Il Lucca Film Festival e Europa Cinema promuove, anche in questa edizione 2018, una sezione speciale dedicata alle relazioni fra il cinema e le altre arti e rinnova la sua collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dopo l’omaggio a Fellini e al suo Viaggio di Mastorna, proposto alla GAMC di Viareggio nel 2017, quest’anno è il turno di Luchino Visconti che sarà il protagonista di una grande mostra ospitata al Palazzo Ducale di Lucca, dal 17 marzo (giorno della scomparsa del regista nel 1976) al 21 aprile 2018, che vede anche la partecipazione del Teatro del Giglio. Luchino Visconti. Alla ricerca del tempo perduto. Storia di un film mai realizzato, a cura dello scenografo Francesco Frigeri e Alessandro Romanini, è il secondo appuntamento di un’ideale tetralogia dedicata ai film a lungo sognati ed elaborati ma mai realizzati dai grandi registi italiani (a completare il ciclo, Pasolini e Bertolucci).
Nella sala Maria Luisa e nella Loggia dell’Ammannati di Palazzo Ducale saranno esposti oltre 40 progetti scenografici esecutivi (pronti cioè per essere trasformati in set cinematografico) e altrettanti bozzetti di costumi, oltre ad un vasto apparato di documentazione, che intendono raccontare il sogno di Visconti di tradurre sul grande schermo l’opera epocale di Marcel Proust, À la recherche du temps perdu. Il progetto è frutto del lavoro degli allievi del corso di scenografia del Centro Sperimentale di Roma diretto da Francesco Frigeri (tra i suoi lavori scenografici ricordiamo La passione di Cristo di Scorsese, Malena e la Leggenda del pianista sull’oceano di Tornatore, la serie tv I Borgia e quella in corso di produzione Il nome della rosa) e di quelli del corso di costume diretto da Maurizio Millenotti (tra i suoi costumi quelli per i film Otello e Amleto di Zeffirelli, Il ventre dell’architetto di Greenaway, La città delle donne e La voce della luna di Fellini, La migliore offerta di Tornatore, L’attesa di Messina e The happy prince diretto da Rupert Everett presentato in anteprima dal festival).
Luchino Visconti si è dedicato non solo al cinema (14 lungometraggi e tre mediometraggi) e ai documentari (3 opere all’attivo), ma anche alla regia teatrale (ha diretto oltre 40 spettacoli di prosa, 20 di lirica e 2 balletti). E’ stato sceneggiatore, lettore incallito, melomane appassionato e cultore inesausto delle arti visive. La mostra rinnova il legame fra il regista e la città di Lucca, nato nell’infanzia nel salotto di famiglia, assiduamente frequentato da Giacomo Puccini, grazie alla madre, Carla Erba, parente di Giulio Ricordi, l’editore del compositore e musicista lucchese. Già nel 1941 co-sceneggia una Tosca cinematografica co-diretta da Jean Renoir e Carl Koch; nel 1973, mentre si accinge a varare il progetto Ludwig al cinema, dirige Manon Lescaut al Teatro Nuovo di Roma, con costumi di Piero Tosi realizzati dalla sartoria Tirelli. Un film dedicato a Puccini rimarrà tra i sogni dichiarati e irrealizzati del regista milanese, insieme a quello dedicato a Proust.
L’interesse di Visconti per Proust nasce già da bambino grazie alla passione del padre, e lo seguirà nel corso della sua formazione culturale e della sua attività registica. A metà degli anni ’60, Nicole Stephane acquista i diritti de la Recherche e affida in prima battuta a Ennio Flaiano (anche Enzo Siciliano vi mise mano in seguito) il compito di tradurla in sceneggiatura. Nel 1968 giunge nelle mani di Visconti che vi lavora senza sosta, anche durante la preparazione e le riprese di Morte a Venezia, dando vita a 363 pagine di sceneggiatura (per più di tre ore di film), redatta dalla sua fidata collaboratrice Suso Cecchi d’Amico. Mesi di ricerche e sopralluoghi condotti dal regista accompagnato dalla sceneggiatrice e dallo scenografo Mario Garbuglia, che hanno portato in dote innumerevoli schizzi per i costumi eseguiti dal fidato Piero Tosi e più di 400 foto scattate nei luoghi della Recherche da Claude Schwartz. Un progetto faraonico al quale si dovette rinunciare per mancanza di finanziamenti.
Da questo e altri materiali (appunti, schizzi, note del regista e dei suoi collaboratori) hanno preso spunto gli studenti per visualizzare il sogno irrealizzato del regista. Le opere esposte, rendono giustizia al sogno viscontiano e al grande lavoro di documentazione e elaborazione svolto da lui e i suoi collaboratori. Evocano la compostezza e il decoro di un caffè parigino di fine ‘800 o le atmosfere rarefatte del Grand Hotel Balbec, il sibilare delle lame con cui vengono tagliate le stoffe nel negozio Jupien, il cicaleggio formale della conversazione muliebre nella villa della marchesa Sansone e ci trasportano nel fastoso cuore di Place des Vosges nella Ville Lumiére, per farci piombare nell’acre quotidianità bellica grazie alla descrizione visuale del rifugio antiaereo nella stazione del metro Invalides.
La mostra offre questo e molto altro, tracciando anche un percorso, nello stile di Visconti, fra la pittura francese a cavallo tra ‘800 e ‘900, la musica del periodo e un’infinita mole di riferimenti visuali.
Anonima Cinefili è media partner di Lucca Film Festival e Europa Cinema 2018 e tutti i coloro che presenteranno questo articolo presso le biglietterie del festival avranno diritto a biglietti e abbonamenti ridotti.
Per i prezzi consultare il sito www.luccafilmfestival.it