Se lo scorso Festival di Cannes si è rivelato decisamente deludente, tanto da portare alcuni a mettere in discussione il tandem dirigenziale di Pierre Lescure e Thierry Fremaux, l’edizione 2018 promette di sollevare almeno altrettante polemiche.
Prima ancora di annunciare i film in concorso, il direttore della kermesse ha suscitato infatti più di qualche perplessità proclamando il totale ostracismo dal concorso per le produzioni Netflix (in una mossa chiaramente dettata dalla lobby della distribuzione tradizionale), proibendo i selfie sul red carpet (nel disperato tentativo di arroccarsi in uno snobismo anacronistico), e privando la stampa delle più importanti anteprime (sincronizzando proiezioni per la stampa e première ufficiali allo scopo di evitare agli artisti l’imbarazzo di affrontare il red carpet dopo eventuali stroncature).
LORO 1 DI SORRENTINO NO, BLANCHETT E FARHADI SÌ
La discussione sollevata dai suddetti annunci ha messo al centro dei riflettori il nuovo appuntamento con la Croisette per motivi che poco hanno a che fare con l’arte del film, ma se volessimo esser maligni potremmo sottolineare che, anche volendoci concentrare solo sulle pellicole in concorso, pesa l’annuncio dell’uscita in sala prevista per il 24 aprile di Loro 1, la prima parte del nuovo film di Paolo Sorrentino che, evidentemente, non sarà presentato a Cannes (che l’autore di The Young Pope non abbia gradito l’avversione del festival francese alla distribuzione direct-to-home?).
In questo clima non proprio serenissimo – e nell’attesa di scoprire se Fremaux potrà vedere in anteprima almeno la seconda parte di Loro – arrivano fortunatamente anche due notizie più ‘mondane’, e cioè che a presiedere la giuria quest’anno troveremo Cate Blanchett, mentre ad ‘aprire le danze’ con la proiezione inaugurale del concorso ci sarà Asghar Farhadi.
La scelta della Blanchett, comunicata lo scorso 4 gennaio in piena bufera Weinstein, secondo gli osservatori più attenti nasce dalla volontà della direzione di prendere preventivamente una posizione netta in un momento in cui sembrava che l’industria dei sogni fosse pronta a crollare come un castello di carte. La grande attrice, a cui certo non manca il prestigio per ricoprire il ruolo e che è tra le più attive promotrici del movimento Time’s Up, sarà la dodicesima donna a guidare la giuria del concorso principale, a quattro anni di distanza dalla regista Jane Campion, e a proposito della sua nomina ha manifestato vivo entusiasmo: «a Cannes sono venuta come attrice, produttrice e per partecipare a serate di gala, ma mai per godere della cornucopia di film che è questo grande festival».
Tra i film di cui potrà godere l’interprete australiana, come dicevamo, ci sarà il nuovo lavoro di Farhadi. L’iraniano vincitore di Orso d’Oro, Golden Globe e Oscar, presenterà Everybody Knows (Todos Lo Saben), pellicola in lingua spagnola che vedrà Javier Bardem e Penelope Cruz nei panni di una coppia costretta a fare i conti con un passato rimosso. È ovviamente alta l’attesa per la pellicola, ma la curiosità più grande è verso un programma che non è ancora stato annunciato ma che potrebbe riservare grandi sorprese. Dal momento che ancora non abbiamo la visione d’insieme sull’offerta di Cannes 2018, non rimane che provare a fare qualche previsione in base ai film che potrebbero esser pronti per concorrere per l’ambita palma – o che potremmo ritrovare nelle sezioni collaterali.
IL TOTO-FILM: IL PANORAMA FRANCOFONO
Come ogni anno, c’è da aspettarsi che sarà nutrita la schiera di registi francesi: quasi certa la presenza di Stéphane Brizé con il suo Un Autre Monde e di Jacques Audiard con il western Les Frères Sisters. Particolarmente intrigante la pellicola del regista Palma d’Oro 2015 per Dheepan grazie al suo super cast: da Joaquin Phoenix a Jake Gyllenhaal, passando per John C. Reilly.
Attenzione anche al debutto in lingua inglese di Claire Denis con High Life, sci-fi con Robert Pattinson protagonista. A due anni di distanza da Personal Shopper, il parigino Olivier Assayas potrebbe presentare a Cannes il suo ultimo lavoro Non Fiction. Qualche speranza anche per Pierre Schoeller (L’Exercice de l’Etat) con Un Peuple Et Son Roi, film storico sulla rivoluzione francese: nel cast Laurent Lafitte, Louis Garrel e Denis Lavant. Il regista del panorama francofono più atteso però è senza dubbio Xavier Dolan, all’esordio in lingua inglese con La Mia Vita Con John F. Donovan: molta incertezza sulla sua presenza sulla Croisette dopo una prima smentita, ma il montaggio è ormai ultimato.
