La distribuzione sempre attenta di Wanted ha portato nelle sale prima e ora in DVD – in collaborazione con CG Entertainment – Directions (titolo originale Posoki), pellicola del bulgaro Stephan Komandarev già distintasi in Un Certain Regard al Festival de Cannes prima e al Toronto International Film Festival poi.
I TAXI, LA NOTTE, UN PAESE SENZA FUTURO
Di film corali sui tassisti ne sono stati fatti una moltitudine – d’altronde il viavai di storie che infesta quelle vetture gialle è uno spunto perfetto per uno script – eppure, nonostante concentri il proprio sguardo proprio sui guidatori di taxi notturni di Sofia, la pellicola di Komandarev ha un focus ben diverso e preciso: la disperazione nera di una Bulgaria sull’orlo del baratro.
Nonostante il nostro paese venga citato spesso nei dialoghi, non si va oltre la timida citazione de I 4 Tassisti (1963) scritto da Castellano e Pipolo e non c’è traccia dei passeggeri celebri visti ne Il Tassinaro (1983) di Sordi, piuttosto il pensiero corre al Tassisti di Notte (1991) di Jarmusch, ma solo per un attimo, dato che – fosse anche solo per ragioni geopolitiche – le tematiche rimandano più immediatamente alla noul val românesc.
TEMATICHE COMUNI AL CINEMA ROMENO
La pellicola, ambientata in una lunga notte, parte da un fondamentale preambolo diurno in cui Vassil Vassilev, messo all’angolo da un banchiere strozzino, decide di ucciderlo per poi sparasi. Questa storia di disperazione, che quella notte verrà rimbalzata continuamente dalle radio che ronzano negli abitacoli dei taxi, diventerà uno spunto per parlare di quello che il regista e sceneggiatore descriverà come «un paese morto», in cui «sono rimasti solo gli ottimisti, perché i pessimisti e i realisti se ne sono già andati tutti». Ma quegli ottimisti sono in realtà solo gli sconfitti più deboli, quelli che non hanno la forza o la possibilità di scappare da quel buco nero dimenticato da Dio, che «se n’è andato pure lui, insieme a un terzo della popolazione».
Se le tematiche della traumatica transizione verso l’occidentalizzazione dopo la caduta della Cortina di Ferro, della povertà, della corruzione e dello smarrimento di un’identità e di una bussola morale rimandano direttamente al cinema di Puiu e Mungiu, lo stile quello no, si distingue in modo deciso. I movimenti di macchina (imprecisi, in una scena addirittura dilettantistici) sono ben lontani dalla fissità e lentezza che caratterizza il linguaggio dei cugini rumeni e proprio per questo costruiscono con grande efficacia un ritmo vivo e fluido, che insieme al montaggio di Nina Altaparmakova tiene incollato lo spettatore al susseguirsi di esistenze provate, a volte intrecciate tra di loro a volte no, il cui scopo è quello di dimostrare la tesi di partenza di un comunità allo sbando.
UN’UMANITÀ ALLO SBANDO, ALLA RICERCA DI UNA LUCE
Il ruolo stesso del tassista dev’esser compreso nella sua specificità, giacché è proprio in esso che giace la chiave per comprendere l’identità profonda di Directions: mentre quella dei tassinari da noi è una sorta di ‘casta’ chiusa che si regge su licenze costosissime, in Bulgaria la conduzione dei taxi (molto più simile a una versione low tech di Uber) è un impiego da affiancare magari a un lavoro già esistente; un lavoro tutt’altro che ambito che può servire a un prete o a un insegnante di ginnastica per arrotondare e arrivare più dignitosamente a fine mese.
Sui viali notturni illuminati dai neon dei banchi dei pegni, in cui aleggia lo ‘spettro’ distantissimo dell’Unione Europea mentre anziani sono costretti a rovistare nella spazzatura, si susseguono così storie più o meno estreme di violenza, disperazione, lutto, prostituzione, criminalità e corruzione. Una terra di nessuno in cui, per qualche lev (la valuta locale) in più, prevale il principio plautino dell’homo homini lupus. La speranza è che prima o poi per la Bulgaria arrivi il giorno, che però avrà il volto di una ragazza orfana e indipendente.
Directions è un lavoro che ha moltissimo da dire, una pellicola cruda ma ricca di cuore, disperata ma non retorica, che ci offre uno sguardo diverso dal solito su una realtà con la quale troppo spesso siamo abituati a entrare in contatto per tramite dello stereotipo. Già solo per questo motivo varrebbe la pena di recuperarla e di riconoscere a Wanted e CG il grande merito di averla distribuita (in sala e in DVD).