitabilmente, si porta dietro mesi di recensioni positive, fra cui il record di ogni epoca su RottenTomatoes (100% di gradimento, per lungo tempo), di lodi del pubblico, di premi vinti e di premi che potrebbe vincere. Sono infatti ben cinque le nomination agli oscar ottenute da Lady Bird: miglior regista, miglior sceneggiatura, miglior film e migliori attrici (protagonista e non protagonista). Insomma, esce al cinema sotto i migliori auspici, con le migliori raccomandazioni e pertanto con una certa “pressione” addosso.
Nel caso in cui vi siate chiesti se questo film valesse l’attesa e meritasse le lodi che le sono state tessute, la risposta è sì, e vi spieghiamo perché.
Christine “Lady Bird” McPherson è una diciottenne scapestrata che vive nella periferia di Sacramento con i suoi genitori, suo fratello e la ragazza di quest’ultimo. Frequenta l’ultimo anno di una scuola superiore cattolica, diretta da una affabile suora . Dice di essere nata “dalla parte sbagliata dei binari” e si vergogna della sua famiglia, di estrazione sociale bassa e poco dotata economicamente. Sua madre, interpretata da una splendida Laurie Metcalf, è costretta a lavorare il doppio per mantenere la famiglia dopo che il marito è stato licenziato. Lady Bird racconta del rapporto fra una madre e una figlia, dei primi amori di una diciottenne e della sua voglia di scappare sulla east Coast, in quella New York che sembra un sogno lontanissimo.
UN COMING OF AGE SENZA ‘LOSER’
I due “amori” di Christine sono Lucas Hedges (Manchester By The Sea) e Timothee Chalamet (Call Me By Your Name): estroverso e ordinario il primo, introverso e alternativo il secondo. Sono due personaggi diametralmente opposti, interpretati entrambi benissimo da due attori giovani e pieni di talento. Laurie Metcalf, poi, nella parte di una madre paziente, “hard worker” e collante della famiglia McPherson è semplicemente incredibile; purtroppo per lei, però, l’Oscar le verrà probabilmente portato via da Alison Janney, non meno meritevole nei panni della dispotica e violenta madre di Margot Robbie in I,Tonya (qui la nostra recensione).
Greta Gerwig ha scritto Lady Bird basandosi sui suoi ricordi, definendo il film come “semi autobiografico”. L’insieme di personaggi che ne attraversano le scene è dunque frutto del suo passato, più che della sua fantasia. Indubbiamente, alla regista Newyorkese va dato il merito di aver reso il più naturali possibili i suoi protagonisti: sembrano davvero liceali qualunque, alle prese con problemi adolescenziali come la scelta dell’università e la conseguente lontananza dalla famiglia e dai propri cari. Si impegnano per migliorare il proprio status sociale all’interno della scuola, ricercano il sesso e si preparano per il ballo di fine anno.
Intendiamoci: Lady Bird è un classico coming of age. Comincia con l’inizio dell’anno scolastico, prosegue raccontando gli screzi fra gli adolescenti e i genitori, segue la sua protagonista mentre esce con nuovi amici e infine si concentra sull’evento centrale ad ogni film di questo genere: il primo rapporto sessuale. Ogni tappa della vita di Christine è raccontata con realismo estremo, rigettando la componente romantica e poetica che spesso “infesta” questo tipo di pellicole.
In questo senso, la perdita della verginità è l’esempio perfetto. Anziché risolversi in lunghi discorsi, spesso melensi e poco originali, la prima prova sessuale di “Lady Bird” dura pochi secondi. Lei sorride e geme, lui si vergogna per una eiaculazione precoce.
IL FASCINO (DISCRETO) DI SAOIRSE RONAN
Christine “Lady Bird” McPherson è uno di quei ruoli che cambia la carriera di un’attrice. Una di quelle interpretazioni che rendono celebre, che fanno cambiare la percezione che il pubblico ha di un’artista. Possiamo dire, infatti, che per Saoirse Ronan si tratta del primo ruolo maturo. Con Lady Bird si apre una seconda fase della sua carriera, nella quale finalmente cessa di essere una “baby star”. In Brooklyn o Grand Budapest Hotel interpretava dei ruoli da “piccola fiammiferaia”: una ragazza giovane, indifesa e illusa.
In questo film, invece è padrona degli eventi; con i suoi capelli arancioni, Christine (che si fa chiamare Lady Bird), cerca i ragazzi, cambia amicizie, ordisce piani. È un ruolo squisitamente attivo, quasi inedito per la carriera di Saoirse Ronan.
Christine è una ragazza testarda, talvolta irrispettosa e irriverente, tuttavia, sa benissimo che cosa fare per ottenere ciò che vuole, con chi parlare e come comportarsi: dal rapporto con le sua migliore amica a quello con i ragazzi.
Lady Bird è proprio un film su questo: un’adolescente che ottiene praticamente tutto quello che vuole, per merito della sua bravura e della sua ostinazione, per poi trovarsi, in certi casi, a pagarne le conseguenze. Questo è ciò che differenzia il film della Gerwig dal filone del cinema liceale-adolescenziale: al posto del classico “loser” che cerca disperatamente di avere successo e di trovare l’amore, come protagonista c’è una splendida Saoirse Ronan, scheggia impazzita che si muove fra i ragazzi, le amicizie e le materie scolastiche.
In Lady Bird succedono tantissime cose. La protagonista, come detto, cambia continuamente gruppo e ambiente, mantenendo qualche punto fisso. È davvero il perfetto ritratto di un’adolescente, incerta ancora su cosa fare in futuro o su quale sia il suo posto nella società. Per questo il debutto della Grewig è davvero un film sincero e originale, che merita di essere visto.
Vale il prezzo del biglietto per gli attori: Laurie Metcalf e la Ronan, madre e figlia, portano sullo schermo uno dei più bei rapporti familiari degli ultimi anni. Quando discutono, entrambe hanno ragione (la figlia vuole la migliore università possibile, la madre le tarpa le ali dicendole che i soldi non ci sono). Non in un singolo momento, pensiamo che fra di loro ci sia del livore. È amore più totale, fra una adolescente che sogna e una madre realista.
Sebbene ci troviamo all’inizio di secolo, Lady Bird non ha nulla di nostalgico. Qualche canzone che si sente alla radio, certe volte vediamo dei prototipi di cellulare, ma l’ambientazione non conta nulla. Un film facile da sottovalutare, ma che merita tutta la vostra attenzione. Nelle sale italiane dal 1 marzo con Universal.