QUALI ITALIANI VEDREMO A CANNES?
Chi rappresenterà invece l’Italia? È esclusa la presenza dal concorso di Paolo Sorrentino, che però potrebbe comunque presentare una versione completa di Loro, lunghissimo film incentrato sulla figura di Silvio Berlusconi, prima che la seconda parte dello stesso debutti nelle nostre sale il 10 maggio (solo due giorni dopo l’inizio dell’evento di Fremaux).
Qualche ipotesi vale quindi la pena di farla per il western urbano Dogman di Matteo Garrone, ispirato al ‘canaro della Magliana’, e Sicario: Day of the Soldado di Stefano Sollima, sequel di Sicario con Benicio del Toro e Josh Brolin. Un’altra habitué della rassegna, Grand Prix nel 2014 con Le Meraviglie, è Alice Rohrwacher, che potrebbe lanciare il suo Lazzaro Felice a Cannes: divisa tra estate e inverno, la storia vede protagonisti i giovani esordienti Adriano Tardioli e Luca Chikovani. Infine, qualche chance per il secondo film da regista di Valeria Golino, Euphoria: nel cast presenti Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea e Isabella Ferrari.
I GRANDI NOMI INTERNAZIONALI: DA LANTHIMOS A VON TRIER, PASSANDO PER MALICK
Per quanto riguarda le produzioni internazionali c’è molta attesa per l’ultimo film di Yorgos Lanthimos, The Favourite (con Emma Stone e Rachel Weisz), per Radegund, la nuova opera di Terrence Malick ambientata nella Seconda Guerra Mondiale, e per The Man Who Killed Don Quixote, il travagliato progetto di Terry Gilliam finalmente ultimato dopo ben 17 lunghissimi anni.
Stuzzicanti sono anche le altre pellicole suggerite da Le Figaro: da Under The Silver Lake di David Robert Mitchell, thriller con Andrew Garfield, a The Beach Bum di Harmony Korine (trama top secret ma cast stellare con Matthew McConaughey, John Malkovich e Zac Efron), passando per The Nightingale di Jennifer Kent (reduce dall’exploit con Babadook) e Destroyer di Karyn Kusama, con protagonista Nicole Kidman. Tratto dal libro autobiografico Beautiful Boy: A Father’s Journey Through His Son’s Addiction di David Sheff, Beautiful Boy di Felix Van Groeningen uscirà negli USA il 12 ottobre 2018 ma non è da escludere la presentazione a Cannes: con protagonisti Steve Carell e Timothée Chalamet, la pellicola è tra le più attese della stagione.
A cinque anni dal successo di Gravity (sette premi Oscar nel 2014 tra cui miglior regia), l’ultimo lavoro di Alfonso Cuarón è in post-produzione: Roma, incentrato sul massacro del Corpus Christi. Il film, in lingua spagnola (17 anni dopo Y Tu Mamà Tambien), potrebbe far parte del concorso principale nonostante il regista messicano non sia mai stato un frequentatore assiduo della Croisette.
Infine, il titolo più atteso di tutti (ma anche quello più rischioso): parliamo di The House That Jack Built, il nuovo lavoro di Lars von Trier. Letteralmente bandito da Cannes nel 2011 per le dichiarazioni fatte in conferenza stampa a favore di Hitler e del nazismo, il regista danese è stato pubblicamente perdonato da Fremaux e a sette anni di distanza da Melancholia potrebbe tornare in concorso con il thriller psicologico con protagonista Matt Dillon.
Un’ultima stranissima eventualità è poi suggerita dalle voci che vorrebbero Solo: a Star Wars Story proiettato il 15 maggio a Cannes. Sarebbe una mossa non senza precedenti (sia L’Attacco dei Cloni che La Vendetta dei Sith debuttarono fuori concorso nella manifestazione francese), che – a dire il vero – lascerebbe però abbastanza perplessi, considerati gli insistenti rumor secondo i quali si tratterebbe di una pellicola mal riuscita per la quale la Disney si starebbe solo preparando “a contenere i danni”.
Tutte queste ipotesi, a volte un po’ utopistiche, finiranno presto per esser confermate o smentite dall’annuncio ufficiale dei film presenti alla kermesse (in arrivo il 12 aprile), per ora la certezza è solo una: attori e registi faranno meglio a non prestarsi a selfie sul tappeto rosso, o il padrone di casa potrebbe spazientirsi.