Geostorm è uno di quei film che è facile non vengano capiti. Quando infatti questo peculiare racconto catastrofico che segna il debutto alla regia di Dean Devlin (sceneggiatore e produttore di Independence Day) è uscito in sala, in molti hanno sottolineato il suo anacronismo rispetto a un mercato cinematografico dominato dai cine-comic.
In realtà la forza di Geostorm – che ora arriva in home video Warner Bros. – è proprio quella di non voler seguire le mode e, anzi, di risultare un’imponente operazione di amarcord che miscela i due filoni che più hanno segnato le grandi produzioni degli anni ’90 (con qualche strascico nei 2000), e cioè i disaster movie e i thriller politici sulla Casa Bianca.
Prima che i supereroi invadessero in modo soverchiante il grande cinema di intrattenimento, infatti, erano questi due generi a spadroneggiare al box office, ed entrambi nascono dalla grande tradizione che affonda le proprie radici negli anni ’70. Se i thriller politici diventarono negli anni ’90 protagonisti di una proliferazione quasi incontrollabile, che decretò il successo anche del corrispondente genere letterario, furono le pellicole incentrate sui disastri e sulla fine del mondo a segnare più di tutte il decennio a cavallo del 2000, contribuendo in modo considerevole alla definizione di quel formato che in Italia abbiamo imparato a identificare come ‘americanata’.
Complice il fiorire della CGI, quegli anni videro un sovraffollamento di pellicole di questo tipo, e se si distinsero come maestri del genere James Cameron e Michael Bay, che con Titanic e Armageddon segnarono prepotentemente l’immaginario collettivo, fu Roland Emmerich a diventare più di ogni altro il punto di riferimento di questa idea di cinema, ed è proprio la lunga ombra del lavoro suo e dei suoi colleghi che ritroviamo in questa divertente produzione ricca di effetti speciali.
Una serie di catastrofi climatiche hanno minacciato l’estinzione del genere umano, ma lo scienziato interpretato da Gerard Butler ha inventato un’avveniristica rete di satelliti che circonda l’intero pianeta e permette di tenere sotto controllo il clima impazzito. Quando, anni dopo, qualcuno inizierà ad utilizzare quel sistema al fine di pilotare stragi climatiche artificiali e i sospetti sembreranno ricadere sul Presidente degli Stati Uniti, sarà il personaggio di Butler – nel frattempo licenziato per il suo carattere burrascoso – a dover tornare nello spazio per cercare di riprendere il controllo della sua invenzione e scoprire al contempo chi si nasconde dietro il sabotaggio.
La storia è chiaramente pretestuosa e sopra le righe, ma se vi fosse qualche dubbio sull’intenzionalità di un tono così carico, basterebbe riflettere sulla scelta di un eroe d’azione come Butler nei panni di un geniale scienziato per fugare ogni dubbio sulla grande consapevolezza di Devlin dietro la macchina da presa. È proprio partendo da questa premessa che si può apprezzare la grande idea di autoironia che è sottesa alla pellicola. Ben girato e montato, Geostorm è un vero monumento al cinema pop, infarcito di una moltitudine di citazioni, concepito per ricercare la leggerezza attraverso tematiche che sulla carta sarebbero drammatiche (ma sullo schermo ovviamente non lo sono neanche un po’). Un’operazione divertentissima che offre una finestra su un’epoca recente e che però abbiamo già dimenticato, la cui naïveté oggi può farci sorridere ma è fondamentale per comprendere le radici da cui è nato il cinema popolare contemporaneo. Il blu-ray è un’ottima opportunità per una seconda visione del film, per comprenderlo proprio in quest’ottica.